𝐜𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟓

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I mesi passarono, dopo l'accaduto, io e Kai crescemmo, di mentalità e anche di forza fisica, crescevamo sempre più uniti, sempre più 'innamorati'.  Lui nel frattempo si diplomò, a pieni voti naturalmente, e iniziò a 'lavorare' a tempo pieno per l'organizzazione, ovviamente sempre sotto gli occhi vigili delle forze dell'ordine.

Aveva anche sviluppato una specie di germofobia, evitava tutti sempre più spesso e sempre di più, ma per mia fortuna, io ne ero risparmiata, ma mi facevo almeno due docce al giorno, per sicurezza. Così, per il suo compleanno, gli regalai una maschera anti-germi nera, che da allora, indossò sempre. Tranne quando eravamo solo noi due da soli, ovviamente, e aveva anche iniziato a indossare dei guanti medici bianchi. Ma era un bene, almeno si poteva anticipare quando avrebbe usato il suo quirk.

Io invece interruppi i miei studi, avevo ricevuto una borsa di studio per una famosa scuola di danza non molto lontana dal quartier generale. Mi trovavo bene lì, le ragazze e i ragazzi che studiavano lì erano tutti molto gentili e accoglienti, e i maestri erano si, severi, ma anche stimolanti, in quell'ambiente miglioravo ancora di più e imparavo tantissime cose ogni giorno.

Un giorno, la maestra di danza più severa di tutte mi prese in disparte, e mi disse che voleva che imparassi un salto abbastanza difficile per il saggio che si sarebbe tenuto non molto tempo dopo. Il salto che voleva che imparassi era il cosiddetto Grand Jeté, che consisteva in un salto molto alto, per passare da un piede all'altro, simile ad una spaccata in aria. Le gambe si dovevano aprire insieme cercando di imitare la sensazione del "volare".

Il salto-spaccata per intenderci, e sinceramente mi faceva davvero paura quel salto, molte ballerine si erano 'spaccate' per avere appoggiato male il piede a terra durante la fase di atterraggio. Ma la maestra mi disse di non pensarci e di cominciare a ballare, e che se fosse successo qualcosa, si sarebbe risolto comunque.

Con alcuni movimenti presi lo slancio necessario per riuscire a compiere un salto abbastanza alto, e poi, saltai, e basta. Durante il 'momento morto' del salto, aprii le gambe a spaccata il più che potevo, cercando di rimanere sempre leggera e aggraziata, per quanto fastidioso sia, a volte. Rimasi per qualche millisecondo in quella posizione apparentemente perfetta ma abbastanza dolorosa, e poi, mi piegai in avanti con la gamba con cui dovevo atterrare in direzione del pavimento, e poi, riuscii ad atterrare, semplicemente. Non era stato così terribile.

"Era, mediocre, per un primo tentativo, continua ad allenarti Kurono."

Mi giudicò la maestra, che se ne andò poco dopo. Una delle mie compagne più simpatiche, Mary Watanabe, mi si avvicinò.

"Y/n! Sei stata pazzesca!"
"Grazie Mary, sei carina a dirlo."
"non ho mai sentito un giudizio così buono dalla maestra, a nessuno mai!"
"Sono sicura che presto lo dirà anche a te."

Le risposi io, con un sorriso

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Le risposi io, con un sorriso.

"Io ho fame, vieni a mangiare con me? Dai, dai, dai!"
"Certo, fammi solo preparare le mie cose."
"Ah aspetta, ti aiuto io."

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