Capitolo 13

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Sto camminando per cercare di raggiungere l'uscita dello Studio. Le lezioni sono finite, e devo assolutamente sdraiarmi, non riesco più a stare in piedi. Il medico aveva ragione, è stancante partecipare allo show nelle mie condizioni. Non so se ce la farò. Dopo la conversazione con Leon, non riesco a pensare ad altro che alle sue parole. Gli ho mentito, ancora. Non riesco a perdonarmi. E se perdessi il bambino? E se perdessi nostro figlio? Suo figlio. Dio, non voglio neanche pensare alle conseguenze. Cosa accadrà? Come la prenderà? Sarà più rilassato? O no? Non ne ho idea. Oddio, quant'è difficile! Sono stanca, ma non voglio andare a casa, mi sentirò più sola di quanto lo sia qui. Quando parlo con qualcuno dico sempre: -Tanto ci sono abituata a stare sola-. La cosa più ingiusta è ripetere quella frase a me stessa. La verità è che non ci si abitua mai. Non puoi abituarti a restare sola. Nessuno merita una cosa così brutta. Ogni volta che si arriva al punto in cui qualcuno ti abbandona, ogni volta provi la stessa tristezza della volta prima e puoi spiegarlo al mondo intero come ti senti, ma mai nessuno capirà il vuoto che senti dentro. Hanno sempre mille scuse e mai nessuno che ci provi a mettersi nei tuoi panni. Arrivi a un punto in cui ti arrendi, anche se non vorresti, lo fai perché tanto sarà sempre la solita delusione. Non ti cerca mai nessuno per "un caffè" e mai nessuno ti chiede realmente come stai, ma non illuderti non ti ci abituerai mai. Ti arrendi e basta. Ti senti schiacciata da tutto e tutti perché stare sola è la cosa più brutta che ti può capitare. Non riesci nemmeno a urlare la tua frustrazione, ma solo a nasconderla. Io scrivo. Io scrivo, scrivo sul mio diario, ma non mi basta più, non più. Vorrei uscire, gridare al mondo la mia voglia di vivere ma ormai mi sento così sola che la voce mi si blocca in gola e la ingoio. Va giù così lentamente che mi sento soffocare. Qua nessuno si salva da solo. Non ti ci abituerai mai. La musica non mi basta più. Avrei solo bisogno di un abbraccio e di qualcuno, qualcuno in particolare che mi dicesse: -Lotteremo insieme-. Bisogna solo essere forti e realizzarsi col freddo che ricopre il cuore per poter dire un giorno: -Ho voglia di vivere questa vita! È dura ma io non mi arrendo, perderei anche me stessa-. Forse vale la pena soffrire adesso, forse il futuro ci riserva qualcosa di speciale. Chissà. Improvvisamente mi sento mancare. Porto una mano sulla fronte, e mi tengo al muro con l'altra. Cerco di aprire gli occhi, ma non vedo nulla. Cerco di camminare, ma le gambe non si muovono. Mi accascio a terra, con la schiena contro il muro e la faccia infossata nelle ginocchia, con gli occhi chiusi. Cerco di respirare profondamente. Aveva ragione il medico, non devo partecipare allo show. No. Ma io voglio, partecipare. Sento dei passi avvicinarsi. -Violetta! Violetta!- mi sento chiamare, cerco di alzare la testa, ma gira tutto. Vedo due figure sfogate correre verso di me. -Violetta, mi senti?- chiede una voce cristallina molto famigliare. Ludmilla. Dalla bocca emetto qualcosa simile ad un sì. -E' quasi incosciente, forza, portiamola a casa!- dice Diego, prendendomi in braccio.-Diego!- grida una voce non appartenete a Ludmilla, ma che riconoscerei tra mille. -Che cazzo stai facendo? Che le hai fatto?- grida ancora, avvicinandosi a noi. Ho il viso infossato nel petto di Diego, ma riesco perfettamente ad immaginarlo. -Calmati! Non le ho fatto niente! L'abbiamo trovata accasciata a terra. Probabilmente ha perso i sensi- spiega lui. No, ancora non ho perso i sensi, ma sto per perderli. Mi sento male. -La porto io a casa- gli sento dire, e sento altre due mani sopra di me, ma improvvisamente Diego si sposta. No, che fai, lasciami! Dammi a lui, per favore Diego. -Diego, non farmi perdere la pazienza- dice ancora lui con voce roca e ferma. -Ehi, ragazzi. Adesso calmatevi su- interviene Ludmilla, cercando di riportar pace tra i due. E' incredibile. Sono un emerito disastro. Combino solo guai. Ho messo due amici contro, due migliori amici. Ed ora, solo per colpa mia stanno litigando. Possibile che ovunque vada semino tempesta? -Diego, te lo ripeto per l'ultima volta. Lasciala a me- ordina ancora, senza segni d'emozioni. Sto quasi per perdere i sensi. Non mi sento più le gambe, ed il controllo del mio corpo viene sempre meno. Non riesco ad aprire gli occhi, ma e lacrime escono comunque. Sto bagnando tutta la maglietta di Diego. Spero solo che non se ne accorga. Non riesco a parlare. Mi sento molto male. Ecco che sento di nuovo quelle mani, le sue mani. Dio quanto mi mancano. Mi manca tutto di lui: le sue mani, la sua pelle, il suo odore... mi mancano le nostre nottate passate a fare l'amore. Quanto mi mancano quelle notti. Le rivorrei tutte indietro, una per una. Le vorrei rivivere tutte, nessuna esclusa. Tre anni di nottate meravigliose, le più belle della mia vita. Ma la vita non è sempre bellissima, tutta rosa e fiori. No. La vita è rischio, oscurità, paura, testardaggine, menzogna, amore, delusioni, ma soprattutto solitudine. Esiste un momento nella tua vita in cui ti ritrovi davanti a un bivio... Ci sono due vie, la prima è la via della facilità, quella dove puoi avere tutto subito e con certezza, tutto quello che ti è necessario per vivere bene, avrai tutto quello di cui necessiti, ma non proprio quello che vuoi, la via della facilità è una via che sceglie tutto per te ma non sei libero di scegliere, e ciò può renderti schiavo e infelice, poi sarà troppo tardi per tornare indietro, perché la via della facilità costruisce tutto per te e sarà difficile distruggere tutto quello che avrà fatto... Poi c'è la via del cuore, entri lì, ti meravigli, ma non puoi toccare niente, osservi sei mezzo triste mezzo felice perché nonostante le possibilità sono scarse, in quella strada non è detto che avrai ciò che vuoi, sarà difficile ottenere una minima cosa, non vivi molto bene, sopravivi, e a volte sei in pericolo. E' la strada del cuore, è da lì che nascono i propri sacrifici, rischi ma intanto sai che è la direzione che vuoi, sorridi e piangi, può succedere che ti senti sconfitto ma che vita è se non senti mai nulla? Lì sei tu a dovere costruire tutto anche se tempo non ne hai molto, a volte cascano dei bonus e sopravvivi solo grazie a loro e ti chiedi come avresti fatto senza, è raro che accada in questa via del cuore... Ci sarà gente che non ti capirà, e ti diranno che sei pazzo perche loro avrebbero scelto l'altra strada, nonostante avrai un dubbio dentro di te, ma poi tu ti riferirai alla memoria e tornerà il tuo cuore a essere capo, per potere continuare a realizzare ciò che vuoi, la via del cuore, credo che sia una buona direzione per realizzare ciò che vuole il tuo cuore. E l'unica cosa che vuole il mio cuore, è stare tra le sue braccia. Forse ha ragione Diego, forse mi ama ancora. Ma come faccio ad esserne sicura? Mi piacerebbe essere amata, amata davvero... come ai vecchi tempi. Mi piacerebbe essere protetta... come faceva una volta, come ogni volta che mi si avvicinava un ragazzo, e lui lo prendeva a calci. Patetico forse? Sì un po' lo è... ma non posso farci niente è quello che penso e che desidero, anche se forse non lo merito. Sì, forse non lo merito. Sapete perché non lo merito? Perché sono una persona cattiva, sì cattiva. Ho mentito