capitolo 38

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JULIAN

Mi ritrovai nuovamente dentro quella stanza buia e tetra. L'oscurità sconfinava in ogni punto che il mio occhio percepiva. Ma, con mio stupore, non sentivo lamenti, lacrime, tristezza, non sentivo la disperazione che mi accompagnavano i sogni ogni notte. Tutto era calmo e tranquillo. Mi sembrò quasi inusuale e impossibile da credere. Ogni mio senso funzionava in maniera regolare. Mi guardai attorno, con sospetto, non comprendevo quella strana situazione. Poi, a differenza delle altre volte, vidi una luce abbagliante. Scalfita in un muro della stanza. Quasi si trattasse di una crepa appena creata. Era una luce accecante che mi fece socchiudere gli occhi. Mi portai la mano davanti al viso, per  ripararmi le iridi e ,allo stesso tempo, per cercare di vedere ciò che si celava da l'altra parte. Ma, per scoprirlo, dovetti avanzare titubante fino a farmi avvolgere completamente da quella luce calda e sicura. Mi trasmise  la stessa sensazione che mi provocava la luce che appariva durante il mio passaggio dal mondo comune ad Atlantide. Aveva la stessa intensità e la stessa aura positiva e benefica. Avevo chiuso gli occhi per alleggerire la fatica alle mie pupille. Non appena varcai il passaggio aprii gli occhi e ciò che vidi mi lasciò senza fiato.

Mi trovai in uno sconfinato terreno erboso ricco di colline e con appezzamenti fioriti. Non  sembrava avere mai fine. Si estendeva per chilometri e chilometri, sino a raggiungere  l'orizzonte. L'erba era di un verde vivo e brillante. quasi fossero dei fili di smeraldo. Quell'incredibile bellezza mi stupii, sgranai gli occhi e spalancai la bocca per l'incredulità. Non ricordavo di aver mai visto un panorama del genere. Ne su Atlantide ne in nessun altro luogo. Era unico e magico. Assistere a quel panorama mi riempii di pace e tranquillità. come se tutto, al suo interno, fosse perfetto e privo di pericoli o di preoccupazioni.

Girai su me stesso, per capire se ci fossero segni di vita, Ma non vidi nulla. Ero solo in mezzo a quelle sconfinate colline. Anche la stanza buia e tetra, da cui ero arrivato, non esisteva più. C'era solo il cielo ,le nuvole e l'erba sotto i miei piedi. Era strano. Molto strano. Come se fosse un luogo riservato a pochi eletti. Come se nessuno potesse metterci piede a parte me. Iniziai a dubitare di esser vivo. Sospettai di poter essere morto senza neanche rendermene conto. Forse ero soffocato nel sonno. O forse qualcuno mi aveva causato la morte ma io ero distratto, e non mi accorsi di nulla. Ma possibile che quello fosse il paradiso? Possibile che la mia vita fosse ormai conclusa definitivamente? Prima di quanto tutti si aspettassero? Era incredibile e inusuale. Sentivo il mio corpo reagire come se fosse vivo. il cuore battere regolarmente. Il respiro aspirare e inspirare ossigeno . Era tutto parecchio strano ed io non riuscivo a non guardarmi attorno, con espressione stupita e meravigliata. Come un bambino dentro un negozio di giocatoli. Era tutto strabiliante...

-non sei morto Julian!-

Disse una voce alle mie spalle. Il tono trascinato e stanco. Ma, nonostante fosse differente da tutti gli altri toni che gli sentii utilizzare, Capii immediatamente chi fosse. Sospirai esasperato e mi girai cauto verso la proprietaria di quella voce. E la vidi. In piedi  a una decina di metri da me. Era bella e attraente. La sua testa era piegata di lato per far cadere i suoi morbidi capelli in un lato del collo. Il suo sguardo basso quasi temesse di guardarmi troppo a lungo. La sua espressione triste e pensierosa. Le labbra dischiuse appena mentre se le inumidiva di tanto in tanto con la lingua. Le piccole ,ma lunghe, dita  erano infilate appena nelle tasche dei suoi Blue jeans. La maglietta nera estiva, così aderente da far notare perfettamente le curve dei suoi fianchi e del suo seno. Era bella, incredibilmente bella. Non capivo chi fosse, ne se esisteva veramente nella vita reale. La guardia con stupore e smarrimento. Fino a  poco prima lei non era presente, invece dopo pochi istanti, apparve alle mie spalle.

-ma guarda un po’ chi c'è...la mia tortura giornaliera!-

Nonostante sentissi una strana attrazione per lei decisi comunque di parlarla con arroganza riducendo i miei occhi in due fessure. Tenendo lo sguardo fisso su di lei e su ogni suo movimento. Rimanendo fermo e immobile al mio posto, con le braccia lungo i miei fianchi e postura dritta e altezzosa. Lei, sentendo quella domanda, alzò il viso e posò i suoi intensi occhi su di me. Quello sguardo mi trafisse  come uno spillo. Avevano una brillantezza ineguagliabile.   Non appena mi fissò con quello sguardo penetrante, il mio cuore fece uno strano balzo, ma non ne capii il motivo. Deglutii preoccupato e attesi impaziente la risposta. Lei sbuffò e alzò le sopracciglia osservandomi in maniera sarcastica.

Le cronache di Atlantide:Il sortilegioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora