Capitolo 11.

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Chiusi gli occhi e tenni la mia testa fra le mani.
Improvvisamente fui riportato al passato e questo mi distrusse, faceva male.
...
"Amore e adesso dove sei?" Infastidita, si sedette sulla panchina, poggiando la sua borsa sul suo grembo.
"Sono quasi arrivato, piccola." disse Bilal e girò dietro l'angolo, il suo cuore inizò a battere forte, quando vide la sua Leila. Per lui, lei era la ragazza più del mondo, il suo rifugio e ogni volta che litigava con il padre c'era lei, pronta ad ascoltarlo.
"Lo dici sempre." la ragazza alzò gli occhi e sospirò, mentre Bilal cercò di non ridere, non voleva essere beccato.
Lentamente si avvicinò a lei e la prese da dietro, facendola urlare ed iniziando a ridere.
Sempre lo stesso, pensò Leila ed invece di sgridarlo, si girò e lo baciò sulla guancia.
I due innamorati si sedettero, come sempre, sulla panchina in quel posto nascosto. Nessuno doveva vederli, altrimenti sarebbero iniziati i pettegolezzi e questo significava, che le voci sarebbero arrivati anche ai genitori. A Leila verrebbe vietato di avere contatto con Bilal e nessuno dei due lo voleva, non potevano stare l'uno senza l'altro.
"Cosa vuoi per i tuoi diciassette anni?" chiese Leila e aggiunse: "é così difficile farti un regalo."
Il ragazzo scosse la testa: "Non voglio niente. Ho il tuo cuore, non chiedo altro." Lei sorrise imbarazzata e lo osservò incantata. I due si amavamo così tanto, era incredibile. Nessuno di loro pensava che non si sarebbero più visti.
Si stavano avviando alla fermata del pullman, Leila avrebbe preso il primo pullman mentre Bilal il secondo, in modo che nessuno sospettasse qualcosa. Il ragazzo si chinò leggermente in avanti e la baciò, facendola arrossire. Proprio in quel momento sentirono una voce arrabbiata.
"Bilal, entra subito in macchina!" ordinò suo padre e , senza guardare Leila, partì, portando a casa suo figlio.
Quel giorno Bilal venne sgridato e anche Leila, i genitori dei due erano contro la loro relazione, vietarono ad entrambi di vedersi.
Quando i due si incontrarono per un'ultima volta, Bilal non la poteva lasciare andare. Lui la abbracciò e la supplicò di non dimenticarlo, di continuare a mandargli messaggi, chiamarlo, farsi sentire. Le chiese di continuare a vedersi, continuare la loro relazione, nascondendosi e stando più attenti, non voleva perderla, non poteva. Voleva continuare la loro relazione e scappare insieme, una volta maggiorenni.
Ma Leila aveva preso una decisione, aveva deciso che sarebbe stato meglio dimenticarsi.
"Ci impegneremo e dimenticheremo, questa è la cosa migliore per tutti." sussurrò lei seria.
"Leila, no. No. Non puoi farmi questo. Abbiamo una possibilità, lottiamo." "No, Bilal." lo interruppe lei. "prenditi cura di te." aggiunse e si voltò. Voleva andarsene, abbandonarlo.
"Quindi è finita?" Leila annuì, senza voltarsi.
Il cuore del ragazzo si strinse e gli mancò l'aria; era a pezzi, non voleva crederci.
"Allora...addio... Ti amo." mormorò, pensando che la ragazza non lo sentisse.
"Ti amo anche io." Leila si voltò e sorrise triste.
Il destino separò i due, ridendo del loro dolore. E anche se non voleva rivederla e aveva giurato di non perdonarla, il destino aveva deciso farli incontrare otto anni dopo.

Riflettei molto, Khaled era ancora accanto a me. Il tempo passava e noi eravamo ancora sdraiati, sospirai rumorosamente.
"Cosa c'è, ragazzo?" chiese Khaled.
"sai come mi sono sentito, quando l'ho vista dopo tanti anni?" scossi la testa.
"Era dietro al bancone e io non l'avevo riconosciuta, non avevo riconosciuto la donna per cui avrei lasciato tutto. Otto anni ed è cambiata così tanto, i suoi capelli sono più corti e i suoi occhi sempre più luminosi."
"Bil.." iniziò il mio migliore amico ma io lo interruppi.
"Il mio cuore piangeva, non l'ho riconosciuta. L'ho pensata tutti questi anni , eppure non sono riuscito a riconoscerla." sbuffai. "E il giorno dopo mi parlò, come se non fosse mai successo nulla. 'Non mi riconosci più, vero? é normale, quanti anni sono passati? Quindici,sedici?' Perchè mi fa questo? Perchè si comporta come se non fossimo mai esistito?"
"Capiscilo, dannazione! Mentre tu , tutti questi anni, continuavi a soffrire in silenzio, lei ti aveva già dimenticato. Apri gli occhi e aggrapapti a tua moglie. Non capisci quanto Hayat si impegna per te, quanto ti ama e quanto soffre per colpa tua. Occupati della donna, che lo merita." Iniziò Khaled, alzando sempre di più il tono della sua voce. Girai il viso, non sapevo cosa fare, cosa dire. Mi alzai e corsi via, Khaled mi seguì senza dire più una sola parola. Entrai nella mia stanza ed entrai in doccia, mentre l'acqua mi bagnò il corpo, riflettei.
Dopo essermi rilassato un po', mi sdraiai e svegliai Hayat, la quale mi guardò assonnata.
"Quando sei arrivato?" gracchiò con voce roca.
"proprio adesso." risposi e lei si voltò, continuando a dormire. Era così insolito da parte sua, ultimamente si comportava in modo strano. Sospirai e l'abbracciai da dietro.
"Dormi bene, piccola mia." le stampai un bacio sul collo e poi ci addormentammo.
..

"Sembra tutto così delizioso, non so da dove iniziare." Nancy poggiò tre piatti sul tavolo e Khaled sorrise.
"Riesci a mangiare tutto questo?" chiesi sorpreso e Nancy sorrise, mentre Hayat era persa nei suoi pensieri.
"Devo."
Guardai Khaled con uno sguardo interrogativo.
"E allora diciamoglielo." disse il mio migliore amico e io non capii niente, cosa stava succedendo?
"Desideravo così tanto di diventare zio, ma tu non hai realizzato il mio desiderio e così ho pensato, di diventare padre."
Guardai i due sorpreso, Nancy era incinta. Hayat continuò a mangiare in silenzio, senza dire niente.
La giornata la passammo di nuovo al mare, ad abbronzarci e mi proibii di pensare al mio passato.
Per la sera decidemmo di andare a festeggiare e così, dopo aver cenato, ci avviammo in un locale in città.
Hayat era silenziosa e fece di nuovo gli auguri a Nancy, la quale disse di essere nella quarta settimana.
Non avrei mai immaginato che Khaled sarebbe diventato padre così presto, erano sposati solamente da tre anni.
Era felice e sapevo che sarebbe un buon padre.
Hayat si alzò improvvisamente.
"Dove vai?" chiesi, guardando nei suoi occhi rossi.
"In bagno." si girò e si avviò verso i bagni.
Questi giorni era veramente strana, cosa aveva?

Lei, il mio destino. (meldib)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora