Trentanove

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Rimango ferma immobile non volendo assistere alla mia amica che trova Damiano alla fine del corridoio, credevo che saremmo arrivate almeno alla parte in cui sarebbe entrato in gioco lui e avrebbero discusso, ma questa conversazione è finita ancora prima di iniziare.

Ho gli occhi lucidi e la gola che pizzica, non mi aspettavo che andasse in questo modo.
Pensavo che mi avrebbe aggredita e insultata tutta la sera, e sarebbe stato molto meglio perché la rabbia non è un sentimento minimamente comparabile alla delusione.

Dopo qualche minuto dall'uscita di scena di  Clarissa la figura di Damiano appare sull'orlo della porta lasciata spalancata.
Si poggia allo stipite con la spalla e bussa leggermente per attirare la mia attenzione.

«A giudicare dai tuoi occhi n'è andata bene»

Il suo tono di voce è dolce, io rispondo con un breve sorriso dispiaciuto per poi cercare di nascondere le lacrime che minacciano di uscire.

«Credo che non avrei potuto gestire peggio questa situazione»

Constato, con voce spezzata, passandomi le dita tra i ricci e sbattendo le palpebre per ricacciare indietro la tristezza.

«Senti Elì»

Inizia il moro, chiudendosi la porta alle spalle e camminando verso di me. Si siede accanto a me sul letto, poggiando le mani alle ginocchia e guardandomi in viso.

«So che stai male, ma non è la fine del mondo»

Non parlo, volendo sentire cos'ha da dire nella lieve speranza che possa in qualche modo farmi sentire meglio.

«Quello che hai fatto non ti rende una cattiva amica. Non hai agito senza scrupoli, anzi diciamoce la verità, i sensi di colpa nun t'hanno fatto vive appieno tanti momenti belli»

Annuisco, effettivamente è successo più di una volta.

«Se fossi una stronza te ne saresti sbattuta il cazzo dei suoi sentimenti, e questo 'o sa pure lei credime»

Questo ragazzo riesce sempre a tirare fuori le parole giuste al momento giusto, non riesco a spiegarmi come faccia.

Tiro su col naso e annuisco di nuovo.

«Non voglio più parlare di lei, almeno per un po'»

Ho bisogno di staccare. Ho passato settimane intere a pensare a questa situazione e a sentirmi di conseguenza costantemente uno schifo.

Perlomeno adesso è finita, per quanto male sia andata, e voglio concedermi di evitare questo discorso finché potrò.

«E se non parlassimo affatto?»

Damiano abbassa la voce che di conseguenza diventa ancora più roca, mentre con le dita mi scosta una ciocca di capelli ribelli dal viso, sistemandomela dietro all'orecchio.

Nei suoi occhi leggo una dolcezza infinita, e io adesso sento un immenso bisogno di essere amata e di amare intensamente.

Avvicino il mio viso al suo fino a far strofinare le punte dei nostri nasi, godendomi la pace che la sua vicinanza crea dentro di me.

«Nascondiamoci dal mondo solo per un po', ti va?»

Sussurra, sfiorandomi le labbra mentre parla. Il cuore mi esplode, e mi accorgo che anche se mai volessi farlo non riuscirei a dirgli di no.

«Solo per un po'»

Rispondo, e lui cattura le mie labbra ancora prima che possa finire la frase, per poi appoggiarmi le mani alla base della schiena e spingermi verso il suo corpo.

Si contano sulle dita di una mano i nostri baci, ma non penso che sia solo questo a renderli speciali, perché ho come l'impressione che potrei passare una vita intera a baciarlo senza mai stancarmi.

Lontano dal cuore|| Damiano DavidDove le storie prendono vita. Scoprilo ora