capitolo 10

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Alzo lo sguardo dal telefono, e guardo Francesca, poi Maxi, poi di nuovo la mia amica. Sono pietrificati, esattamente come me. La mora sgrana gli occhi –E che aspetti a rispondergli!?- esclama, puntando il braccio verso il mio telefono. Abbasso la testa, e rileggo quelle parole. Avrà sbagliato persona? –Non so, non ne sono sicura- sussurro, e quando alzo lo sguardo, li vedo ancora più scioccati. –Vilu, tu devi andarci. Ti rendi conto di quello che sta succedendo?- chiese stupito Maxi. No, sinceramente non me ne rendo conto. –Ragazzi, ho paura- ammetto, guardandoli con un’espressione spaventata. –Non ho idea di cosa succederà, cosa mi vorrà dire, o quello che vorrà fare. Ho paura, per la prima volta, con lui, ho paura- continuo. Mi guardano preoccupati, poi Francesca mi abbraccia, e mi stringe forte, forte. –Andrà tutto bene, Vilu. Te lo prometto. Non ti dico di non preoccuparti, perché so che con te è solo fiato sprecato. So che sei preoccupata, e vuoi sia andare sia non andare. Ma se ti posso dare un consiglio, da amica: vai, e scopri cosa vuole dirti. La vita è un rischio che bisogna correre, e se scappi sempre, non ti ritroverai da nessuna parte-. Scioglie l’abbraccio, e fa uno di quei suoi sorrisi alla Francesca: dolce e protettivo. Ricambio il sorriso, ed annuisco leggermente, serrando le labbra tra loro. –Avete ragione- dico, iniziando a rispondere al messaggio. Ha ragione Fran, la vita è un rischio che bisogna correre. Non so dove mi porterà tutto questo, con chi mi porterà, o quando. Ma se per vivere bisogna strisciare, mi alzo e muoio. Ma tutto questo non porterà alla morte, anzi.. porterà ad un nuovo inizio, un inizio con il mio bambino. Invio il messaggio e lui risponde dopo neanche un minuto. –Allora, che ha risposto?- chiede Francesca, euforica. Ehi, calma ragazza.. sembra che ci deve andare lei all’appuntamento, invece di me. –Davanti al chiosco che vende panini, tra mezz’ora-. Il chiosco che vende panini.. chissà se anche lui si ricorda di quel posto. Rispondo con un ‘Ok, a tra poco’, e blocco il cellulare. Mi alzo dal letto e mi dirigo all’armadio, infilando i miei stivaletti. –Vilu, ma ti rendi conto di cosa potrebbe accadere?!- chiede Maxi, più elettrizzato di Francesca, e sul volto di entrambi si stampa un sorriso a trentadue denti. Corrugo la fronte, come se non avessi capito. Oh, Maxi, so perfettamente cosa potrebbe accadere, solo che non ci credo, ma soprattutto non lo voglio ammettere. –Dai, Vilu! Non hai neanche la più pallida idea perché Le..- la blocco, lanciandole un’occhiataccia –Oh, scusa, perché lui ti abbia detto di vedervi?-. Francesca, amica mia, lo so il perché.. perché vuole chiarire la nostra situazione. Vuole farmi capire che lui sta con Dafne, che sono felici e che io non devo intromettermi tra di loro. Vuole farmi capire che non mi ama più, che non vuole prendersi le sue responsabilità da padre.. a me sta bene. Bhè, in realtà no, però questa è la sua decisione, ed io non posso fare nulla per fargli cambiare idea. Ha scelto lei. –Sul serio, Vilu?Cioè davvero non riesci a capire, che Le.. cioè, lui, potrebbe aver lasciato.. lei.. per voler tornare con te? Per occuparsi del vostro bambino? Vilu, lui ti ama. Non ci sono dubbi, è solo che non riesce ad ammetterlo!- esclama Maxi. Apro leggermente la bocca, mentre le mani e le gambe mi tremano, ed il cuore si ferma. Rimango pietrificata, per alcuni secondi, poi serro le labbra tra loro e scuoto la testa. –Lui, non mi ama. Non vuole tornare con me. Non vuole occuparsi del bambino. Ama.. lei. Non so perché mi vuole incontrare, forse per farmi capire che tra noi è definitivamente finita, o non so.. però non mi ama-. Dicendo queste parole, è come se migliaia e migliaia di lame si fossero conficcate nel mio cuore. –Ma cosa dici! Certo che ti ama!- grida la mora. Sbuffo, ed apro la porta, dirigendomi in bagno, ed aprendo la porta. I miei amici mi seguono –Tranquilla, Vilu. Andrà tutto bene- mi rassicura ancora la mia amica, con un sorriso. –Buona fortuna- finisce Maxi. Mi salutano entrambi con un paio di baci sulle guance, e vanno via. Quando sento sbattere la porta, al piano di sotto, entro in bagno, con i miei mille problemi.
Non ti accorgi di quanto sei fragile, finché non ti guardi allo specchio. Non sono le occhiaie, delle quali non ti interessa nulla. Non sono gli occhi, che sono così rossi per i mille pianti che mi faccio. E’ il sorriso. Il finto sorriso con cui cerco di ingannare tutti. Cerco di alzare gli angoli della bocca. Ecco il primo: si vede che è finto. Faccio un respiro profondo. Il secondo è un po’ più convincente, dato che il primo mi ha fatto un po’ sorridere. Il terzo è quello giusto, quello perfetto per nascondere tutto il dolore che provo, che sento, che mi trapassa ogni secondo. Cerco di darmi una pettinata, ma è inutile, non potrò mai essere come lei. Esco dal bagno, proprio come fanno le modelle. Tutte perfette, che sfilano sulla passerella: il trucco perfetto, gambe snelle, pancia piatta, un viso mozzafiato, e degli occhi di ghiaccio. Il problema, è che la differenza tra me e le modelle, o a questo punto, tra me e lei.. è che io sono piena di intoppi. Sono troppo incasinata, troppo brutta, troppo inespressiva, apatica, fragile.. troppo sbagliata. Troppo sbagliata per lui, per il suo amore. Eccomi, sono pronta, ad affrontare tutto e tutti. –Ehi, Vilu, come stai?-. Prima pugnalata. Primo sorriso falso. Mi volto, e vedo quella perfezione di mia zia. –Tutto bene- mento. E’ incredibile quanto sia diventato facile mentire, per me. Prima non riuscivo a raccontare neanche una bugia. Appena mentivo, scoppiavo a ridere ed era impossibile non dire la verità. I suo occhi mi squadrano. –Dove vai?- chiede, sorseggiando un po’ del thè che tiene tra le mani. –Oh, ecco. Ehm, Le-Leon, vuole vedermi. Dice che è una cosa.. una cosa importante-le spiego. Si pietrifica, sgranando gli occhi, poi un paio di secondi dopo si riprende. –Vilu, non p..- la blocco –Tranquilla, Angie. So quello che faccio, non ti preoccupare. Giusto due chiacchiere-, mento ancora. Serra le labbra, ed annuisce, liquidandomi con un sorriso per poi sparire dentro la sua stanza.. e quella di papà. Faccio un respiro profondo, mi sento tranquilla. Ma ecco che all’improvviso mi volto, e trovo un altro specchio. Tutte le insicurezze, le paure, le emozioni che avevo appena rinchiuso in un cassetto, dentro di me, non so come ma sono riuscite ad uscire, ancora. Comincio a respirare irregolarmente, il cuore accelera in un modo impressionante e le gambe e le mani cominciano a tremare. Sono così sbagliata. Tiro un altro sospiro, pensando a quando arriverà la notte. A quando sprofonderò nel cuscino e lo riempirò di lacrime. A quando mi sfogherò così tanto, che alla fine mi verrà spontaneo sorridere. Scendo con passo svelto le scale, e m’infilo tutto l’occorrente: guanti, cappellino di lana e giubbotto. Prendo le chiavi, ed esco.. andando incontro al mio destino.
Arrivo correndo all’inizio di Via Giosuè. Mi guardo intorno, cercandolo, e respirando a fatica. Per fortuna non lo vedo, non sono io quella in ritardo. Mi appoggio ad un muretto, qui vicino e il respiro diventa di nuovo irregolare. Passano, più o meno, dieci minuti, ed ora sto facendo avanti ed indietro sul marciapiede. Sono al telefono con Francesca. –Te lo ha detto?- chiede, ancora. Sbuffo, passandomi una mano tra i capelli. –Per la quinta volta: no, Fran. Non mi ha detto dove andremo!- esclamo, per poi mordermi il labbro inferiore, cercando di non sorridere. E’ incredibile, è la quinta volta che lo chiede! –Ok, ok. Scusa. Però ti do’ un consiglio. Non essere subito troppo disponibile. I maschi non aspettano altro per poterti portare a..- la blocco –Ok, Fran. Ho capito, grazie per il consiglio!-.Improvvisamente mi sento afferrare per i fianchi, da dietro, e lancio un urlo. Automaticamente mi giro, e mi perdo nel mare verde. Francesca, dall’altro capo del telefono non fa altro che urlare –Vilu! Vilu! VIOLETTA!-. Sbatto le palpebre due volte, riprendendomi e vedendo il suo sorriso perfetto. –Ehm, Fran ci vediamo domani. Ciao!- la saluto, senza neanche ascoltare la sua risposta. –Scusa per il ritardo- dice, mostrando i denti bianchi, per poi avvicinarsi e lasciarmi un bacio sulla guancia. –Tranquillo, non è molto che aspetto- rispondo.
Siamo seduti su un muretto, in una specie di parco. Penso sia il punto più alto di Buenos Aires, visto che riesco a vedere ogni singola casa, strada o parco.. wow, è davvero bellissimo.. il paesaggio e lui. Ma sta accadendo davvero, oppure è uno dei miei tanti sogni. Com’è possibile che Leon Vargas, abbia scelto.. me? –Sei bellissima- sussurra, riprendendomi di miei sogni ad occhi aperti. Mi giro, ed incateno il mio sguardo al suo. Sorrido timidamente, ed abbasso la testa arrossendo. –Allo Studio ce ne sono di più belle..-, ecco che deficiente che sono. Mi sono data la zappa sui piedi da sola. Zitta no, eh! Alzo la testa, e lo vedo sorridere, mentre fissa qualcos’altro. –Oh, ma non mi interessa nessuna di quelle gallinelle- ammette, tornando con lo sguardo su di me. Mi mordo il labbro inferiore, quasi a sangue –E.. chi.. chi ti interessa?- chiedo stupidamente, e pentendomene subito. Sorride mostrando ancora i denti, ed avvicinandosi di più. In un secondo accadono tre cose: i nostri nasi si sfiorano, il mio cuore si ferma e lui risponde –Tu-. E’ un attimo. Una frazione di secondo. –Scusa..- dico allontanandomi di poco da lui, e prendendo il telefono dalla borsa. –Pronto?- dico spazientita –Vilu, amore. Come stai? Tutto bene? Hai cenato? Dove siete? Perché non rispondi? Ti ha fatto del male? Vengo subito a prenderti!- grida, ma lo blocco in tempo –PAPA’!-. –Scusa, tutto bene?- chiede più tranquillo. Sbuffo mordendomi il labbro inferiore, cercando di nascondere una risata. Vedo lui sorridere e distogliere lo sguardo da me. –Si, papà. Ti chiamo io quando devi venirmi a prendere. A dopo!- lo liquido, senza ascoltare la sua risposta, proprio come con Fran. Scusatemi, ma quando sono con lui, non voglio sprecare neanche un secondo. –Scusa, mio padre è troppo.. protettivo!- esclamo scoppiando a ridere, e lui mi segue a ruota. Ok, in questo momento voglio svenire.. adesso! Su, su, Vilu. Svieni! Io però l’ho detto è.. non è giusto.. NON DOVREBBERO ESISTERE DEGLI OCCHI VERDI COSI’ BELLI! Dovrebbe essere illegale. Sporgerò denuncia.. poi ti verrò a trovare in carcere, amore mio. Eh, cosa.. amore mio? No, no, no, Vilu, non ci siamo. Amore mio? Ma cosa ti salta in mente! E’ solo un’uscita amichevole! Non c’è niente tra di voi, e non ci sarà mai. Certo, però se è solo un’uscita amichevole, perché prima stava quasi per.. no, no. Via! E’ UN’USCITA AMICHEVOLE. –E’ comprensibile, sei la sua unica figlia. Per di più femmina. Anche con me, quando avrò una figlia, sarà difficile placarmi quando dovrà uscire con qualcuno. Specialmente con un ragazzo. Lo capisco..- dice, facendomi rimanere senza parole. E’ così.. maturo. Rimango a fissarlo, alzando gli angoli della bocca. –Ho detto qualcosa di sbagliato?- chiede innocentemente. Scuoto immediatamente la testa –No, assolutamente no. Anzi.. è così.. profondo quello che hai detto- rispondo. Sorride, e restiamo a guardarci. Attimi di silenzio fanno da sovrani, poi vengono spezzati dalla voce più bella del mondo. –Andiamo a mangiare? Ho una fame!- esclama saltando giù dal muretto. –Si, andiamo-. In effetti, ora che ci penso, sto morendo di fame anch’io! Allunga le braccia per prendermi, e mi lascio cadere sopra di lui. Mi prende leggiadramente, e mi fa poggiare i piedi a terra, molto delicatamente. Ho le mani sopra il suo perfetto petto scolpito dagli angeli, e gli occhi immersi nei suoi. Sposto lo sguardo, imbarazzata, con un lieve rossore sulle guance. –Allora.. dove mangiamo?- chiedo allontanandomi quel poco che basta per non sentirmi in imbarazzo. –Lì- risponde lui, indicando un chiosco che vende panini e patatine fritte. –Ah- dico, fissando il chiosco. Bhè, non fa niente dove mangiamo,basta che stiamo insieme. –Troppo semplice?- chiede lui, quasi imbarazzato, grattandosi la nuca. Lo guardo, e sorrido dolcemente scuotendo la testa. –No, assolutamente no. E’ perfetto- rispondo. Lo vedo sorridere, e in un attimo intreccia la sua mano con la mia. –Andiamo,allora- dice iniziando a camminare, lo seguo a ruota. Avevo detto uscita amichevole? Bhè, tutti possono sbagliare, no?
Arrivo di corsa davanti l’entrata di quella specie di parco. Quanti ricordi in questo posto, quante emozioni. Lo vedo seduto su una panchina, con la chitarra sulle gambe che strimpella qualche accordo. E’ proprio vicino al chiosco di panini. Sorrido, avvicinandomi di più, e cercando di non distrarlo. Mi piace ascoltare il suono della sua voce. La canzone che inizia a cantare, è una delle mie preferite. La riconosco subito, anche perché è quella della nostra band preferita: R5.
Looking fot the one tonight, (Ti sto cercando stasera,)
But i can’t see you. (ma non riesco a vederti.)
‘Cause i’m blinded by all the lights (Perchè sono abbagliato da tutte le luci)
Oh, oh.
And I can’t ever get it right, (E non ho mai ragione,)
I need a breakthrough. (ho bisogno di una pausa)
Why are you so hard to find? (Perchè sei così difficile da trovare?)
Oh,Oh.
I’ve been searching every city (Sto cercando in ogni città)
Never living up, (non mi arrenderò,)
‘Till i find my angel (finchè non troverò il mio angelo)
Diamond in the rough. (di diamante grezzo.)
Looking for a signal (Cerco un segnale)
Baby turn it up tonight. (baby alza il volume stasera.)
E’ incredibile quanto il suono della sua voce sia positivo su di me. Possibile che sia diventata una droga?
Come on get loud, loud (Forza divertiamoci, divertiamoci)
Let it out, (resta fuori,)
Shout it out from the rooftops. (gridalo dai tetti.)
Come on get loud (Forza divertiamoci)
‘till they shut us down. (finché non ci fermano.)
Come on get loud, loud (Forza divertiamoci, divertiamoci)
Let it out, (resta fuori,)
Show me everything that you got. 
Come on get loud, loud (Forza divertiamoci, divertiamoci)
I need you now, (ne ho bisogno adesso,)
Baby let me hear it loud. (baby lasciamelo gridare.)
Na na na na na na, na na na na na na, na na na na na na.
Looking for the light to shine, (Cerco la luce per brillare,)
Start a fire (inizio a prendere fuoco)
And girl i’ll be the first in line, (e ragazza, io sarò il primo in fila)
Oh, oh.
And baby when the stars align.. (E baby quando le stelle si allineeranno..)
We can’t get no higher, (non ci supereranno,)
You just give me a sing. (dammi solo un segnale)
Come on get loud, loud (Forza divertiamoci, divertiamoci)
Let it out, (resta fuori,)
Shout it out from the rooftops. (gridalo dai tetti.)
Come on get loud (Forza divertiamoci)
‘till they shut us down. (finché non ci fermano.)
Come on get loud, loud (Forza divertiamoci, divertiamoci)
Let it out, (resta fuori,)
Show me everything that you got. 
Come on get loud, loud (Forza divertiamoci, divertiamoci)
I need you now, (ne ho bisogno adesso,)
Baby let me hear it loud. (baby lasciamelo gridare.)
Na na na na na na, na na na na na na, na na na na na na. Na na na na na na, na na na na na na, na na na na na na.
Looking for the one tonight (Ti sto cercando stasera).
Na na na na na na, na na na na na na.
I’ve been looking for the one tonight (Ti ho cercata stasera)
Come on get loud, loud (Forza divertiamoci, divertiamoci)
Let it out, (resta fuori,)
Shout it out from the rooftops. (gridalo dai tetti.)
Come on get loud (Forza divertiamoci)
‘till they shut us down. (finché non ci fermano.)
Come on get loud, loud (Forza divertiamoci, divertiamoci)
Let it out, (resta fuori,)
Show me everything that you got. 
Come on get loud, loud (Forza divertiamoci, divertiamoci)
I need you now, (ne ho bisogno adesso,)
Baby let me hear it loud. (baby lasciamelo gridare.)
Na na na na na na, na na na na na na, na na na na na na.
Baby let me hear it loud. (Baby lasciamelo gridare)
Na na na na na na, na na na na na na, na na na na na na.
Baby let me hear it loud. (Baby lasciamelo gridare)
Na na na na na na..
I’ve been looking for the one tonight. (Ti ho cercata stasera.)
Quando suona gli ultimi accordi, mi siedo accanto a lui, sorridendo. E’ così bello, così perfetto.. così.. troppo per me. Cos’ho fatto per meritarmi tutto questo, o almeno, cosa avevo fatto. Ora infatti non me lo merito più, purtroppo. –Ciao!- esclama riponendo la chitarra dentro l’apposita custodia. –Ciao- rispondo, seguendo ogni suo movimento. –Ti devo parlare..- dice tornando composto, ed allungando un braccio sullo schienale della panchina. –Ti ascolto- dico. Mi devo preoccupare? Il cuore dice di no, ma la testa dice sì. Dicono sempre di ascoltare il cuore, ma questa volta non ci riesco. Devo dar ragione alla testa, devo ascoltare lei. Sì, mi devo preoccupare. Dalla sua espressione non è niente di positivo. –Ecco.. io ci ho pensato, a lungo. E’ stata una decisione piuttosto difficile da prendere, e non so come dirtelo- inizia. Ecco, lo sapevo. Il respiro si fa improvvisamente irregolare, ed inizio a tremare. –Co-cosa, intendi?-. Fa un respiro profondo, poi sposta lo sguardo altrove, poi su di me, e così per altre due volte. –Leon, dimmi cosa hai deciso- dico con un po’ di coraggio. Fa male, so che fa male. Ma se questo è il mio destino, che sia così. –Vorrei, ecco.. vorrei provare a convincerti a.. – le parole non gli escono dalla bocca. Anche il suo respiro è diventato affannoso, ha gli occhi lucidi. –Vorrei convincerti ad.. a-abortire- dice quasi senza voce. Abortire?! Abortire?! Abortire?! Come può solo pensare che io ucciderò mio figlio, nostro figlio! Come può passargli per la mente che metterò fine ad una vita, una vita che abbiamo creato io e lui. Come può solo pensarlo. La mia espressione, in questo momento è tra la stupita, l’impossibile e la degenerata. Sto per dare di matto. Apro la bocca per parlare, ma mi precede. –Ascoltami, Violetta. So che può sembrare una decisione.. ‘cattiva’, ma lo sto dicendo per te. Hai solo diciassette anni, non puoi avere un bambino. Sei ancora una bam.. cioè una ragazza. Una ragazza con tutta la vita davanti. Potrai avere quanti bambini vuoi, ma non adesso. Non rovinare gli anni più belli della tua vita, solo per..- s’interrompe, abbassando lo sguardo. –Solo per?!- esclamo spazientita. Non dirà quello che penso, vero? No, certo che non lo dirà. –Solo per.. una.. notte-. Mi blocco nel sentire quelle parole. Una notte, solo per una notte. Serro le labbra, facendo uscire le prime lacrime. –Quindi per te, è stata solo.. ‘una notte’? Una come tutte le altre? Bene, non mi interessa. Fai quello che ti pare, Leon. Se la pensi così, non voglio che ilmio bambino cresca con te accanto. Non voglio che abbia una padre che non lo accetta. Fai come vuoi, ma io non metterò fine alla sua vita. La vita che io e te, abbiamo creato. Non voglio mettere fine ad una nostra scelta. Perché sì, Leon. E’ stata una scelta. Abbiamo scelto di sbagliare, di fregarcene di tutte le conseguenze. Ora paghiamo. Io ho deciso di prendermi le mie responsabilità, al contrario tuo. Non vuoi vedere tuo figlio crescere? E’ un problema tuo. Non so come farò a spiegargli che suo padre non lo ha voluto, non lo ha accettato, ma tranquillo, ci riuscirò. Ci sono persone, che mi sono vicini, a differenza tua. Sai, Diego? L’ha presa meglio di te.. -. Non smetto di piangere, e di qui a qualche secondo, anche lui scoppierà. –Non sai quanto vorrei che fosti tu, ad accompagnarmi alle visite, alle ecografie. Non immagini quanto vorrei che vedessimo il nostro bambino attraverso il monitor, crescere mese dopo mese. Non sai quanto vorrei che quando avrò le voglie, uscirai a comprarmi quello di cui ho voglia. Quanto vorrei scegliere il nome del bambino, insieme a te. Perché sì, Leon, ti amo, ti amo ancora. Nonostante tutto, nonostante tutti. Ma tranquillo, mi passerà-. Il suo viso, il suo perfetto viso è rigato dalle lacrime. No, amore mio. Ti prego, non piangere, ti prego. Resta con me, resta con il tuo bambino. Tutte le cose cheti ho detto, sono vere. Mi dispiace che tu non accetti nostro figlio.. Ci fissiamo, senza dire niente. Poi mi alzo, e lui mi segue con lo sguardo –Mi dispiace, non immagini quanto. Addio, Leon- dico, per poi fuggire da lui. Fuggire dal mio destino. Ti amo, amore mio. Non sai quanto.
 
 
ANGOLO AUTRICE:
BUONSALVE A TODOS!!! Innanzitutto mi scuso per il tremendo ritardo. Lo so, lo so, mi vorreste uccidere. Ma ehi, mi sono fatta perdonare con questo capitolo. Scusate se è più corto degli altri, ma non avevo molta fantasia. Nell’ultimo pezzo, quando Violetta si ‘dichiara’, mi tremavano le mani, mentre lo scrivevo. A voi è piaciuto? Ditemi cosa ne pensate. Ah, novità: sto iniziando a scrivere una nuova storia. Leonetta ovviamente, però la pubblicherò quando finirò una delle due che ho in corso. Ma intanto vi dico che vi farà impazzire, o almeno lo spero. Bhè, devo scappare, spero di ricevere molte recensioni. Bacioni e alla prossima!

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