Diciassettesimo Capitolo.
-Ma come hai fatto a preparare tutto questo?- dissi, sedendomi sul telo accanto al cibo; lui fece lo stesso, ridacchiando.
-Ho avuto un piccolo aiuto- disse, aprendo il cesto davanti a noi ed estraendo due sandwich.
-Non è il massimo del romanticismo, lo so, ma i miei aiutanti sono pessimi in cucina- cercò di scusarsi, risultando estremamente dolce mentre sorrideva con lo sguardo puntato sulla sabbia, intento a togliere la pellicola che racchiudeva il nostro pranzo.
Inizia ad osservarlo, mentre addentava il suo panino, con lo sguardo perso verso l'oceano che faceva da sfondo al nostro "primo appuntamento", che, per un momento, ci faceva sembrare due ragazzi normali, con una storia normale e delle vite normali da condividere: noi eravamo, a malincuore, tutto l'opposto.
Iniziai a chiedermi quali fossero i suoi pensieri in quel momento, scrutai attentamente i suoi capelli ormai troppo lunghi, che adoravo, mossi dal vento, rendendo inutile la bandana bianca che cercava di bloccarli.
La mascella si contraeva velocemente masticando quel poco che rimaneva del suo pasto, e lo sguardo era ancora perso nel nulla.
-Ash...- lo chiamai, cercando di attirare la sua attenzione.
Si voltò lentamente, rivolgendomi un sorriso.
-Cosa stai pensando?- parlai, per un attimo incerta se avessi voluto o no sapere la verità.
-Pensavo alle coincidenze- rispose serio, facendomi aggrottare le sopracciglia in uno sguardo confuso che venne subito recepito da lui come una implicita voglia di sapere cosa gli stesse passando per la testa.
-Quando ci siamo conosciuti, io inizialmente non avevo voglia di uscire quella sera, non capivo cosa centrassi io con te, ma Luke insisteva così tanto, volevo ammazzarlo- ridacchiò, togliendo lo sguardo dal mio e puntandolo nuovamente altrove -forse è stata solo una coincidenza la mia presenza quella sera- disse, facendo spallucce.
-Non credi che ci saremmo conosciuti nonostante quel giorno? Io e Luke abbiamo fatto subito amicizia, così come con Sam, quindi prima o poi mi avresti incontrata- gli feci notare, cercando di capire se il suo discorso fosse legato a un sentimento di rimpianto, oppure alla pura felicità di avermi conosciuta.
-Che ne sai, magari ci siamo incontrati tantissime volte prima di quel giorno, ma eravamo entrambi troppo presi da altro per notarci- dissi, senza aspettarmi lo sguardo gelido che mi rivolse non appena parlai.
-Ma che dici, noi due non ci siamo mai visti prima d'ora- rispose lui, con tono freddo, quasi accusatorio, come se avessi detto chissà quale eresia.
-Ash, stavo supponendo- lo interruppi, prima di far degenerare un discorso.
-Dici cose assurde- si lamentò lui, buttando la carta del panino dentro la cesta.
-Che male c'è nel dire che molto probabilmente in tutti questi anni ci siamo visti almeno una volta? Magari al supermercato, in un locale, o semplicemente per strada, in qualche parco..-
-Io non frequento i parchi- rispose lui, come se il suo cervello non avesse connesso fino alle ultime parole della mia frase.
-Beh se non sbaglio eravamo in una piazzetta quando ci siamo visti per la prima volta- mi innervosii, lanciandogli addosso il rimanente del mio pranzo.
-Ma sei scema?- sbraitò lui, scuotendosi la camicia per togliere i pezzetti di cibo.
-Scema io? Sei tu il pazzo che inizia una conversazione normale e finisce per farla sembrare una tragedia- mi alzai dalla sabbia, togliendola dai miei vestiti una volta in piedi e recuperando la mia borsa.
-Dove vai?!- domandò lui, come se la cosa non fosse ovvia.
-Secondo te? A casa, non voglio litigare con te ogni singolo minuto della mia vita- gli urlai contro, voltandomi per andare, prima che lui afferrasse il mio polso.
-Ev, no, ti prego- disse lui, con gli occhi puntati sui miei, che cercavano di incenerirlo.