a papà, ho mentito ad Angie, alle mie amiche, a Ludmilla! Sì, certo questa storia risale a tre mesi fa, ma non si può cancellare tutto così di getto. Ho mentito a tutti, soprattutto a Diego. Già, Diego. Una delle persone più importanti della mia vita. Quando stavamo insieme ho mentito tutto il tempo, dicendo di amarlo, dicendo che non ci saremmo mai lasciati. E invece... eccoci qui. Io, lui e Leon. Un triangolo perfetto, se non si vogliono contare tutti i miei errori. Forse, se me ne andassi, se me ne andassi lontana da tutto e da tutti, finirei di causare danni alle persone. Se me ne andassi via, con il mio bambino. Sola. Mi sento sola... ma ciò non vuol dire che non abbia amici o persone che mi vogliano bene intorno... La solitudine ti attanaglia. Essere sola per me è una condizione con cui devo vivere quotidianamente, allo Studio, con gli amici e anche con la mia famiglia... Vivere senza essere compresi fino in fondo... Nessuno credo mi conosca davvero bene, nei punti più profondi dell'anima... Con l'eccezione di una persona. Vivo continuamente con una maschera che mi piace, ed a volte mi dico che va bene così. Ma quando ogni tanto il mio vero io viene fuori, non riesco più a far finta di niente, a far finta che vada tutto bene. Così cado in una condizione di ansia dalla quale spesso mi devo togliere da sola, iniziando nuovamente a fingere, fino alla prossima volta... quando provo a comunicare il mio disagio alle persone che ho intorno, e loro non riescono a capire come mi sento. Agli occhi degli altri ho tutto... forse è questo il mio primo male. -Che succede qui?- chiede una voce estranea, bellissima, ma che mi ferisce nel profondo. Ovviamente non tardo a riconoscere quella voce, la sua voce. Perché è sempre in mezzo ai piedi? Certo, è la sua ragazza, ma ogni tanto non può farsi gli affari suoi, e lasciare che tutto vada per il verso giusto? Anche se è difficile, come me di mezzo. -Leon...- sussurra con voce stupita, ed immagino che anche sul viso perfetto viso quasi trasparente, sia stampata un'espressione di stupore. Ho smesso di piangere, certo, come potrei piangere se sono tra le sue braccia. Era da tanto, troppo tempo che non accadeva una cosa del genere. Era da molto che desideravo che accadesse di nuovo. -Dafne, ecco... posso...- viene interrotto da non so cosa, visto che non sento altre voci. Forse da un suo gesto con la mano. -Che c'è da spiegare?- grida improvvisamente lei, con voce spezzata. -Ok, forse stiamo esagerando. Cerchiamo di calmarci- interviene ancora Ludmilla, come al suo solito per riportar pace. -Tu sta zitta, gallina!- ribatte l'ochetta. -Ehi! Modera i termini!- sento dire da Diego, che probabilmente avrà affiancato la sua ragazza. -Non ti ci mettere anche tu, Diego. E' lei che si è messa in mezzo-. -Sì, perché tu hai cominciato ad urlare. Se non te ne fossi accorta, Violetta sta male, e la stavamo portando a casa prima che tu cominciassi a sbraitare in quel modo- spiega lo spagnolo. -Oh, certo è ovvio. Voi l'avete trovata e lui la deve portare a casa!-. -Piantala, Dafne. Gli serviva solo una mano-, questa volta è Leon a parlare, cercando di non agitarsi troppo. -E chi gli dava una mano se non tu? Naturalmente, chi altro, sennò!- urla ancora. Ok, è abbastanza arrabbiata. -Sono arrivato per caso!- sbotta lui. Immagino che i suoi siano diventati di fuoco. Lo diventano sempre quando usa questo tono. -Certo, come no- dice infine lei... poi sento dei passi allontanarsi. -Dafne!- esclama Leon, rompendomi quasi un timpano. Sbuffa, per poi ricominciare a parlare con Diego. -Andiamo- dice la biondina, mentre Leon si volta con me in braccio, mentre ci avviamo alla sua macchina. Grazie, Amore mio.
No, Leon! Per favore, lasciami!- grido tra una risata e l'altra. Sono stesa sull'erba, suna coperta, sotto la luce delle stelle. Siamo su una collina di Buenos Aires, solo noi due. Noi due, e nessun altro. Esclusi da mondo, insieme. Lui è a cavalcioni sopra di me, e sta muovendo le sue dita nei punti dove soffro maggiormente il solletico. -Non ti lascerò mai!- esclama, continuando con il suo gioco. Che testardo, si diverte proprio a vedermi supplicare! Ma non mi interessa, fin quando sto con lui, il resto del mondo può anche sparire. -Che cretino che sei!- esclamo senza smettere di ridere -Non intendevo in quel senso!- continuo. Lui scoppia a ridere, ed io scoppio a vivere. Dio, quant'è bella la sua risata. Possibile che sia diventata così indispensabile per la mia vita? -Ah no? E cosa intendevi?- chiede lui ironico, come se non lo sapesse. -Intendevo lasciami andare!- grido ancora. -No, non ti lascerò mai andare!- ribatte stupidamente. -Leon, dai! Lo sai cosa... ahahahaha, cosa intendo!-. -No, non lo so... Principessa- risponde, sussurrandomi all'orecchio la parola che ha usato per chiamarmi. Improvvisamente smette di farmi il solletico, se mi lascia un dolce bacio sull'orecchio. E' ancora a cavalcioni su di me, e mentre rialza la testa, incrocio i suoi bellissimi occhi. Mi devo ricordare di fargli causa, ancora non ho avuto il tempo. Poso la mia mano sulla sua guancia, e la accarezzo con delicatezza, mentre lui fa scorrere le sue mani sul mio ventre, per poi accarezzarlo. -Non ti lascerò mai- ripete sussurrando, ed avvicinandosi sempre di più al mio viso. Aiutandomi con l'altro braccio, gli circondo il collo e lo attiro di più a me, facendo combaciare le nostre labbra. Sento le sue mani posarsi sui miei fianchi, mi tiro su con il busto, facendo scontrare i nostri petti. Con la sua lingua, lecca il contorno delle mie labbra, chiedendo accesso alla mia bocca, ovviamente non negatogli. Le nostre lingue, dopo essersi incontrate, iniziano una danza passionale. Sono io, o fa caldo? Non c'entra niente che siamo in piena estate. Quando sono con lui, mi intimidisco sempre. Sarà perché lo amo davvero. Ci stacchiamo, solo quando ormai siamo entrambi senza fiato. Apro gli occhi, ed incontro ancora quelle sue due gemme verdi, che mi guardano piene d'amore. Sorridiamo, poi poggia la sua fronte sulla mia, ed improvvisamente mi sento mancare. Dio, quanto lo amo. Il cuore batte all'impazzata, e ho paura che riesca a sentirlo, per la troppa vicinanza dei nostri petti. Stiamo insieme da più di un anno, ma ancora riesce ad emozionarmi come se fosse il primo giorno. -Me lo prometti?- chiedo innocentemente, guardandolo con occhi da cucciola, sapendo che non può resistere. Ride, io muoio. -Non fare gli occhi da cucciola. Non serve che mi incanti- risponde sussurrando prendendomi il viso tra le mani e lo allontana dal suo. Mi guarda intensamente, come sempre quando sente che ho qualche dubbio. -Lo sai che non ti lascerò mai. Non avere dubbi, Amore mio- dice per poi lasciami un bacio a fior di labbra, e ricominciare la nostra danza passionale. Qualche secondo dopo, si sdraia al mio fianco poggiandosi sul braccio, mentre gioca con i miei capelli, ed io guardo le stelle. Mi giro di scatto, questa volta essendo io a cavalcioni su di lui. Mi segue con lo sguardo, per poi poggiare le sue mani appena sotto i miei fianchi. -Sì, però non hai promesso!- esclamo come una bambina. Scoppia a ridere e si tira su con il busto. -Non serve che prometta- risponde -Vedi! Allora prima o poi mi lascerai, adesso ne sono sicura!- ribatto puntandogli il dito contro. Lo morde leggermente, per poi lasciarmici dei piccoli bacetti. -Invece no. Ti prometto che non ti lascerò mai. Costi quel che costi- dice finalmente. -Mh, così mi piaci!