Capitolo 46

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ARIANNA

Mi svegliai di soprassalto. Con le gambe molli, il fiato mozzo , il cuore mille e le mani tremanti. Ero nuovamente svenuta dopo uno dei miei numerosi tentativi di entrare in testa degli animali e  di controllarli personalmente. Mi sentivo sempre  più debole e spossata.

L'incantesimo che Gregorio mi lanciò mi immobilizzò completamente le gambe. Riuscii a percepire ogni mio tocco, il sangue che circolava, qualsiasi cosa  che mi facesse comprendere che fossero ancora funzionanti. Tuttavia non riuscii assolutamente a muoverle, solo a restare per  qualche secondo in piedi, prima  di crollare rovinosamente a terra.

Quando mi svegliai dopo il suo strano sortilegio non riuscii a  capire  quanto tempo fosse passato. Ero smarrita e spaventata. Tentai  più volte di rimettermi in piedi ma senza successo. Mi trascinai vicino alla brandina strisciando al suolo come un serpente, sentendo le mie gambe pensanti ed inutili.  Non appena  la raggiunsi, non avendo la forza  di darmi lo slanciò per poggiarmi su di essa, tentai, con tutta la forza e  il potere ancora  in mio possesso, di creare delle piante che mi rialzassero e mi facessero rotolare sopra  la brandina. Dopo numerosi tentavi e un incredibile  consumo di forze e di  energie riuscii finalmente nel mio intento. Svendendo subito dopo essermi sdraiata sulla brandina.

Quando mi risvegliai mi sentii ancora  più persa e spaurita. Le  piante, non appena  fui svenuta, svanirono con la stessa velocità con cui erano apparse.  Sentii il cuore  accelerare i suoi battiti per  l'eccessivo sforzo di pompare sangue per  impedire  ulteriori perdite di sensi. In seguito all'incantesimo il mio cuore non rallentò neanche  per  un istante, creandomi numerosi scombussolamenti e tremori alle mani.

Mi maledii per  non aver seguito il consiglio di Finks. Ossia di non esser scappata quando ancora potevo. Mi sarei risparmiata quell'inutile sofferenza  che mi distruggeva l'esistenza. Avrei rischiato , come disse Squit, ma almeno avrei tentato e se la buona sorte fosse stata a mio favore, magari sarei riuscita persino a scappare. O almeno a nascondermi.

Sprecai la maggior parte del mio tempo a cercare di regolarizzare il battito cardiaco, il respiro e a trovare una qualche spiegazione sensata per  quel maledetto incantesimo. Mi stavo deprimendo ogni giorno sempre  di più. Inoltre si aggiungeva la bruciante delusione di non riuscire a comandare quei minuscoli animali che mi circondavano. Mi ritrovai più volte a  piangere ininterrottamente per  la terribile situazione in cui mi ero cacciata. Chiedendomi sempre  più spesso Perché Julian ancora  non fosse arrivato a salvarmi. O magari Sophie.  Dopotutto avrei dovuto passare le mie due settimane di sospensione con lei. Per allenarmi e  migliorare. E invece fui costretta a  star rinchiusa in 4 luride e fredde mura. Con la continua preoccupazione e il terrore di vedere, da un momento  a l'altro, Eliana o Gregorio che apparivano per uccidermi o utilizzarmi come giocatolo. Invece mia zia ancora  non si fece ne vedere ne sentire. Se non per quella rara eccezione  in cui bruciò, con il suo maledetto drago, la povera aquila a cui ero riuscita a  conquistare la fiducia. Tuttavia ero certa che  non sapesse  che io fossi dentro la mente  di quel povero uccello.

E subito ,ripensando a quel terribile momento, Sentii le lacrime  bruciare  i miei occhi e l'incredibile senso di colpa che mi divorò l'anima . Avevo ucciso Yala , avevo rischiato la sua vita, quando, invece, poco prima gli avevo assicurato che  non gli sarebbe  successo nulla di male. Ma  io come  potevo immaginare che  quella maledetta strega apparisse dal nulla,  e che si divertisse ad uccidere  poveri volatili innocenti. Non riuscii a concepire quanto fosse crudele e insensibile. Nonostante si ostinasse a voler diventare l'unica  regina della foresta nera. Ma non meritava quel posto. Non meritava quel potere. Il mio. Lei doveva solo Sparire dalla faccia della terra. Eppure, pur odiandola e maledicendola, lei era  ancora viva e vegeta. Senza  alcun graffio o ammaccatura. Viveva  libera e  tranquilla fuori da quel regno. Chissà  dove  si trovava in quel momento, chissà  come si sentiva ad avermi in pungo. Ma soprattutto ,mi iniziai a  chiedere, perché ancora non fosse venuta a compiere il sacrificio?

Le cronache di Atlantide:Il sortilegioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora