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Stavo morendo dalla curiosità. Volevo sapere cosa aveva comprato. Ma aveva detto sta sera e era ancora pomeriggio.

Conoscendo la sua mente malata avevo qualche idea ma non dissi niente.
Poco dopo mi arrivò un messaggio.

«Marcooo, Camy ha chiesto se ci siamo per andare a cena nel ristorante vicino casa sua»
(chi è del nord mi capisca, mi fa schifo scrivere una frase del genere senza mettere "LA camy")

Accettò e quindi iniziammo a prepararci.
«Sweetie mettiamo qualcosa che faccia capire che stiamo insieme»
«Ah non basta che ci limoniamo davanti a tutti?»
Coglione, lasciai perdere e optai per la classica camicia bianca con i jeans.

.......

Arrivammo al ristorante e fecimo davvero fatica a trovare Camilla e gli altri dato che era pieno di gente.

Ci fecero sedere al tavolo più vicino alla pista da ballo.
Adesso sapevo perchè la mia migliore amica era voluta venire: lei amava ballare e quella era l'unica sera all'anno in cui nel ristorante facevano una sorta di discoteca all'aperto.

Finito di cenare andammo quindi subito in pista.
Io e Marco iniziammo subito a ballare insieme, guadagnandoci le occhiate di tanti altri ragazzi.

«Amore io vado un secondo in bagno, arrivo subito»

Marco se ne andò e ne approfittai per fare una pausa andando a prendere da bere.
Ordinai un analcolico dato che dovevo guidare e non ero in vena di ubriacarmi.

Mi si avvicinò un ragazzo sui diciott'anni, visibilmente brillo e decisamente poco etero.

«Ehi bellissimo, che fai qui da solo?»
«Eh, no non sono da solo, sono con il mio ragazzo»
«Oh ma davvero, ma ora non c'è questo ragazzo, vuoi ballare?»
«No davvero, grazie comunque»
«Oh ma dai un ballo solo, sono bravo eh»
Mi appoggiò una mano su un fianco e mi sussurò un «Perfavore» all'orecchio.

Lo scostai facendo no con la testa il più gentilmente possibile.
«No, basta, non voglio sono fidanzato»
«Uuuu siamo permalosi qui è»
Ero davvero tentato di cacciargli un calcio in bocca e andare via ma mi trattenni, infondo sono una persona pacifista io.

Lui rimise le mani sui fianchi.
Mi incazzai.
«MA DIO MIO TI LEVI DAI COGLIONI»
«Come scusa?»

«Ha detto ti levi dai coglioni, e ti conviene ascoltarlo se non ti vuoi ritrovare senza la palla destra»

Mi girai e non fui mai tanto grato di vedere Marco.
L'altro tipo gli si avvicinò, di sicuro in cerca di una rissa ma una volta arrivatogli davanti si fermò.

Solo in quel momento mi resi effettivamente conto di quanto fosse pericoloso mettersi contro il mio ragazzo.
Era davvero alto e il fisico compensava l'altezza, non era eccessivamente muscoloso ma aveva l'aria di uno che ti spacca le ossa solo col mignolo.
In più lo sguardo ti faceva passare tutta la voglia di fare a botte.

Squadrò il deficiente dall'alto al basso poi si piegò quel poco che bastava per poterlo guardare negli occhi.
«Sei pregato di areare gli spazzi e di mantenere un minimo di otto metri dal mio ragazzo, se non sai contare tranquillo ti aiuto io, ogni metro di troppo è un pugno in piú»

Il ragazzo molesto si allontanò con la coda fra le gambe.
«Grazie amore, andiamo a casa? Ho vederti arrabbiato con quello mi ha fatto pensare a te che mi sfondi»

Non perse tempo, mi tirò per il braccio, andammo a salutare gli altri e ce ne tornammo alla macchina.
Marco ancora non troppo tranquillo da quello che era appena successo lanciò occhiatacce a tutti quelli che provavano solo a guardarmi mentre passavamo.
Come ciliegina sulla torta, mi baciò proprio all'entrata del ristorante e partimmo.

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