- esclamo ridendo. Sorride mostrando i suoi perfetti denti bianchi, per poi avvicinarsi a me, e cominciando a lasciare dei baci infuocati su tutto il mio viso. Sulla fonte, sulle guance, sulle labbra, sul mento... poi scendendo arriva al collo, fino a raggiungere la scollatura. Il mio respiro è diventato improvvisamente irregolare, affannoso. Mentre scende sempre di più, le sue mani scorrono su tutto il mio corpo. Dai fianchi, dietro la schiena. Dalla schiena al ventre, poi sempre più giù, fino ad arrivare alle cosce nude, dove dedica maggiori attenzioni. D'un tratto sento un formicolio tra le gambe, qualcosa di caldo e piacevole. Sorriso ancora ad occhi chiusi, godendomi le sue dolci attenzioni. Mentre risale per il collo, le mani sono passate sotto la gonna, quasi ad arrivare all'elastico dei miei slip. Finalmente le nostre labbra si incontrano ancora, per poterle gustare in tutta la loro dolcezza. Sorride, arrivato a toccare il tessuto degli slip. Sorrido anch'io, circondandogli il collo con le braccia per far scontrare il mio seno con il suo petto. Improvvisamente quella sensazione tra le gambe diventa più piacevole, più presente. In un attimo ribalta la situazione, facendo adagiare la mia schiena di nuovo sulla coperta, mentre lui sta fermo, tra le mie gambe, ancora con i miei slip tra le mani. Sento una sua mano sorpassare quel tessuto, sfiorando la mia intimità. Infila due dita, facendomi gemere dentro la sua bocca. Inizia con un movimento circolatorio, sorridendo ad ogni mio gemito. -L... L... Leon- balbetto, e lui toglie le sue due dita, da dentro di me, e riportando le mani sulla coperta per farsi leva, per non schiacciarmi. -Grazie- sussurro tra un bacio e l'altro. -Se vuoi possiamo andare a casa mia- dice staccandosi da me, con un sorrisetto malizioso sulle labbra. Sorriso, riprendendogli il viso tra le mani, e ribaltando ancora la situazione, rimettendomi di nuovo a cavalcioni. Gli lascio dei piccoli bacetti sulle labbra, avvertendo nuovamente quel formicolio tra le gambe. Non riesco più a resistere, troppa è l'eccitazione. Comincio a dare delle piccole ma lente spinte sul cavallo dei suoi pantaloni. Il tessuto dei miei slip è a diretto contatto con quello dei suoi bermuda. Attorciglio le braccia attorno al so collo, mentre ricomincia a lasciarmi dei baci infuocati, questa volta sorpassando la scollatura. Con le mani raggiunge il mio ventre, e lo accarezza, prendendo poi i lembi della mia maglietta e sfilandomela. -Tanto non c'è nessuno- sussurra sorridendo sulle mie labbra. Comincio con le spinte più forti, facendo scorrere le mie mani sul suo petto, per poi iniziare a sbottonargli la camicia, la quale fa la fine della mia maglietta. Per fortuna che siamo in estate! Con le dita definisco ogni contorno dei suoi perfetti addominali, tornando poi su ed affondando le dita nei suoi capelli. Si stacca, sorridendomi ed accarezzandomi una guancia. Fa un respiro profondo, serrando le labbra tra loro. -Forse è meglio se ci rivestiamo- sussurra. Mi acciglio all'improvviso, non riuscendo a capire perché parla così. Perché? Un secondo fa mi ha proposto di andare a casa sua, e adesso? Non vuole fare più niente? Perché?! -Cosa?- chiedo spaesata, allontanandomi quel poco da far staccare i nostri petti. -Ecco... non vorrei che... insomma... abbiamo sedici anni- dice un po' timidamente. -Vorrei prendere delle precauzioni- ammette infine. Rilascio dell'aria dalle narici e sorrido, mordendomi il labbro inferiore e scuotendo la testa. Gli lascio infine un ultimo bacio sulle labbra, per poi alzarmi e raccogliere la mia maglietta, finita su un cespuglio.
Apro gli occhi, sbattendoli poi un paio di volte. Sono distesa, probabilmente sul mio letto. -Vilu- sussurra una voce famigliare, poggiando la sua mano sulla mia, ed avvicinandosi. -Vilu, riesci a sentirmi?- chiede ancora Angie sporgendosi su di me. Lentamente mi tiro su con il busto, ancora un po' stordita e disorientata. Guardandomi intorno vedo che sono tutti qui. Papà è seduto accanto ad Angie, due sedie vicine. Alla mia destra ci sono Ludmilla e Diego, che si tengono per mano, con un'espressione preoccupata sui loro visi. Ed infine c'è lui, bello come un Dio greco, seduto sul materasso ai piedi del letto. Sembra il più preoccupato di tutti; anzi, lo è. Lo vedo. Lo conosco. -Come stai, tesoro?- domanda nuovamente la zia, riprendendomi dall'incanto degli occhi verdi. -Bene- mento incrociando lo sguardo preoccupato di papà, che non fa altro che lanciare occhiatacce a Leon. -Vuoi che ti porti qualcosa, Vilu? Un succo, una spremuta se vuoi...- interrompo la biondina, che ha preso a parlare a raffica -Lud, tranquilla. Sto bene, grazie- rispondo sinceramente. -Sicura? Sei bianca come un fantasma!- esclama lo spagnolo, facendo comparire un sorriso sulla bocca di tutti. Gli lancio una linguaccia, mentre lui continua a ridere. -Sto bene, sul serio. Non mi serve nulla-, in realtà una cosa mi servirebbe, la più importante: le sue braccia che mi stringono forte, e la sua perfetta voce che mi sussurra all'orecchio:- Andrà tutto bene, Amore mio. Non ti lascerò mai-. Dio, quanto sarebbe bello essere sdraiati insieme, io accoccolata al suo petto, lui che mi stringe forte e che ogni tanto prende una ciocca dei miei capelli e ci gioca, come un bambino, come il nostro bambino. Un sogno che non diventerà realtà. -Perché ti sei sentita male?- chiede improvvisamente Ludmilla, colpendomi di sorpresa. Spalanco leggermente gli occhi, poi il mio sguardo si sposta su Diego, il quale ha già alzato un sopracciglio ed ha contorto la mascella. Incrocio dopo i suoi occhi verdi, quasi diventati di fuoco, poi la sua mascella contratta. Brutto segno. Due pugni stretti sulle gambe, mentre cerca di rimanere calmo. -Ehm, non so. Forse un calo di zuccheri- mento, mettendomi a posto i capelli con una mano. -Ah-. Serro le labbra, ed annuisco leggermente -Allora chiamo Olga, e le dico di portarti qualcosa di dolce!- esclama papà, alzandosi dalla sedia. Non faccio in tempo a ribattere che già è uscito ed ha sbattuto la porta dietro di sé. Ecco, lo sapevo. Ogni volta che provo a riavvicinarmi a lui, c'è sempre qualcosa contro. Com'è possibile? Tre mesi fa, quando ancora non aveva accettato l'idea che sua figlia fosse incinta (Non che adesso gli vada tanto a genio, parliamo chiaro, ma diciamo che cerca di non farci caso), senza mio padre, mi sentivo persa. Sola. La solitudine è sentirsi vuoti. La solitudine è non avere nessuno che colma i vuoti del tuo cuore... Sentirsi soli è la cosa più devastante di questo crudele mondo. E' brutto saper pensare solo alle cose brutte che ti sono accadute, ma bisogna reagire, e cercare di affrontare gli ostacoli, e appena mi rimetto in piedi un nuovo ostacolo mi si presenta davanti. E non ho più la forza per schivarlo. Anche ora mi sento sola, sola con la mia solitudine. Che cos'è la mia solitudine? Un amore non corrisposto, un pensiero rimasto orfano, una casa in cui si è fatto silenzio. Un vuoto nell'anima, un vuoto attorno a me.La mia solitudine ora è ciò che mi culla. Una strada senza nomi e destinazione, un amore che aspetta di rinascere, un pensiero che troverà prima o poi chi saprà sentirlo. Una casa, il cui silenzio riposa la mente e libera la voglia di stare con me stessa. Il vuoto della mia anima è ricolmato di speranze, di progetti e di vita. La solitudine si stempera,mentre mi guardo intorno e m'accorgo che ci sono tantissime persone che aspettano solo un mio sorriso per uscire dalla loro solitudine. Sì, lo so, sono strana. Sì, sola e strana, da sempre, forte e battagliera ma consapevole di un posto che non ho trovato, che forse non c'è, o è diverso da come ci hanno raccontato, da come ci hanno insegnato desiderare. Desiderare, questo è il veleno, non esiste solitudine se non desideri qualcuno accanto, eppure, siamo tutti così distratti da non accorgerci che "accanto" ci siamo anche noi... sì, perché possiamo sentirci soli quanto vogliamo, ma saremo sempre con noi. Sposto lo sguardo su Angie, che si passa una mano sulla faccia, poi incrocia i miei occhi. -Lo sai come la pensa al riguardo. Vado a vedere se ha bisogno di una mano- dice alzandosi lentamente dalla sedia, ed avvicinandosi a me per poi lasciarmi un bacio sulla fronte. Apre la porta ed esce, richiudendola dietro di sé. -Tu sei sicura, sicura... che non vuoi niente?- domanda ancora Ludmilla, sempre più premurosa. Dio, quanto le voglio bene. Sorrido scuotendo la testa. -No, Lud. Grazie ma non mi va nulla- rispondo ancora. -E sei sicura, sicura... che sia stato solo un calo di zuccheri?- chiede Diego sarcastico contraendo la mascella e guardandomi male. Lo guardo di sottecchi, fulminandolo con lo sguardo. Ludmilla non fa altro che spostare lo sguardo da me al suo fidanzato -Sì, Diego. Ne sono sicura- rispondo fermamente, senza segni di cedimento. Annuisce leggermente, con la mascella che quasi gli si spacca. Fa spallucce e distoglie lo sguardo incrociando le braccia al petto. -C'è qualcosa che mi sono persa?- chiede la biondina ancora disorientata scrutando lo spagnolo per detrarne qualcosa dalla sua espressione. -No, niente Amore. A quanto pare mi ero sbagliato- ammette -Sbagliato su cosa?-. -Oh, niente. Tranquilla- risponde tornando a me, sempre con quello sguardo che mi trapassa. Scusa, Diego. Lo so che sto facendo la cosa sbagliata, ma non posso fare questo allo Studio. Te l'ho detto, è come una seconda casa, e non posso abbandonarlo proprio nel momento del bisogno. Sarei ancora più egoista. -Allora noi andiamo- interviene Lud, alzandosi e prendendo la mano del suo ragazzo, mentre io annuisco. -Grazie- rispondo sinceramente, riferendomi a Diego, per essere rimasto zitto e non aver raccontato tutto. -Di niente, Vilu. Se hai bisogno di qualcosa non esitare a chiamarmi- dice lei accarezzandomi il braccio. Annuisco, per poi seguirli con lo sguardo, e chiudere la porta. Eccoci qua, siamo rimasti solo noi tre. Che bel quadretto, vero? Sarebbe ancora più bello se stessimo insieme. Incrocio il suo sguardo, colmo di preoccupazione. Incrocio le gambe -Come stai?- sussurra senza segni d'emozione -Adesso bene- rispondo schietta, guardandolo intensamente. Non dice nulla, inizio a tremare ed il cuore accelera ad ogni respiro. -Adesso me la dici la verità?- chiede dolcemente. Oh, Amore mio, non sai quanto avrei voluto dirti la verità, quanto avrei voluto baciare quelle tue labbra così belle e perfette. Non sai quanto avrei voluto essere coccolata tra le tue braccia, ed essere stretta forte. Ma sai, tutte queste cose non possono accadere, non più, purtroppo. Ora tu stai con lei, e lei è cento, mille volte meglio di me. Faccio un respiro profondo, abbassando la testa sulle mie mani che tremano, e comincio a torturarmele. Sento gli occhi pizzicare. No, per favore, non adesso. -Il... medico ha detto che non... non posso partecipare. Ha detto che se avrei provato a fare qualche prova, se avrei ballato tanto ed intensamente... mi sarei sentita male- spiego, sentendo uscire le prime lacrime. Una. Due. Tre. Quattro. Cinque. Sei. Gli sento fare un respiro profondo, mentre serra ancora di più i pugni, cercando di calmarsi. -Probabilmente se parteciperò allo show... cioè è possibile che...- non riesco a dirlo, non riesco a finire la frase. Fa troppo male, anche per un'egoista come me. -Perché non me lo hai detto? Perché mi hai mentito?- chiede tranquillo, ma sento la sua voce spezzata. Non ho il coraggio di guardarlo negli occhi, gli ho dato già troppe delusioni. -Perché, Violetta? Perché mi ha nascosto una cosa del genere?- domanda ancora; oh, Amore mio, mi dispiace, mi dispiace da morire. Ti amo, e non avrei mai voluto farlo. -Perché sapevo che... mi non mi avresti lasciata partecipare- rispondo, alzando la testa, ed incrociando i suoi occhi rossi e gonfi. No, ti prego Amore mio, non piangere, per favore. Scusa, scusami tanto. Sono io che devo piangere, non tu. Per favore, no. Annuisce -Sì, infatti non parteciperai- ordina serio e fermo. Sorrido amaramente, sapevo già che venuto a sapere il responso del medico non mi avrebbe permesso di partecipare. -Lo so, tranquillo- rispondo riabbassando lo sguardo, ma qualcosa attorno a suo polso cattura la mia attenzione. Cos'è? Un brac... IMPOSSIBILE. Attorno al polso sinistro ha legato un braccialetto, quel braccialetto. Possibile che ancora lo possieda? Possibile che non ci abbia mai fatto caso, che ancora lo indossa? Un braccialetto di stoffa blu, semplice. Appena nota dov'è caduto il mio sguardo, abbassa la manica del maglione rosso che indossa ed sposta lo sguardo imbarazzato. Cerco di trattenere una risata. Qualche secondo dopo parla -Per favore, non nascondermi mai più una cosa de genere...- dice incrociando il mio sguardo -...riguarda anche me-. Mi acciglio -Da quando hai deciso di prenderti le tue responsabilità?- chiedo saltellante di gioia, ma non lo do a mostrare. -Da quando ho capito che di te mi importa ancora-.


ANGOLO AUTRICE:
Ehiii testine!!!! Come va? Yo bien! Allora... passiamo al capitolo... ve gusta? A me più o meno, diciamo che non ne sono del tutto soddisfatta, ma ho deciso di postarlo comunque. All'inizio troviamo Vilu e le sue riflessioni. Poi si sente male ed arrivano Ludmilla e Diego, ma... *rullo di tamburi* ECCO LEON! *partono gli applausi*. Awww, quant'è dolce!!! Ma... grrrr, che c***o vuole adesso quella? Bho, non so neanche perché l'ho scritta... sorvoliamo. C'è un ricordo abdoqwqdnkqdnrgwaoèng di Violetta. Awwww, dolshi, perfetti e cucciolosi. Infine l'ultima scena. Av4ete sclerato al dialogo Leonetta? *-------* Ma... Leon? Avete letto? AWWWWW, LE HA DETTO CHE GLI IMPORTA ANCORA DI LEI!!!! Awwww. E adesso? Che accadrà nel prossimo capitolo? Scappo... Bacioni e alla prossima!

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