Secondo Capitolo

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Secondo Capitolo.

Quando mi sveglio sono le cinque del mattino, e sono ancora nel suo letto.
Mi alzo velocemente e mi vesto, vado in bagno, mi guardo alle specchio e mi sento un mostro.
Mi sento violata, sporca e priva di ogni importanza.

Entro in doccia e inizio a piangere.
Ero sicura di non meritare niente del genere, nessuno meritava una cosa simile, se non chi infliggeva quel dolore.
Forse loro meritavano di peggio, ed ero sicura che ci fosse il peggio.
Appena esco dalla doccia mi vesto e mi trucco, preparandomi per l'ennesimo giorno lavorativo.
Controllo il cellulare. Neanche una insignificante telefonata.

Scendo giù prendendo la mia borsa e mi dirigo a lavoro.
Arrivo e indosso la divisa.
Oggi sono sola a servire, visto che la mia collega è stata licenziata per i suoi costanti ritardi.

Apro il locale alle nove in punto, dopo aver sistemato i tavoli.
Verso le dieci e un quarto iniziano a venire i soliti clienti.
-Buongiorno signora Edwards, cosa le porto?-
-Una cioccolata calda, tesoro- Annuisco e sorrido per poi dirigermi verso il mio collega e porgergli le ordinazioni.

Il locale si svuota verso mezzogiorno, così mi siedo dietro il bancone, sfogliando le poche riviste rimaste della settimana.

Sto per andarmene quando entra qualcuno dalla porta, è quel ragazzo...Luke?  Può darsi si chiami così, in realtà non ricordo.
Si siede nello sgabello e tira fuori il telefono.
-Scusi signorina, potrei ordinare?- Se proprio insisti..
Mi avvicino a lui -Cosa ti porto?- Chiedo il più gentile possibile.
-Un cappuccino... Aspetta, tu sei Evelyn?- Ah, quindi si ricorda come mi chiamo... Annuisco e lui riprende a parlare.
-Non c'è nessuno da servire, parliamo un pò?-
Non mi piace parlare, sopratutto con i ragazzi.
Preparo il suo cappuccino e mi siedo vicino a lui.
-Allora, sentiamo, quindi conosci i Nirvana?-
-Dai, chi non conosce i Nirvana? Devi essere proprio messo male per non sapere chi sono, o meglio dire, chi è. Kurt è un Dio, e gli Dei devono essere sempre ricordati, e io faccio del mio meglio per farlo, tutto qui-
Parlo con tono ovvio, sapendo di avere ragione.

-Sei una delle poche ragazze che sa apprezzare la vera musica, io amo i Nirvana-Sorride lui, continuando a sorseggiare il cappuccino.
-Bene, vuol dire che andremo d'accordo- Dico ridendo.
-Suoni qualcosa?- Chiede posando la tazzina vuota sul piattino.

-Batteria da ormai 14 anni, tu?- Dissi io arricciando le punte dei miei capelli, cosa che ero solita fare durante i momenti che ritenevo imbarazzanti, e questo includeva parlare di me.
-Io suono la chitarra... Sai, il mio migliore amico suona la batteria, siete molto simili- Rise stando poggiato alla sedia, nel mentre giocherellava con il piercing che gli contornava il labbro inferiore.
-Deve essere un tipo strano allora- Dico ridacchiando.
-Io dovrei andare ora, mi dai il tuo numero, oppure il tuo ragazzo è geloso?- Domanda lui alzandosi dal suo posto.
-Io non sono fidanzata, il tipo di ieri è mio fratello!- Esordii io con voce disgustata, effettivamente non mi andava a genio neanche immaginare di stare con Michael, insomma, sono sua sorella dopotutto!
-Bene!- Sorride compiaciuto. Appena gli scrissi il mio numero sul telefono lui andò via, lasciando vuoto il bar.

Appena torno a casa trovo solo Michael seduto sul divano a guardare la tv, segno che Ben non c'è.
-Ciao dolcezza- Lo sento parlare improvvisamente e sobbalzo.
-Hei Mike...- Sento qualcosa nella tasca che vibra, estraggo il telefono, un messaggio, sconosciuto.

"Ciao Evelyn, sono Luke. volevo sapere se magari ti andava di fare un giro con me e un mio amico, se vuoi porta anche tu qualcuno! Che ne dici domani? Fammi sapere."

-Evelyn...svegliati!- Michael mi sventola la mano difronte gli occhi e attira la mia attenzione. -Allora, che ne pensi?- Dice entusiasta.
-Scusa Mike, non ti stavo seguendo- Dico confusa mentre lui si mette una mano tra i capelli,frustrato e riprende a parlare.
-Pensavo, e se tentassimo di scappare? Magari questa è la volta buona!-  Lo guardai dritto negli occhi, come avremo fatto? Insomma, per scappare ci vuole poco, ma poi, come potevamo sopravvivere da soli? Senza casa, senza abbastanza denaro, impossibile...

Scossi la testa e andai in camera mia, mi buttai nel letto e decisi di dormire.

*-Evy, non correre...per favore! Evy vieni qui!- Lei urlava, ma io volevo solo giocare con quei bambini, Calum sembrava simpatico, e anche quel bambino riccio affianco a lui lo sembrava, ma io non volevo farla arrabbiare. Continuai a correre, ancora più veloce, anche se mi avrebbe punita, non mi importava, io avevo il mio papà, e lei e Ben non potevano sgridarmi, sarei andata da lui insieme al mio fratellone.

Arrivo da Calum, mi siedo nell'erba, ma la mamma non urla più, sento solo una macchina frenare bruscamente, dov'è la mia mamma?*

Mi svegliai urlando, mi sedetti sul letto e iniziai a riflettere, pensai che la cosa migliore fosse stata quella di ritrovare mio padre una volta per tutte.

Presi il telefono erano le 10 del mattino, c'erano tre messaggi.

"Evelyn, allora? che ne pensi?"

"Se non vuoi basta dirlo..."

"Ok, ho afferrato il concetto, ci si vede"

-Merda!- Esclamai con voce roca e assonnata. Non avevo risposto Luke.

"Heey Luke, certo che vengo, scusa ma ieri notte sono crollata a letto(: Va bene stasera? Dimmi tu dove, a presto."

Ero difronte al parco come previsto, mentre aspettavo Luke e il suo amico, quando vedo spuntare una testa riccioluta, indossa una bandana che mi è familiare.

...

Smells Like Teen Spirits || Ashton IrwinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora