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9:00 a.m

Iniziarono a camminare senza una meta precisa. Seguirono solo la strada di ghiaia che pareva andare dritta ancora per qualche chilometro. Risero come al loro solito, parlarono di interessi comuni e non comuni che attiravano l'altro per conoscerlo meglio. 
Le loro mani intrecciate dai palmi sudati, non osavano staccarsi da quell'espressione d'affetto che potevano avere. L'unica che Langa poteva concedere. 
Non stavano insieme, non avrebbero mai potuto, ma ciò Reki non lo sapeva, per lui il suo sentimento era a senso unico. Ma ciò che non immaginava era che anche Langa, ogni sera, guardava  spazientito la home di whatsapp, ignorando tutti gli altri messaggi di amici. 
Sperava che ogni giorno non gli arrivasse nulla, sperava di non dover mai leggere un nuovo messaggio da un numero sconosciuto, che intonava: "Hey, ciao sono Reki.
Ora che ci pensava, era stato stupido avergli lasciato su un foglio bianco il suo numero.  Gli era stato detto di non fare stupidaggini , ma a lui piaceva davvero. 
Non so cosa lo attirasse nel darle così tante attenzioni: la sua allegria? Il suo sorriso? Il suo profumo al cocco? 
Non lo so, ma una cosa sicura è che a lui piaceva la sua compagnia, piacevano le sue parole, e il suono della sua voce mentre rideva . Piacevano i suoi capelli sempre spettinati e folti( ogni tanto lo chiamava  Leoncino o semplicemente Re),  Il suo fisico per niente muscoloso ma esile e magro come qualsiasi ragazzo della sua età; il suo profilo, il suo naso dritto con una leggera gobba che rompeva la linea perfetta, i suoi occhi ambrati e pieni di gioia da quando lo aveva incontrato in quel silenzioso corridoio. Le sue spalle, il suo collo, il suo pomo d'adamo leggermente più in fuori del suo. Il torace, i pettorali, le gambe e i polpacci. I piedi che a volte si incrociavano sul letto. 
Avrebbe fatto di tutto per non perderlo, pure mentire. 
Camminavano su quella noiosa strada asfaltata che catturava il calore del sole per poi emanarlo a sua volta. Mano nella mano, dita intrecciate come due fidanzati, come due persone che si amano. 
Andavano allo stesso passo sotto il sole bollente che osservava tutto non capente. 
"Cosa avrà voluto intendere la Luna?" Pensava ogni tanto. "Cosa potevamo essere noi se non  una stella e un satellite destinati a non stringersi mai?" 
Domande e pensieri lo tormentavano da giorni. 
"Quando sarà il momento te lo dirò" Rispondeva la luna a ogni sua domanda, facendo crescere la sua curiosità infantile. Allora il Sole non diceva più niente e si godeva gli ultimi secondi con la sua amata. 

"Reki" 
"Mmh?" 
Poi silenzio. 
"No niente..." 
Reki si offese e mise su un finto broncio come fanno i bambini. Langa sorrise.
"Sai che sei antipatico?" le dita che prima erano intrecciate ora si trovavano dietro la nuca del rosso a sorreggergli la testa. 
Guardò il cielo. 
Il sole lo accecava, ma era una sensazione piacevole. 
"Credi che non lo sappia?" 
Dopo quella domanda dal tono sarcastico  i due si misero a ridere; risero talmente tanto che gli fecero male pure le guance.  Pure le costole facevano male. Dopo poco si ricomposero, asciugandosi quelle lacrime che erano uscite dalla felicità. 
"Langa" 
"Si Reki?" 
Poi di nuovo silenzio. Un silenzio di pace dove tutto era percettibile. Dai piedi che calpestavano l'asfalto, ai respiri leggeri che emanavano. Dal fruscio leggero del vento che accarezzava le chiome degli alberi verdi, al volare di una farfalla. 
Langa guardò Reki che osservava un sassolino di ghiaia roteare per diversi metri. 
Lui non disse nulla, come se fosse stato solo un errore aprire bocca, come se si fosse scordato ciò che voleva dire.
Langa aspetto.
Non gli diede fretta. 
Iniziò anche lui a guardare quel sassolino che calciava il compagno con il piede. 
Faceva caldo. La lingua secca supplicava un sorso d'acqua per riacquistare la sensibilità persa, le goccioline di sudore di sudore non erano così buone: erano salate,  sembrava bere acqua del mare, quella dove devi tossire subito dopo averla ingoiata.  
Quanto avrebbero voluto che quel giorno piovesse, ma in cielo non vi era neanche una nuvola: era limpido come gli occhi del più grande. 
"Perché non posso baciarti?" Sussurrò dall'imbarazzo. Anche le guance di Langa si tinsero di un roseo altrettanto visibile sulla sua carnagione. Si coprì con un braccio. 
"Non voglio correre." Rispose semplicemente. 
Il suo sguardo si illuminò. 
"Questo vuol dire che stiamo insieme?" Sempre la solita voce timida e riservata. Era un'altra parte che non conosceva di Reki. 
"Se a te va bene..."  Guardò in basso a sinistra. 
Cosa guardo? Niente, aveva solo bisogno di non guardarlo mentre diceva quella frase. Reki annuì e accennò un piccolo sorriso che fece scomparire la paura dai suoi occhi. 
"Ma un giorno ti bacerò?" 
L'altro alzò le spalle, e il fulvo lo interpreto come un forse.
 
Mani intrecciate ripercorrevano di nuovo quel piccolo grigio sentiero. 

Mio: Per sempreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora