Capitolo 8

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"Non sono incinta. Ci sono anche altre precauzioni." Disse Hayat con molta calma, come se dovesse domarmi. Sembrava triste, ma ne avevamo già parlato e lei sapeva come la pensavo. Avevamo deciso di aspettare alcuni anni e lei era d'accordo.

"Hayat, sai che un giorno vorrei avere anche io figli, ma non ora. Ho altri progetti per noi, per cui ci servono soldi e anche tu devi lavorare. " presi le sue mani nelle mie e la obbligai a guardarmi.

"Non volevo essere così sgarbato, lo sai. Sono solo confuso." La guardai e i miei lineamenti si ammorbidirono.

"Perché non mi hai detto che sei in parte infertile?" E proprio in quel momento, le lacrime iniziarono a scorrerle lungo le guance e inzupparono la sua t-shirt. Abbassò gli occhi e io l'abbracciai, le asciugai le lacrime.

"Mi hai sempre detto tutto." Il nostro matrimonio andava sempre bene, armonizzavamo molto bene insieme e allora perché mi aveva nascosto una cosa così importante?

"Io non volevo.." Cominció, per poi interrompersi.

Le accarezzai i capelli. "Cosa non volevi?"

"Bilal, io... tu.. Ah.." Sospirò e si allontanò da me. "Io non voglio che pensi che non sia abbastanza per te. Non siamo come le altre coppie che conosco, lo so. So anche cosa provi, anche se non lo ammetti. Ma so anche che ti amo e che non voglio perderti." Le ultime parole le sentii a malapena.

"Hayat, guardami." Dissi e lei alzò lo sguardo, per poi guardarmi negli occhi.

Uno dei motivi, per cui la rispettavo così tanto, era perché mi obbediva e non mi contraddiva mai.

"Siamo una coppia speciale." Le feci l'occhiolino, in cerca delle parole giuste per tirarla su di morale. "Ti amo." Dissi, infine e lei mi guardò con un sorriso timido.

Raramente pronunciavo queste due parole, pur sapevo che voleva sentire più spesso, ma la mia coscienza non me lo permetteva. Era sbagliato, sembrava sbagliato, ma da qualche parte nel profondo sapevo che l'amavo, anche se in un modo diverso del dovuto.

Dopo quasi cinque anni di matrimonio, ci eravamo abituati l'un l'altro e così non pensavo solo a me, ma anche a lei.

Nel matrimonio si tratta di più dell'amore, ci sono anche altre cose. Si ha una responsabilità maggiore e si deve pensare anche al partner.

"Ti amo anche io." Sussurrò e mi baciò, per poi allontanarsi.

Mi alzai e la presi in braccio, per poi portarla in camera da letto, dove l'amai, per dimostrarle che non ci doveva più pensare e che non l'avrei mai lasciata.

Aveva bisogno di sicurezze e volevo che sapesse che ero onesto, quando le promisi di condividere il nostro dolore e la nostra gioia, di essere sempre accanto a lei e di condividere anche i nostri sogni.

Non l'avevo promesso solo a lei, ma anche a suo padre e soprattutto al mio Creatore, l'avevo giurato ad Allah.

"Sarò sempre qui, accanto a te. Fidati di me." Sussurrai, baciandole la fronte e tenendola tra le mie braccia, finché non si addormentò, e aspettando che il sonno si impossessasse anche di me.

La mattina successiva, Hayat era già in piedi e ci aveva preparato la colazione.

Era ancora in malattia e aveva ancora un po' di dolori, così, dopo che me ne andai, tornó a letto.

Nell'ora di pranzo, Khaledvenne da me.

"Bilal, io e Nancy stiamo progettando la nostra vacanza. Si è già data da fare e ha controllato qualche hotel. Prendi Hayat e unitevi a noi, andiamo a prenotare una vacanza. Sorprendila." Suggerì il mio migliore amico.

Lei, il mio destino. (meldib)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora