Sette

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Lo shock emotivo per l'evento traumatico della serata mi ha portato a non uscire dalla mia camera per i tre giorni successivi.
Mettevo piede fuori dalla stanza solo per andare a prendere qualcosa da magiare, ma per il resto il mio umore era sotto i piedi e l'unica cosa che ho avuto la voglia di fare è stata disegnare.

Mia mamma mi ha tempestato di chiamate e messaggi, ma visto che in nessuno di questi diceva di aver cacciato quel verme, ho deciso di non risponderle mai.
So che non posso reagire scappando, e che dovrei quanto mento sentire cosa mi vuole dire, ma l'idea che possa esserci anche solo un tentativo di riavvicinamento con quello sconosciuto mi fa venire la nausea.

Clarissa è stata un'amica migliore di quanto mi aspettassi. Ha rispettato che non ne volessi parlare, all'inizio, e mi è stata semplicemente vicino smettendo anche di parlare di se stessa dimostrando una sensibilità che non credevo avesse.
Mi ha fatto sentire così capita che poi le ho anche accennato qualcosa su mio padre, giusto per farle capire che lei non centrava niente col mio improvviso cambio di personalità.

Non sono triste, sono solo nervosa h24. Il quarto giorno mi sento molto meglio, e sarei anche uscita volentieri se non fosse per la bionda che sarà impegnata con Damiano, quindi è stata eliminata la mia unica possibile compagna di passeggiata.

Potrei chiedere a Thomas, ma non ho il suo numero e non so dove abita, quindi è pressoché impossibile trovarlo.

Sento il cellulare poggiato sul comodino vibrare, e decido comunque di guardare i messaggi pur dovendo interrompere il mio disegno.

Da: Clarissa
Amore mi stanno trattenendo all'accademia per perfezionare l'iscrizione, potrei tardare mezz'oretta e Damiano non mi risponde. In caso quando arriva gli puoi tenere compagnia fin quando non ho finito? Grazie ti voglio bene!!!

Il modo che ha Clarissa di prendersi confidenza e mostrare subito affetto comincia a piacermi, mi fa sentire apprezzata e mi dà l'idea di creare subito un legame saltando i convenevoli di inizio conoscenza.

Sbuffo al suo messaggio, sperando davvero che anche il suo ragazzo faccia tardi così non dovrò fare l'intrattenitrice di nessuno.

Mi trascino giù dal letto e decido di togliermi il pigiama che sa di sonno e delle patatine che ho mangiato ieri sera, infilando al suo posto una tutina fatta a pantaloncino tutta monocolore beige.

Mi guardo allo specchio e la situazione è irrecuperabile: ho i capelli per aria e due occhiaie che arrivano ai piedi.
Raccolgo i ricci ribelli in una crocchia giusto in tempo per sentire qualcuno bussare alla porta.

Fai che sia Clarissa

Mi avvio verso l'ingresso con tutta la calma del mondo solo dopo aver infilato le mie infradito verdi e aver sistemato il mio disegno ancora incompleto sulla scrivania.
Apro la porta e ovviamente, visto che quando una è sfigata lo è fino infondo, a comparirmi davanti non sono i curiosi occhi azzurri di Clarissa, bensì i pozzi nocciola di Damiano.

«Elisa, ciao»
Non so perché ogni volta che dice il mio nome è come se mi stupissi del fatto che se lo ricordi, visto che gliel'ho detto solo una volta di sfuggita.

«Ciao, Clarissa arriva a breve ha avuto dei problemi con l'iscrizione all'accademia.»

Lui annuisce, mettendosi le mani nelle tasche e guardandomi come in attesa che gli dica qualcosa.
Accenna appena con il capo verso l'interno della camera, e io mi riscuoto immediatamente.

«Oh sì, certo, puoi aspettare dentro»
Mi scosto per permettergli di passare e poi chiudo la porta dietro le sue spalle, sentendomi già in imbarazzo e non sapendo come riempire i silenzi che si creeranno in questo tempo.

Il moro invece sembra essere perfettamente a suo agio, si butta sul letto di Clarissa e comincia a guardarsi attorno incuriosito.
Non sapendo cosa fare torno a sedermi alla scrivania, riprendendo il carboncino e continuando il mio disegno nell'attesa che Damiano spezzi il silenzio.

«Non sei una de tante parole, vero?»
Non mi aspettavo un attacco frontale del genere, ma stranamente non mi mette in imbarazzo. È comunque meglio del silenzio.

«Parlo quando serve»

Rispondo, facendo spallucce e voltandomi verso il moro, che adesso si è sistemato i capelli all'indietro e si è alzato dal letto invadendo il mio spazio personale, posizionandosi dietro alla mia sedia per osservare cosa sto facendo.

«La conosci? La donna che hai disegnato?»

Sembra piuttosto incuriosito, e io in tutta risposta chiudo il mio quadernetto non volendo lasciare ad uno sconosciuto troppo spazio nelle mie cose.

«No, io...no. Mi immagino dei volti e li disegno.»

«Hai talento»

«Grazie Damiano»

«Dipingi anche me»
Propone, ridendo, e involontariamente penso che i suoi lineamenti forti e squadrati sarebbero un bel soggetto.

«Apparte che sono disegni e non dipinti, poi non ritrarrei mai un egocentrico spudorato del genere»

Scherzo a mia volta, stupendo me stessa per il tono confidenziale che mi sono sentita di usare.
Il ragazzo si butta sul letto di nuovo, poggiando la testa sul palmo della mano e guardandomi con occhi divertiti.

«Dipingimi come una delle tue ragazze francesi»

La serietà con cui pronuncia quel tentativo fallimentare di citazione mi fa scoppiare a ridere per qualche secondo, trovo ridicolo il modo in cui stiamo scherzando senza neanche conoscerci, eppure ne sono contenta.
Insomma, se devo convivere con Clarissa andare d'accordo con il suo ragazzo è un requisito fondamentale.

Parlando del diavolo, in quell'esatto momento delle chiavi ruotano nella toppa e in una manciata di secondi la figura perfettamente composta e slanciata della bionda entra in camera, con un sorriso smagliante stampato sul viso angelico.

«Ciao belli di casa!»

Saluta, prima di venirmi ad abbracciare calorosamente ringraziandomi a bassa voce di aver fatto compagnia a Damiano, poi si fionda da quest'ultimo schioccandogli una sfilza di baci sulle labbra a cui lui risponde sorridendo.

Sono carini, lo ammetto.
«Bene, Eli, ora ti abbandoniamo ma prometto che stasera facciamo qualcosa tutti insieme»
Mi comunica la mia amica, prendendo per mano Damiano e trascinandolo con lei fuori dalla porta.

«Ciao Eli»
«Ciao Damiano!»

La gente che riesce con questa facilità ad usare soprannomi con persone che conosce appena la invidio clamorosamente, io non riesco ad usare diminutivi neanche con i miei parenti.

Lontano dal cuore|| Damiano DavidDove le storie prendono vita. Scoprilo ora