Capitolo otto.
Questa mattina mi sono svegliata presto, anzi non ho proprio dormito. Ora che anche Maxi sa tutto diventa sempre più difficile. Avevo deciso di non dirlo a nessuno oltre che Francesca, Angie e papà. Invece lo sa quasi tutto lo Studio! Quanto mi odio! Che disastro che sono! L'unica che è rimasta in disparte è Ludmilla. Devo parlare con lei al più presto. La prenderà malissimo ma devo. Guardo la sveglia: è ancora presto, non sono neanche le sei del mattino. Quando cerco di riaddormentarmi, un senso di nausea mi trapassa. Mi alzo di scatto dal letto, e corro in bagno e mi metto in ginocchio davanti al water. Per più di venti minuti, non faccio alto che rigettare la cena della sera precedente. Quando mi alzo, sciacquo la bocca e lavo i denti. Improvvisamente sento bussare alla porta -Occupato- riesco a dire con voce bassa e flebile. -Sono Angie, posso entrare?- sento chiedere dall'altra parte della porta. -Si- rispondo, chiudendo il coperchio del water e sedendomici sopra. Un secondo dopo, mia zia, entra chiudendosi la porta alle spalle. Mi guarda con un'espressione tra il triste e quella in pena per me. -Allora? Come ti senti, Vilu?- mi chiede avanzando verso di me. Abbasso la testa, torturandomi le dita -Uno schifo. Non riesco a fare niente. Appena provo a mangiare qualcosa.. corro in bagno. E come se non bastasse ho sempre i capogiri- rispondo sinceramente. Si accuccia davanti a me, posando le sue mani sulle mie ginocchia. Stringe le labbra fra loro e poi parla -Senti, tesoro mio. So che questa decisione può essere un po' azzardata ma.. è per il tuo bene. Dovresti prenderla in considerazione.. - comincia, ed io inizio a preoccuparmi. Cos'ha in mente? Continua a fissarmi, mentre io la guardo accigliata, confusa ma soprattutto spaventata. Il respiro è diventato irregolare e le mani tremano. -Amore, credo che, nelle tue condizioni, dovresti.. ecco, lasciare lo Studio- sussurra appena, non riesco quasi a sentirla. Aspetta.. cosa?! Devo lasciare lo Studio! No, no, no! Assolutamente, no! La guardo ancora più confusa.. come le può venire una simile idea. Sa perfettamente, che per me lo Studio, è tutto. E' il posto dove ha studiato la mamma, non voglio lasciarlo! -Cosa! Sul serio, Angie! Credi che sia questa la soluzione migliore?!- grido, gesticolando. Non riesco a credere che abbia partorito un'idea del genere. Certo, 'partorito' non è il termine più indicato, ma sorvoliamo. -Vilu, ascoltami.. Quando.. il bambino nascerà, dovrai lasciare lo Studio comunque. Non puoi essere madre e studentessa allo stesso momento- cerca di farmi cambiare idea, ma io non cedo. So quello che voglio. Scuoto la testa -Non se ne parla neanche, Angie. Lo Studio è tutta la mia vita, non posso e non voglio abbandonarlo. E' come una seconda casa, non puoi chiedermi questo- dico un po' più tranquilla. Respira profondamente -Bhè, ci ho provato. Spero solo che tu sappia quello che fai, Vilu- dice lei, tornando in posizione retta. -Lo so- rispondo schietta, alzandomi appresso a lei. Sorride sconfitta, e mi riaccompagna in camera. Neanche lei è riuscita a dormire così è rimasta in camera mia, ed abbiamo parlato di altro. Mi ha aiutato con il testo per l'esercizio di Beto, e verso le otto passate, siamo scese in cucina per fare colazione. -No, Vilu! Il dottore ha detto che è meglio che eviti la cioccolata!- esclama lei, togliendomi la torta al cioccolato, preparata da Olga, da sotto il naso. Incrocio le braccia al petto e sbuffo. E' vero, il medico ha consigliato di evitare la cioccolata.. ma ciò non significa che devo evitarla. -Ehi, ehi, ehi! Che succede qui?- chiede Olga, entrando in cucina con un'espressione vaga. -Olga, ti avevo detto di non fare le torte al cioccolato. Almeno finché il bambino non sarà nato!- esclama Angie. Non per rimproverare Olga, ma perché non vuole farmi soffrire. Sa quanto amo le torte, soprattutto quelle al cioccolato, e non vuole farmele avere sotto gli occhi. Olga si porta una mano sulla fronte, dandovici un piccolo schiaffetto -Hai ragione, Angie. Scusa piccolina, ora ti preparo un po' di latte caldo- propone la domestica, -No, tranquilla Olga. Non ho voglia di fare colazione. Vado allo Studio- dico. Pronuncio l'ultima frase guardando Angie, la quale mi fa una linguaccia. Vorrei salutare papà, ma appena si è svegliato si è chiuso nel suo studio, e si è fatto portare la colazione lì. Sarà dura. Mi infilo i guanti, il cappellino di lana e il giubbotto pesante. Esco e chiudo la porta dietro di me. Un soffio di vento mi si scaraventa contro, e mi congela ancora di più. Mentre cammino, comincio a pensare alle parole da dire a Ludmilla. Entro oggi le vorrei raccontate tutto. Tornerò a casa livida e senza qualche capello, ma almeno mi sarò tolta un peso da sopra le spalle. E' incredibile quanto mi machi parlare con lei. E' troppo frustrate non potermi confessare, non poter piangere, ridere e scherzare con lei. Ultimamente è strana, più di me, e questo mi preoccupa. Devo scoprire cosa nasconde. Improvvisamente sento squillare il mio cellulare, lo estraggo dalla tasca: è Francesca. -Pronto?- rispondo, e dall'altro capo del telefono sento la sua voce armoniosa. -Vilu, devi correre allo Studio! Non immagini che scenata di gelosia sta facendo Dafne a Leon!- esclama. Scenata di gelosia? E per cosa? -No, Fran. Non mi interessa, sul serio- dico, ma inizio a camminare più veloce. Una parte di me ha una voglia matta di veder sclerare quell'ochetta, ma l'altra, quella più matura, razionale e non ancora pronta a diventare madre, vorrebbe fregarsene. -Non mi interessa. Devi correre- dice prima di chiudere la chiamata. Prima di attaccare ho sentito qualche urlo. Che faccio, vado o non vado? Sinceramente non vorrei andare, vederlo in difficoltà fa star male anche me, ma.. inizio a correre più velocemente che posso. In meno di due minuti sono fuori dallo Studio. Si sentono grida isteriche, non difficile da immaginare di chi siano. Faccio un respiro profondo e scendo le scale. Appena entro, sono di fronte agli armadietti, con Andres, Maxi, Federico e.. Ludmilla di fianco a lui. Che ci fa lì? Biondina, tu nascondi troppi, ma troppi segreti. Francesca e Camilla mi raggiungono con un sorriso sulle labbra e le braccia incrociate al petto. -Ma che è successo?- chiedo alle mie amiche, gustandomi sorridente la scenata. Le ragazze non smettono di sorridere, poi finalmente la rossa parla -Sai Ludmilla, per 'vendicarsi' di Leon, per averla lasciata, ha fatto finta di essere ancora la sua ragazza ed è andata davanti a loro, baciando Leon- spiega. Wow, biondina. Geniale. Perché non ci ho pensato io? -Malvagia- dico facendo scoppiare a ridere le due. -Ah si! Allora spiegami perché ti ha baciata, Leon!- grida l'isterica con gli occhi fuori dalle orbite -Te l'ho detto!- risponde lui, spazientito. -Da quanto va avanti?- chiedo ancora, incrociando le braccia al petto -Quasi un quarto d'ora!- esclama Francesca sorridente. Alzo le sopracciglia e continuo a fissarli. -Darling, non c'è bisogno di scaldarsi tanto. Devi solo accettare la realtà, non ti vuole e non ti ha mai voluta, stop- interviene Lud tranquillamente, poggiando una mano sulla spalla di Leon. Lui si volta verso la bionda e sgrana gli occhi, scansandole la mano -Ma la vuoi finire tu! Non stiamo insieme!- grida gesticolando. -Amore, non serve più mentire, diciamole la verità- continua tranquilla la bionda. Ragazzi, è la mia migliore amica! Dafne è su tutte le furie, ha i capelli rizzati, gli occhi di ghiaccio sono diventati di fuoco e a momenti non picchia Ludmilla. Leon sbuffa, alzando le braccia al cielo. -Ma quale verità! Ludmilla basta, ci siamo lasciati, non ne posso più! Io sto con lei, adesso!- grida indicando la sua nuova ragazza. L'ultima frase ha fatto più male a me che a Lud. Sentire quelle parole, di nuovo, mi lacera il cuore. -Certo, certo, amore. Ci vediamo a pranzo, eh- finisce Ludmilla cercando di baciare Leon, ma lui si scansa in tempo. Dafne fa per prenderle i capelli ma il suo ragazzo la blocca in tempo. -Va bene, ci coccoliamo dopo, con più calma- dice Lud. Io e le ragazze scoppiamo a ridere. Ludmilla ci raggiunge con un sorriso soddisfatto e le braccia incrociate al petto. -Ok, niente applausi, grazie. Sono o non sono un genio?- chiede fermandosi davanti a noi. -Genio? Scherzi? Sei malvagia, Lud!- esclama la rossa con un sorriso sulle labbra circondandole il collo. -Come ti è venuta?- chiede Fran curiosa. Eh già, come le è venuta? Ludmilla picchietta con l'indice destro sulla tempia poi sorride -Astuzia!- esclama sussurrando. Scoppiamo a ridere -Dai andiamo, abbiamo perso fin troppo tempo con questa sceneggiata- dice infine Ludmilla. Cominciano a camminare, mentre io li fisso. Lui la rassicura, accarezzandole la guancia con dolcezza, poi le lascia qualche bacetto a stampo. -Vilu, non vieni?- chiede Fran, e sono costretta a voltarmi. -Andate avanti, ora vi raggiungo- dico fingendo un sorriso. Loro corrispondono ed annuiscono, per poi entrare in sala teatro. Mi volto di nuovo verso loro due. Ora si stanno baciando. Lei è appoggiata agli armadietti, con la schiena, e gli circonda il collo con le braccia. Lui invece la tiene stretta per i fianchi, come se potesse sfuggirle via. Le lacrime premono contro gli occhi, e cominciano ad uscire, una dietro l'altra. Quanto vorrei esserci io al suo posto. Quanto vorrei tornare indietro nel tempo e ricominciare tutto da capo, correggendo i miei errori. Non immagina quanto, lei, sia fortunata. Non immagina quanto ha, quanto possiede. Il mio Leon. Sono masochista, mi piace farmi del male, mi piace vivere nei ricordi felici. Mi asciugo le lacrime, con il dorso della mano poi mi volto nella direzione dove sono andate le ragazze, ed incrocio il suo sguardo. -Diego- sussurro sorpresa. Ha le mani nelle tasche dei pantaloni, e mi guarda con un'espressione.. con un'espressione che non riesco a capire. Tra l'arrabbiato, il triste e.. non so. -Mi dispiace, non volevo che.. mi vedessi- dico iniziando a camminare verso la sala teatro. Improvvisamente mi sento strattonare per il braccio e mi ritrovo a pochi centimetri da lui. -Non ti preoccupare- sussurra dolcemente -Tu come stai?- chiede poggiando le mani sui miei fianchi. Distolgo lo sguardo dai suoi occhi, poi lo incrocio di nuovo. -Be-bene- mento. Con due dita mi alza il mento, e mi aggredisce con il suo sguardo. -Diego.. io- dico allontanandomi un po'. -Si, scusa- sussurra abbassando la testa. -Tranquillo- rispondo. -Volevo solo farti sapere che.. bhè ecco, ti capisco- spiega. Mi capisce? In che senso? Lo guardo accigliata e confusa -Cosa intendi?- gli chiedo. Fa un respiro profondo poi mi guarda -Voglio dirti che, ti ho.. perdonata- dice, scandendo lentamente l'ultima parola. Rimango sorpresa, con la bocca leggermente aperta, e mi blocco. -Si, vedi, ho capito che sei ancora innamorata di lui. Che stai male ogni volta che lo vedi e bhè, voglio starti vicino- ammette -Come amico, intendo. Voglio ridere e scherzare con te, voglio che passiamo pomeriggi interi a prenderci in giro per poi scoppiare a ridere. Mi manchi, Violetta. Mi manca parlare con te. Voglio aiutarti, starti accanto. Ti porterò a tutte le visite che dovrai fare, a tutte le ecografie. Ma ti prego, rendimi partecipe della tua vita-. Resto ad ascoltare ogni singola parola. Neanche a metà discorso, hanno iniziato a scendere le lacrime ed un sorriso si è stampato sulle mie labbra. Mi getto tra le sue braccia e lo stringo forte. Mi è mancato da morire. Ma come ha detto lui: solo amici. Anche lui mi stringe forte poi gli sussurro qualcosa all'orecchio -Anche tu mi sei mancato, da morire. Ed è ovvio che dovrai accompagnarmi a fare le ecografie. Chi mi terrà i fazzoletti altrimenti!-. Quando scioglie l'abbraccio scoppia a ridere e mi da' una pacca sulla spalla. -Hai già fatto una visita?- mi chiede,tornando serio. Annuisco, facendo scomparire quel sorriso dalle labbra. -Si, sono andata un paio di giorni fa, con Angie- spiego torturandomi le dita. -E cosa ti ha detto?- chiede curioso -Bhè, innanzitutto mi ha confermato quello di cui sospettavo. Poi mi ha dato dei consigli per i capogiri, che funzionano notevolmente!- esclamo alzando la testa, e incrociando ancora il suo sguardo. Sorride, gli importa. -Poi mi ha prescritto dei farmaci da prendere nel caso mi senta tanto male, ma per fortuna ancora non ho aperto la scatola. E infine mi ha dato una lista lunghissima di cibi da evitare. E indovina il primo qual è!?- gli chiedo. -Il cioccolato!- esclamiamo insieme, per poi scoppiare a ridere. -Ci credi, stamattina Angie non mi ha fatto mangiare la mia torta preferita! Ma è legale, dico io!- esclamo incrociando le braccia al petto. Non la smette di ridere, poi finalmente risponde -Si, io credo di si. Sai, se non vuoi aprire la scatola dei farmaci, credo che ti debba adattare alle regole, Vilu- risponde. Gli faccio una linguaccia, cercando di mascherare un sorriso. -Dai, credo che Pablo sia già arrivato- dice circondandomi la vita con un braccio. Mentre camminiamo verso l'aula di teatro, senza volerlo, mi volto a destra, ed incrocio i suoi occhi verdi fuoco, che mi fissano.