Capitolo 10

2.7K 164 4
                                    

3. Lacrime di gioia

Derek stringe la mano di Stiles per tutto il tempo, affiancato da Scott e sentendo vicino l'odore familiare di Cora. Non ascolta nessuno, nemmeno le parole del pastore perché tutti i suoi sensi sono concentrati sul battito regolare del cuore di Stiles e sul sangue che sente pulsare sotto la pelle della sua mano. Stiles, a sua volta, è stretto a suo padre e, anche se non l'ha mai guardato, Derek sente che sta battendo un polpastrello sul dorso della sua mano ad un ritmo che probabilmente sente solo nella sua testa per non prestare attenzione a quello che lo sta circondando.

Derek stringe la mano si Stiles anche quando lo accompagna a casa e quando sale in camera sua e il ragazzo alza i suoi bellissimi occhi, arrossati, su di lui. «Grazie, Derek» sussurra lasciando la presa e scalciando le scarpe eleganti per camminare scalzo. Derek vorrebbe abbracciarlo, vorrebbe dire qualcosa che non è capace di dire, ma Stiles riprende a parlare. «Ora puoi andare, io ho il bucato da fare, questi vestiti puzzano» dice senza guardarlo.

Derek fa per avvicinarglisi, ma lui si chiude in bagno e apre il getto della doccia.

Il lupo esce dalla finestra, diretto al proprio loft con le idee confuse e una strana inquietudine addosso. Sul proprio divano trova Cora, che si è rimessa abiti sportivi e che allunga le braccia lasciando che lui le si sdrai quasi addosso. Derek sente le mani di sua sorella tra i capelli, la sente mormorare quelle che sembrano rassicurazioni, ma capisce solo «Stiles?»

«Mi ha ringraziato e mi ha chiesto di andare via.»

«È sconvolto, Der.»

«Lo so.»

Passa qualche minuto, fino a quando Derek non sente qualcuno entrare: Isaac. «E tu cosa ci fai qui?» chiede il biondo. Derek inarca un sopracciglio, minaccioso, ma non fa nemmeno in tempo a parlare che nel loft entra un'altra persona: Scott. Un furioso Scott. «Siete deficienti! Lui ti scaccia e tu che fai? Vai pure via? Cazzo, Derek!»

Derek si mette a sedere guardando il volto paonazzo del ragazzo.

«Sono appena tornato da casa sua e sai cosa? Dovresti esserci tu lì, non io, Derek!»

«Ecco cosa intendevo!» si intromette Isaac, «Ripeto: Cosa ci fai qui?»

Derek si alza, guardando sua sorella che annuisce in sua direzione, poi guarda i due ragazzi. Il biondo sorride, Scott quasi gli ringhia contro, ed esce correndo dal portone di ferro.



La finestra di camera di Stiles è aperta, ma nessun suono viene dall'interno e le luci sono tutte spente. Derek si arrampica in modo ormai automatico e senza fare il minimo rumore, togliendosi le scarpe prima di entrare. Stiles è sotto le lenzuola, raggomitolato e respira piano, ma è sveglio. Di sicuro l'ha sentito, quindi Derek azzarda qualche passo e si avvicina al letto, aspettandosi di essere scacciato, ma non succede.

Sposta un lembo di stoffa e si siede di fianco al corpo esile di quel ragazzo al momento troppo fragile, per poi sdraiarsi e circondarlo con le braccia.

Il primo singhiozzo gli scuote tutto il corpo, rimbombando in quello di Derek che gli strofina il naso tra i capelli. Sa che è un gesto quasi animale, ma è il suo modo di dare conforto.

«Scusa» mormora il ragazzo quando riesce a respirare regolarmente.

«Shhh, è tutto okay.»

«No che non lo è. Ti ho scacciato.»

«Eri sconvolto, Stiles, sono tornato lo stesso.»

Il ragazzo prende un respiro, poi si gira nel suo abbraccio per guardare Derek negli occhi. «Sei tornato perché sapevi che stavo male e ti sentivi in colpa?» chiede.

«No» risponde sicuro Derek, «sono solo tornato dalla mia famiglia perché stiamo male e abbiamo bisogno di stare insieme.»

Stiles trattiene il respiro, poi Derek sente le sue braccia scivolargli intorno alla vita e la sua presa stretta. Il ragazzo appoggia il viso al suo petto, incrociando le gambe alle sue. Derek sente qualche altra lacrima bagnargli la maglia, ma ne sente anche qualcuna che gli bagna le guance, poi si addormenta cullato dal respiro di Stiles che è già crollato, dopo aver affinato l'udito e aver controllato che anche lo sceriffo sta dormendo.



Derek sente una mano accarezzargli i capelli, segno che Stiles è già sveglio. Sa che dovrebbe aprire gli occhi, ma il suo lupo sta quasi facendo le fusa quindi decide di godersi ancora un po' quelle attenzioni. «Non avrei mai detto che sei un tipo da coccole» sussurra Stiles con voce roca.

«Infatti non permetto a molti di vedermi così» dice affondando ancora di più il naso nel collo del ragazzo.

«Così affettuoso?»

«E vulnerabile» puntualizza.

«Cosa siamo adesso, Der? Noi due intendo. Ovviamente noi due, siamo io e te in questo letto, di chi altro potr-»

Derek blocca quel fiume di parole posando le labbra su quelle dell'altro, baciandolo piano e non staccandosi fino a quando non lo sente calmarsi. «Tu cosa vuoi essere per me?» chiede in un soffio.

«Tutto» risponde sicuro Stiles. «Vorrei essere il tuo ragazzo, la tua famiglia ma anche un tuo amico. Vorrei essere la persona che ti sostiene nei momenti no e che gioisce con te in quelli belli» dice con le guance rosse e gli occhi che luccicano.

«Per me va bene.»

«Da-davvero?» domanda incredulo.

«Non vedo cosa ci sia di diverso da quello che abbiamo fatto negli ultimi mesi, quindi sì, mi sta bene.»

«Sai» sussurra Stiles passandogli una mano tra i capelli. «Ho davvero pensato che tu stessi con me solo per poter stare vicino a mamma» confessa.

Derek gli bacia il petto, proprio dove il cuore del ragazzo batte frenetico. «Claudia conosceva bene mia mamma, mi ha raccontato tante cose di lei e sì, ammetto che i primi tempi probabilmente lo facevo per poterle stare vicino. Ma poi mi sono reso conto che m'importava anche di te, non mi piaceva sentirti triste» spiega.

«Per questo venivi a dormire da me? Per controllare che stessi bene?»

«Anche, ma lo facevo principalmente perché il tuo odore riusciva a farmi rilassare e riposare.»

«È una cosa bella.»

«Sì, lo è.»

«Adesso cosa facciamo?» chiede Stiles.

«Direi che è il caso di alzarci e preparare la colazione a tuo padre che si è appena svegliato» propone Derek.

Una lacrima scende sulla guancia di Stiles. «Come farò a guardare il dolore nei suoi occhi? Come faremo a sederci a tavola e guardare il suo posto vuoto?»

Derek gli accarezza lo zigomo, cancellando la lacrima. «Farà male e non passerà mai. Ma ti prometto che andrà meglio e che, restando insieme, ce la faremo.»

Stiles sorride appena. «Grazie» sussurra prima di alzarsi, seguito dal mannaro.

Lacrime | SterekDove le storie prendono vita. Scoprilo ora