Capitolo 10

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I giorni successivi trascorsero relativamente tranquilli, pensavo molto. Pensavo al passato,alle scelte che dovetti prendere.Hayat era strana, sempre persa nei suoi pensieri, confusa. Non c'era nessuna traccia della donna che sorrideva sempre, era come se avesse perso il sorriso. Ogni volta che le chiedevo cosa avesse, sorrise e rispose con 'niente', come se avessi le allucinazioni. Non riuscivo ad immaginare, che qualcosa le desse fastidio.

Frustrato, mi sedetti in macchina e tornai a casa, avevo appena finito di lavorare. Abir sarebbe venuta a cena e anche Ziad voleva passare. Mancava poco alla nostra vacanza e non vedevo l'ora, avevo bisogno di andare via e queste visite mi infastidivano.

Non volevo essere riportato al passato, volevo scappare da esso. Volevo andare avanti, anche se sapevo che sarebbe stato doloroso.

Volevo chiudere con il passato, per sempre. Ma era difficile. Dannatamente difficile.

"Hayat, la minestra." dissi in preda al panico e tolsi la pentola dal fuoco. Volevo andare a bere, quando vidi Hayat appoggiata al tavolo, era pensierosa.

"Non me ne sono accorta." sussurrò e fece un passo indietro, mi stavo avvicinando a lei.

"Cosa succede?" perché si comportava in modo strano, cosa non andava?

"Niente, niente. Solo. Ah, non lo so. Oggi non è il mio giorno." ribatté lei sincera e prese uno straccio in mano.

"L'ho notato." Abbracciai Hayat e la tirai a me. "Domani staremo molto meglio. In spiaggia ad abbronzarci sotto il sole." cercai di motivarla.

"Oh si. Non vedo l'ora. Una settimana di ripo.." Cominciò a parlare ma fu interrotta dal campanello, si liberò da me e andò ad aprire, mentre io calmai la mia sete.

"Selam,cognatina." la salutò mio fratello, baciandola sulla guancia. "Ho incontrato Leila e l'ho costretta a venire." Ziad indicò Leila ed entrambi entrarono nel nostro appartamento.

"Non volevo disturbare, ma Ziad non mi ha lasciato andare. E ora.. eccomi qua." disse Leila scusante e guardò prima Hayat, poi me.

Mio fratello non sapeva niente del passato e così ci trovammo silenziosamente davanti alla porta, finchè Hayat non li invitò ad entrare.

Ci sedemmo in salotto e mio fratello cominciò a parlare, non riusciva a stare zitto. Il campanello suonò un'altra volta e Hayat si alzò per aprirla, tornò in salotto insieme ad Abir. Mia cognata ci salutò e , a malincuore, si vedeva parecchio, dette la mano a Leila. Abir si voltò verso sua sorella, la quale la fulminò con lo sguardo, voleva farle una predica.Mia moglie fece un cenno con la testa verso la cucina e se ne andò, seguita dalla sorella, la quale mi mandò un'occhiataccia, un avvertimento.

Io, mio fratello e Leila restammo in salotto e quando la guardai mi sentii sollevato, non ero l'unico a sentirsi a disagio e fuori luogo, anche lei si sentiva così.

"Ci impegneremo e dimenticheremo, questa è la cosa migliore per tutti." mi ricordai di questa frase e , uno sguardo nei suoi occhi, mi fece capire che anche lei stava pensando a quella frase.

Distolsi lo sguardo da Leila e osservai Ziad, stava racconando i suoi piani con la mia macchina. Hayat ci chiamò in cucina, dove si sedemmo subito al tavolo. Abir stava uccidendo me e Leila con lo sguardo ma me ne accorsi solo io, per fortuna.

Questa situazione era così brutta , volevo che la serata terminasse velocemente.

Solo Abir e Ziad parlarono, mentre noi restammo in silenzio. Leila si era seduta di fronte a me e alzò leggermente gli occhi per osservarmi. I suoi occhi brillavano e il suo cuore batteva forte, la conoscevo. Stava cercando di controllarsi, cercava di non far notare nulla ma io la conoscevo.

Lei, il mio destino. (meldib)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora