Capitolo 1.

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Invano cercai di addormentarmi, girandomi in continuazione in cerca di trovare una posizione comoda. Il giorno successivo era lunedì e dovevo alzarmi presto, per lavorare. Più cercavo di addormentarmi, meno ci riuscivo.

Hayat, mia moglie, dormiva da qualche minuto, respirava lentamente e il suo petto si sollevava.

...

Improvvisamente fui svegliato dal mio sonno, mi girai verso la melodia e digitai sul telefono, per spegnere la sveglia.

Hayat era già in piedi, nel letto non c'era più.

Mi alzai di sotto e la mia testa iniziò a girare, rimasi sul letto finché non mi passò e poi mi alzai. Lentamente mi avviai in bagno ed entrai in doccia, mi cambiai e scesi giù. "Buongiorno." Disse Hayat raggiante, mente correva avanti e indietro, tagliava pomodori e cetrioli, e mescolava il contenuto nella padella. "Buongiorno." Mormorai. "Puoi passarmi, prima che ti siedi, un piatto dalla mensola dietro di te?" Chiese e avvicinò al lavello, dove si lavò le mani. Tornò alla piastra e rimescolò il contenuto dentro la padella. Senza dire niente, presi un piatto e glielo passai, poi mi sedetti al mio posto. Stanco mi passai la mano fra i capelli e sbadigliai.

Hayat era l'opposto di me, mentre io ero dormiglione, lei era sempre movimentata e solare, si alzava presto, si faceva la doccia e si truccava. Inoltre, ogni mattina, preparava la colazione e si sedeva accanto a me.

Versò del tè nero nelle nostre tazze e poi iniziammo a mangiare. "Quando finisci?" Chiese e dette un morso alla sua fetta di pane. "Alle quattro." Risposi alla sua domanda. "Ok, ti muovi a tornare? Tua madre ci ha invitato." Sospirai. "Possiamo mangiare anche a casa." Risposi seccato e l'appetito sparì. "Bilal, andremo dai tuoi. È la festa del papà." Rispose arrabbiata e sofferente.

Venti minuti dopo mi asciugai le mani in bagno e tornai in cucina, presi la borsa di lavoro che mi porse Hayat. Mi aveva preparato il pranzo, come sempre.

Presi le chiavi e mi misi le scarpe, aprii la porta e uscii, Hayat si mise le scarpe e mi seguì, ci fermammo davanti alla mia bambina, una BMW M5 in nero. Avevo risparmiato anni e tre mesi fa ero riuscito a comprarla. Salimmo in macchina e partii, l'accompagnai al lavoro, lavorava da Zara.

Non lavorava tutto il giorno e dopo il suo turno veniva accompagnata da una collega che abitava nelle vicinanze. Quando tornava puliva la casa, si occupava della spesa e cucinava. Quando arrivammo davanti al suo posto di lavoro, si slegò e si chinò su di me.

Pressò le sue morbide labbra sulle mie e sorrise, poi uscì e se ne andò, lasciando una nuvola di profumo in macchina. 

Quando feci retromarcia e guardai allo specchietto retrovisore, notai che le mie labbra si erano leggermente arrossite a causa del rossetto di Hayat. Sorrisi, mi pulii e mi avviai al lavoro. 

..

Mi avviai nella stanza del personale, al mio armadietto. Lungo la strada incontrai alcuni colleghi. "Buongiorno signor Mhamad."Mi salutarono tutti e io ricambiai il saluto, sorridendo. 

Quando fui davanti al mio armadietto, mi cambiai le scarpe ed indossai quelle da lavoro, misi la mia borsa dentro di esso assieme alle mie chiavi. Alle otto iniziava il mio turno, lavoravo in una fabbrica dove vengono costruite macchine. Distribuisco i compiti e riparo le anomalie che ogni tanto si verificano durante la produzione delle macchine. Mi misi al lavoro e controllai che i macchinari funzionassero in modo che non si fermasse la produzione delle macchine. 

All'ora di pranzo mi sedetti accanto a Khaled e il nostro collega Hassan, iniziammo a mangiare. "Cosa fai dopo il lavoro?" Chiese Hassan. "Dai miei." Risposi imbronciato. "Buon divertimento." Disse Khaled e poi riprendemmo a mangiare. 

Khaledera il mio migliore amico, dai tempi dell'asilo, e i nostri genitori si conoscevano prima che nascessimo. 

Da otto anni lavoravamo nella stessa azienda, ma in due reparti diversi e così ci vedevamo solo durante la pausa pranzo. Lui era felicemente sposato da due anni e non abitava molto distante da casa mia. Dopo aver mangiato salutai e tornai al lavoro. 

"Buona giornata, signor Mhamad." Mi salutò un collega, con il quale avrei scambiato il turno tra pochi minuti. "Altretanto." In tono più forte, in modo che mi potesse sentire. "Ci sono stati reclami?" "No, i macchinari non si sono fermati neanche una volta." Risposi alla sua domanda. "Spero che continuerà cosi, anche durante la notte." Disse e guardò i macchinari. "Speriamo." "Ebbene, buon proseguimento." Ci salutammo e si mise al lavoro, mentre io me ne andai e passai la mia carta, per registrare il termine del mio lavoro. Ripresi la carta e mi avviai verso il mio armadietto, dieci minuti dopo tornai a casa.

Poggiai la mia borsa sul tavolo e non trovai Hayat da nessuna parte, a quanto pare non era tornata. Andai in bagno e mi feci la doccia, ne avevo proprio bisogno.

Dopo una calda doccia mi vestii e presi il cellulare in mano, Hayat mi aveva mandato un messaggio. Il messaggio era di ore fa e mi chiedeva di chiamarla prima di tornare a casa, per prenderla. Le risposi e le disse che sarei partito adesso. Era al centro commerciale con la sua amica. 

Malvolentieri mi avviai al centro commerciale e l'aspettai, la macchina vibrava e ronzava. Il mio iPhone 5 vibrò, così lo presi e guardai chi fosse. "Tesoro tardo un po', massimo 15 minuti. Mi dispiace, ci sto mettendo un po' di più. Ti amo." Era un messaggio di Hayat. Impaziente l'aspettai, probabilmente si stava comprando qualcosa di nuovo. Hayat amava fare shopping, in realtà lo amano tutte le donne ma lei era diversa. Non compra mai qualcosa di troppo, solo quello che poi avrebbe indossato. Amava vestirsi in modo diverso ogni giorno, curava molto il suo aspetto. Era molto curata e amava l'ordine , lo si capiva dal nostro appartamento. Hayat era una donna molto precisa e pulita, tutto doveva essere ordinato. Ancora non capisco dove trova il tempo per prendersi cura di se stessa, ma li mostra il potere delle donne. 

Pochi minuti dopo apparve Hayat, con passi aggrazianti camminava verso la macchina. In mano teneva le sue buste. Dalla sua camminata sembrava sempre decisa e arrogante, cosa che non era.

Quando fu davanti alla macchina, aprì il bagagliaio e ci mise le buste, poi salì e si sedette sul sedile del passeggero. Mi sorrise e mi salutò con un bacio sul guancia. "Eri a casa?" "Sì, il tuo messaggio l'ho visto ore dopo. Inoltre, dovevo fare una doccia." Confessai. Dovevo fare la doccia più volte al giorno, dato che al lavoro era molto polveroso e non uscivo di casa senza averla fatta. "Hai un buon profumo." Disse mentre si avvicinava a me e mi sfiorò la mascella e il mento con il naso. Dolcemente mi baciò sul mento e poi si tirò indietro, sedendosi. Accessi il motore e ci legammo, poi partii per andare dai miei genitori. Per andare nel luogo da cui cercavo di scappare da cinque anni.



Si, ho dovuto rifare un profilo nuovo.

Il mio l'hanno cancellato..

Spero che abbia senso riaprire un altro profilo.. Ah.. che tristezza. Devo ricominciare da capo..

Ciao cari!

Lei, il mio destino. (meldib)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora