Capitolo 11

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Tre mesi. Sono già passati tre mesi da quella notte. Tre mesi dalla notte più bella della mia vita. Tre mesi da lui. Tre mesi dall'inizio della mia nuova vita. I miei amici dicono che si vede un leggerissimo rigonfiamento del mio ventre. Ma io ribatto dicendo che è impossibile, visto che sono solo al terzo mese. Però anche Angie è d'accordo con loro, quindi bho. A me non sembra. Mi sembro sempre la stessa Violetta, quella bambina che giocava con le bambole. Purtroppo non sono più una bambina. Ora sono grande, ed ho un bambino in grembo. Il mio bambino, il bambino di Leon. Però lui non ha voluto prendersi le sue responsabilità. Io sì. Ma come ho già detto, e come continuerò a dire: se lo vorrà conoscere, non glielo impedirò. E' suo figlio, ed è suo diritto. -Vilu, Vilu! Mi ascolti!- dice Francesca, schioccando le dita davanti al mio viso. Batto due volte le palpebre, tornando alla realtà. -Eh, no scusa Fran- mi scuso passando una mano tra i capelli. -Qualcosa non va?- chiede riponendo la matita e la gomma dentro l'astuccio, poggiato sul pianoforte. -Diciamo che in questo periodo mi resta difficile concentrarmi- rispondo, posando una mano sulla pancia. Un paio di mesi fa, ho parlato con Pablo, ed Antonio, sì ed anche con tutti gli altri professori. Ho raccontato loro tutto.. cioè, non tutto, tutto. Ho detto che sono incinta, e basta. Ho anche chiesto se per loro era un problema, se tra qualche mese mi vedranno girare con il pancione per lo Studio. All'inizio sono rimasti scioccati, poi però hanno risposto che non c'era nessuno problema, e che avevo tutto il loro appoggio. Sono proprio delle gran brave persone. Improvvisamente, nell'aula entra una folata di studenti, sta per iniziare la lezione di Pablo. Notizia: tra poco ci sarà un nuovo show. Credo di poter partecipare, i capogiri sono diminuiti notevolmente. Ma purtroppo le nausee no; ma non fa niente. Riuscirò a partecipare allo show. Ho deciso di rimanere allo Studio, a mio rischio e pericolo. -Sì, ti capisco- risponde lei, affiancandomi e lanciando uno sguardo al suo ragazzo, Federico, intento a ridere e scherzare con una delle gallinelle. -Niente miglioramenti tra di voi?- chiedo posandole una mano sulla spalla. Serra le labbra, abbassa la testa e la scuote. -No- sussurra infine. Rimango un attimo a guardarla, poi la abbraccio forte. Se non ci si aiuta tra amiche.. La classe è ormai completa, non manca nessuno. Anche Pablo ha fatto il suo ingresso nell'aula, e loro sono ad un paio di metri da noi. Lui le circonda la vita con le braccia, e le mani posate sopra il suo ventre. Dovrei esserci io, lì.. Li fisso triste. Le sue parole di tre mesi fa, mi rimbombano ancora nella testa. Non riesco a credere che sia riuscito a chiedermi di abortire. Come gli è venuto in mente? Perché voleva uccidere il suo, il nostro bambino. Ancora non riesco a capire. Ok, ama lei, e me ne sono fatta una ragione. Ama lei, non me. Lei è meglio di me, in tutto e per tutto. E' più bella, più perfetta, più dolce, più aggraziata, più spettacolare.. più giusta. Più giusta per lui. Io sono sbagliata. Lui è troppo bello, ed io sono troppo incasinata. Io sono il disastro, e lui è l'opera d'arte. Sai, Amore mio vorrei solo averti accanto,stringerti e dirti che la vita é un po' meno complicata,se ci sei tu con me. Ma sai una cosa.. non posso farlo. O almeno io, non posso farlo. Lei sì. Sinceramente non riesco più a riconoscermi. La gente mi chiede sempre chi sono diventata. Bhè non lo so più neanche io. "Io chi sono?"E' una domanda che mi pongo spesso. Sono il nulla, l'invisibile. Sono quella che spesso ride, ma dentro muore. Sono un mix di delusioni e illusioni. Sono un mistero, e alla gente non piace il mistero e non provano nemmeno a capire. Sono strana, lo so. Le persone vanno via da me, ma non so il perché. Forse è colpa mia, sono io che mando via le persone. Sono la tipica ragazza che vive nel suo mondo, quel mondo fatto di musica. Sono quella con gli scheletri nell'armadio e i sogni nel cassetto. Ecco, sono io. Improvvisamente scoppiano tutti a ridere. Mi guardo intorno spaesata. Che mi sono persa? Lo fisso di nuovo, sto per scoppiare. Smettila di sorridere così, cazzo, che mi viene voglia di baciarti, e non posso! Chiudo gli occhi, ora piango.. Sto per farlo, ma mi trattengo. Ho gli occhi di chi sta per piangere, sì, è vero. Ma se è per questo ho anche il sorriso di chi è felice; ma vi svelo un segreto: non lo sono. Mi dicono che sono forte. Sì, apparenza ragazzi, apparenza. Non sono forte, ho solo imparato come funziona questo mondo. Continuo a fissarlo, sempre più triste, sempre più distrutta. Amore mio.. non sai quanto sei bello quando sorridi. Non sai quanto lo sei, davvero. Quanto vorrei esserci io, fra quelle braccia. Non sai quanto vorrei essere stretta da te, come fai con lei. Non immagini il mio dolore, in questo momento. Non sai quanto mi manchi. Quanto mi manca il tuo profumo nel mio letto, sui miei vestiti, sul mio corpo. Non sai quanto mi mancano i tuoi occhi, che ad ogni sguardo mi incantavano, mi facevano sentire in pace con me stessa, in pace con il mondo. Non immagini quanto mi mancano le tue labbra. Dio le tue labbra! Erano diventate come una droga. Una malattia, dalla quale non potevo e non volevo guarire. Erano così morbide, così carnose, così deliziose, così perfette. Non sai quanto mi manchi. Ma a me non rimane altro da fare, che guardarti sorridere da lontano. E fa male, non sai quanto fa male, cazzo. -Violetta, sei sicura quindi?- mi sento chiedere da Pablo. Improvvisamente tutti si voltano verso di me, anche lui. Per un secondo i nostri occhi si incatenano, ed in questo momento sono la persona più felice del mondo. Mi giro di scatto verso Pablo, il quale anche lui mi fissa. -Eh, scusa Pablo. Non ero attenta- ammetto, passandomi una mano tra i capelli. -Ti ho chiesto se sei sicura di poter partecipare allo show, nelle tue condizioni. Non vorrei che ti aggravassi-. -Oh, tranquillo. Ce la faccio, grazie per esserti preoccupato per me- rispondo sorridendogli -E' il minimo-. Ci sorridiamo, e riprende a spiegare. Mi volto un'ultima volta verso di lui: mi sta fissando.
Aveva ragione Leopardi quando diceva 'La felicità è solo un momento di intervallo tra un male e l'altro'. La campanella è appena suonata, e loro due non hanno fatto altro che scambiarsi baci, per tutto il tempo. Abbasso la testa, mentre vedo Fran che si mette davanti a me. Con le lacrime agli occhi, sento pezzi di me che cadono a terra, silenziosamente. L'ho perso. Ormai l'ho perso. Per sempre. -A che pensi?- mi chiede Francesca. Alzo la testa e con il dorso della mano, mi asciugo le lacrime -Nulla- mento. -Anche se ci provi, è impossibile pensare a niente- ribatte lei, con un sorriso dolce. Cerca di farmi sorridere, lo so, la conosco. Abbasso di nuovo la testa, incrociando le braccia al petto. Secondi di silenzio fanno da sovrani, poi parla -Basta, Vilu. Smettila di pensare a lui. Smettila di pensare ai suoi occhi, alle sue labbra, al suo sorriso, ai baci, le carezze, le frasi dolci, gli abbracci.. smettila di ricordare. Perché lo so che se ricordi piangi-. Incrocio il suo sguardo, poi sorrido leggermente -A me piace ricordare- ammetto. Tira un sospiro -Non ti fa bene. A volte i ricordi rattristiscono- insiste. Mi vuole davvero bene, e si preoccupa molto per me. -Può darsi-, rispondo guardandola negli occhi -Ma i ricordi sono tutto ciò che mi resta-. Serra le labbra -Comunque.. eravate davvero belli- ammette sciogliendosi in un sorriso. Ricambio, ed annuisco leggermente -Già.. eravamo-.
Mentre cammino per il corridoio, dirigendomi al mio armadietto, mi sento strattonare per un braccio. -Cosa vuoi?- chiedo senza neanche guardare in faccia quel qualcuno. So chi è. Riconosco le sue mani. Alzo improvvisamente lo sguardo, e mi immergo nel mare verde smeraldo. -Quindi ce la fai, eh?- chiede in un modo.. strano. Sembra arrabbiato, ma più preoccupato -Non ti seguo- rispondo, cercando di liberarmi dalla sua presa. No, Amore mio, non lasciarmi andare. Tienimi. -Tu non parteciperai allo show- dice deciso. Mi sta dando un ordine? No, sul serio? Alzo un sopracciglio, e lo guardo scettica. -Ripeti, scusa- gli ordino, fulminandolo con lo sguardo -Tu non parteciperai allo show. Punto. Non nelle tue condizioni-. Prego? No, fatemi capire, ora mi viene a fare la predica a me? Come funzione, spiegatemelo, perché non ci sto capendo niente! Prima non vuole assumersi le sue responsabilità di padre, e poi che fa? Mi dice, anzi mi ordina di non partecipare allo show? Bhè, questa poteva anche risparmiarsela. -Cioè, mi stai ordinando di non partecipare allo show? Sul serio, Leon?- dico, facendo una pausa. Mi lascia il braccio. No, Amore mio, ti prego, non lasciarmi. -Non riesco a credere che dopo tutto quello che è successo mi dici, anzi, mi ordini di non partecipare allo show. Non riesco a credere alle mie orecchie. Dopo che non ti sei preso le tue responsabilità, vuoi anche impedirmi di seguire il mio sogno? No, mi dispiace ma non ho intenzione di ascoltarti. Non questa volta-. Mi guarda triste, senza batter ciglio, senza parlare. Lo so, sto facendo l'acida, ma l'amore, il troppo amore, a volte far diventar acide le persone. -Non voglio che ti affatichi- ammette, sempre con la stessa espressione, ma più dolce. Amore mio, quanto ti amo. Non sai quanto ti amo. -Sì, lo so. Ma mi dispiace, ho fatto la mia scelta- rispondo prontamente, non riferendomi solo allo show. Faccio per andarmene, ma mi prende ancora. Fa scontrare la mia schiena contro gli armadietti, il mio seno si scontra con il suo petto. Poggia la mano sopra l'armadietto, allunga il viso verso il mio. Comincio a respirare affannosamente, il cuore sta per scoppiarmi. Ho paura che lo senta, che avvera il mio palpitare sopra il suo petto. -Violetta, per favore. Non partecipare allo show- scongiura, con gli occhi lucidi. Il mio sguardo si sposta sulle sue labbra. Quanta voglia ho di farle combaciare con le mie, di assaporarle dopo mesi. Ma non posso. -Ti prego- insiste, non sentendo arrivare una mia risposta. Ma, Amore mio, secondo te come posso risponderti con uno spettacolo del genere come te?! Poi i tuoi occhi.. lo sai che mi bloccano, lo sai che ne rimango sempre incantata. E vogliamo parlare delle labbra? Eh, senti però tu non mi puoi fare così. Lo sai che ti amo ancora, lo sai che non riesco a far a meno di guardarti. Me lo fai apposta, vero? Sì, certo, ne sono sicura. Ovvio che lo fai apposta. Lo so, ti conosco. -Violetta..- mi chiama. Che voce spettacolare che hai, Amore mio. -No, mi dispiace, Am.. Leon-, cazzo, ci stavo per cascare. -Ho intenzione di partecipare allo show. Mi dispiace, ma non mi succederà nulla. Chiederò al medico se va bene..