-Seriamente, ti giuro che non farò più discorsi strani- disse lui, addolcendo lo sguardo e facendomi sorridere: era impossibile rimanere arrabbiata con lui.
Mi trascinò verso se, per poi stringermi tra le sue braccia: aveva un odore buonissimo, sapeva di casa, ma soprattutto d'amore.
-Sono così felice di averti conosciuta...- sussurrò al mio orecchio, avvicinandosi al mio volto.
Arrossii immediatamente dopo aver sentito quella frase, ringraziandolo mentalmente, incapace di parlare a causa della vicinanza dei nostri visi.
Appena si accorse del rossore scoppiò a ridere, facendo si che io mi imbarazzassi ancora di più.
-Dai- mi lamentai, poggiando il volto sul suo petto -smettila di prendermi in giro- sbuffai, ridacchiando io stessa.
-Sei adorabile- disse lui, sollevando nuovamente il mio viso con l'indice e senza aggiungere altro lasciò un bacio decisamente troppo bello, dolce e innocente, che mi fece capire quanto dipendessi completamente, totalmente da lui.
Ridacchiai, quando rotolò sulla sabbia, sporcandosi completamente i capelli.
-Ti odio- rise, alzandosi in piedi.
-Ma guardati, sembri appena uscito da una puntata di Baywatch- misi una mano tra i suoi capelli, facendoli scuotere, vedendo il suo broncio da cane bastonato quando la sabbia gli andò nel viso.
"Sei carino, dai" sorrisi guardandolo, arrossendo immediatamente quando capii di averlo detto davvero.
-Ah si? Solo "carino"?- disse, alzandosi in piedi davanti a me.
-Ecco bravo, stai li, sei più efficace di un ombrellone- dissi con tono divertito, sdraiandomi sul telo e chiudendo gli occhi.
Pochi secondi dopo percepii nuovamente il sole sul mio viso.
-Ash?- lo richiamai, rendendomi conto che si era spostato.
-Oddio, mettimi giù!- scattai con le braccia avvinghiate alle sue spalle quando sentii il mio corpo allontanarsi dal terreno.
-Sei un bastardo, Ashton, mettimi giù, subito!- urlai, ridendo come una pazza, guardando il suo sguardo divertito.
-Ashton, non provarci- lo avvertii, quando mi accorsi che stavamo per entrare in acqua.
-Dio, quanto parli- rise, mettendo i piedi dentro il bagno-asciuga.
-Fai un passo, uno solo in più e ti lascio.-
Inutile dire che non mi ascoltò, portandomi dentro l'acqua con lui.
-Morirò di polmonite, lo capisci questo?- Mi dimenai, cercando di svincolarmi dalla sua presa, che diventava sempre più stretta.
-Dai, che male c'è? E' un bagno pre estivo- rise, fermandosi quando l'acqua sfiorava appena il bordo del mio vestito che penzolava.
-Ash, non so nuotare- sbuffai, aggrappandomi al suo collo appena mi mise giù.
-No, non ci credo- disse, con faccia beffarda.
-Giuro, ti prego, torniamo in riva- cercai di camminare senza risultati, infatti lui mi trattenne, mettendo le braccia intorno alla mia vita e stringendomi a se.
Rimasi zitta, chiudendo gli occhi per un attimo con il viso contro il suo petto nudo.
Il silenzio era sempre stato il mio nemico numero uno, non riuscivo mai a stare in un luogo senza rumori o persone che parlavano: il silenzio significava solitudine per me, ma con Ashton era diverso, stare in un luogo affollato e guardare nei suoi occhi era silenzio, stare con lui, noi due da soli senza scambiarci altro che sguardi dolci, alcune volte poco casti o semplicemente di complicità era silenzio, dormire tra le sue braccia era silenzio, ma quel silenzio non mi avrebbe mai spaventata, perché lui era pura tranquillità, era la prova vivente che, dal momento in cui era entrato nella mia vita, non avrei più percepito quel malinconico senso di solitudine che la quiete era solita lasciarmi.
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Smells Like Teen Spirits || Ashton Irwin
Fiksi PenggemarSmells like teen spirits. [IN REVISIONE] La testa degli adolescenti è sempre confusa, fuori da ogni discussione, fuori dagli ambienti comuni, fuori dalla vita noiosa e monotona di ogni giorno. Viviamo nel nostro mondo fatto di incertezze, sbagli, di...