- propongo. -Ti accompagno, allora- risponde schietto. Poi, ci sono quelle parole impronunciabili, frasi superflue che non riuscirebbero a descrivere degnamente le emozioni, che solamente un intreccio di sguardi può scambiare. -Non puoi.. non hai la patente- ribatto, senza spostare lo sguardo dai suoi occhi. Amore mio, lo sai che non ho ancora sporto denuncia per i tuoi occhi? Ricordi quando volevo farlo? Bhè, alla fine non l'ho fatto. Però credo che andrò presto dalla polizia. Verranno ad arrestarti, e ti rinchiuderanno in una cella insieme alle altre persone con occhi come i tuoi. Ah no, aspetta.. sarai solo. Nessun'altro ha occhi come i tuoi. -Invece sì, giusto ieri l'ho presa. Sai, adesso ho diciotto anni-. Sì, lo so Amore. Lo hai letto il mio messaggio di auguri? Mi sembra di sì, mi sembra che hai visualizzato. Alzo un sopracciglio, ancora imprigionata tra lui e gli armadietti. -Non ci credi? La vuoi vedere?- chiede schietto, alzando anche lui le sopracciglia. -No, no, ci credo. Comunque non scomodarti, cioè.. non ti preoccupare. Mi accompagnerà Diego, andrò con lui-. Lo vedo irrigidirsi, contrae la mascella e da verdi, gli occhi diventano di fuoco. -Ci parlo io, con lui- insiste facendo un respiro profondo, segno che cerca di calmarsi. -Non credo che cederà, anche perché ha già avvertito Ludmilla- insisto io. Scusa, Amore mio. Certo che voglio che mi accompagni tu, ma lo sai quanto sono orgogliosa. Lo sai che non cedo facilmente. Sbuffa -Certo che come testardaggine non cambi mai, eh!- esclama per poi far comparire quel suo sorriso sghembo. Ecco, lo sapevo.. ci fa apposta! Sorrido, veramente, -Lo dovresti sapere-. Dopo di che non parla, non parliamo. Restiamo a guardarci, in mezzo al corridoio. Per fortuna non c'è nessuno, sono tutti in classe. Siamo solo noi tre. Non siamo mai stati così vicini. -perché Diego? Perché non io?- mi domanda. Improvvisamente il mio cuore, il quale aveva rallentato un po', ricomincia ancora più veloce di prima. -Cosa intendi?- chiedo stupidamente. So cosa intendi, Amore mio. Ma voglio sentirlo dire da te. -Perché hai scelto lui..- risponde, per poi continuare -..per andare alla visita- sottolinea. Certo, per andare alla visita. Cerco di non sorridere, ma è impossibile. Mi sbaglio, o è geloso? Mi sbaglio. Non può essere geloso, ovvio che non può esserlo. Lui è fidanzato, lui sta con.. Dafne. Lei è bella, magra, affascinante, spontanea.. Lei ha tutto più di me. Tutto. -Perché?- chiedo facendo una pausa -Perché è lui che mi è stato accanto in questi primi tre mesi. E' lui che mi ha accompagnata a tutte le visite che ho fatto. E' lui che ha visto.. il.. bambino attraverso il monitor. Ricordi le parole che ti ho detto tre mesi fa? Davanti al chiosco di panini? Erano tutte vere. Io non dico bugie, non mento-. Scusami, Amore mio. Scusami tanto, non sai quanto mi fanno male queste parole. -Non sai quanto darei.. per una.. una seconda opportunità. Ma non posso averla- ammetto, diventando improvvisamente rossa sulle guance. -Ho cercato di andare avanti, di dimenticare. Andare avanti sì.. ma dimenticare.. no- continuo. Lui non parla, resta a fissarmi. I suoi occhi si sono diventati ancora più lucidi, mentre dai miei è già da un pezzo che escono lacrime. C'è chi ha imparato a dimenticare, e chi come me, improvvisa. Non posso, e non voglio dimenticarlo. -A volte è più facile dimenticare, piuttosto che andare avanti- dice finalmente. -Dipendi dove vai, e cosa ti lasci alle spalle- rispondo, sorridendo amaramente. -Ed è tanto difficile lasciarsi alle spalle il passato?- chiede, sapendo già la mia risposta: -Troppo-. Il mio respiro diventa affannoso, il cuore sta per scoppiarmi. Se non fossi ancora imprigionata tra lui e gli armadietti, sarei scappata già da un pezzo. -Promettimi che mi racconterai le esatte parole del medico- supplica, guardandomi in un modo che solo lui sa fare. -Promesso-.

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