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CAPITOLO 13

Entrati in casa tutti si avvicinarono a Liam per cercare di abbracciarlo e confortarlo dopo lennesima sparatoria, ma nessuno si aspettava la reazione del ragazzo.

Si sentì un leggero ringhio, poi si trasformò in un vero e proprio ruggito, mentre due occhi blu elettrico lampeggiavano nella stanza.

Liam si era arrabbiato, nessuno sapeva perché, nemmeno Theo, che rimase impietrito e confuso mentre il suo ragazzo saliva di corsa in camera sua, sbattendo e chiudendo la porta.

Per un po cercarono di convincere Liam ad aprire la porta, a farlo parlare con loro, ma a nulla servirono quei tentativi, il lupo non avrebbe aperto a nessuno, nemmeno a Theo o Mason.

A sorprenderli tutti per la seconda volta fu proprio la chimera.

Ragazzi andate, Liam non parlerà, non adesso e non con noi.

Ma deve farlo- Esordì Lydia- Noi siamo la sua famiglia.

Piccola -La seguì Peter- Theo ha ragione, Liam non vuole vederci e avrà i suoi motivi, andiamocene tutti, a parte Theo ovviamente, qualcuno deve assicurarsi che non faccia pazzie.

Nel frattempo Liam era rannicchiato sul pavimento, con le braccia che abbracciavano le ginocchia, come se si dovesse proteggere da qualcosa o da qualcuno, il che non era del tutto sbagliato, perché in quel momento cercava di proteggersi da suoi ricordi..

Ma non fu facile, in quanto i ricordi che più lo tormentavano lo inondarono come un fiume in piena, si stava ricordando di quando era piccolo, quando per la prima volta uno dei suoi genitori lo aveva lasciato.

Era da solo allangolo della strada da ormai da 12 ore, il suo papà era uscito per comprare qualcosa al supermercato, prima di andarsene lo aveva abbracciato, come sempre, gli aveva detto che gli voleva bene e gli aveva chiesto se volesse andare con lui, ma no, Liam era troppo impegnato a giocare con il figlio del vicino, Mason, per andare.

Però non fu labbraccio del padre ad accoglierlo dopo 12 ore da quel momento, ma si trovò le luci lampeggianti dellauto dello sceriffo, era da solo a casa, sua madre stava lavorando, per questo fu portato alla centrale, dove lo sceriffo di quel tempo dovette spiegarli cosera successo l suo papà.

Gli dissero che cera stato un grave incidente dauto e che purtroppo suo padre non era sopravvissuto, era morto, era morto per salvare una donna, a cui era scappato uno dei figli, e che altrimenti sarebbe finita al centro dello scontro delle auto.

Si ricordava anche che per la centrale correva avanti e indietro questo bambino, il figlio del vicesceriffo, piangendo, non sapeva perché, avrà avuto circa otto o nove anni, giusto due in più di lui, era da solo con il padre, ma non stava fermo, gridando che rivoleva la sua mamma.

E che lo sceriffo gli diede un fumetto di supereroi, gli disse che era stato trovato nellauto del padre e che era per lui, ricordava quanto amore gli desse suo padre e quanto gli dicesse che gli voleva bene.

Si girò a guardare il fumetto che ancora custodiva su uno scaffale della scrivania e le prime lacrime cominciarono a scorrere sulle sue guance, silenziose, mentre il corpo fremeva per il respiro non costante e le immagini andava avanti da sole, senza il suo permesso.

Poi un altro ricordo soffocante tornò alla sua mente, ricordando le costanti sofferenze che aveva causato alla madre, dato che dalla morte del padre aveva iniziato ad avere scatti dira incontrollati, e per via di ciò dovettero cambiare casa e città più volte.

Veniva espulso dalle scuole, faceva risse per strada, distruggeva auto e si picchiava con i compagni di classe, gli tornò in mente Brett, che aveva quasi odiato, che lo aveva umiliato e sbeffeggiato per anni ma, che quando è morto, ha fatto provare a Liam un vuoto inimmaginabile.

Ricordò poi Hayden, che lo aveva lasciato, che era stata il suo primo amore, con la quale condivideva il soprannaturale, con la quale aveva fatto progetti, per la quale stava quasi per uccidere il suo Alpha.

Gli venne in mente Scott, con i quale aveva litigato quasi a morte, ma con cui condivideva un legame praticamente indissolubile, poi tutto il branco, che sì, a volte era pesante e invadente, ma era anche la cosa migliore della sua vita.

Poi tornarono i ricordi bui, sua madre e il suo patrigno, che lo avevano abbandonato, da solo, con dei soldi in casa, giusto quello che bastava per andare a vanti qualche mese.

Sua madre, la sua mamma, che da quando era nato aveva giurato di amarlo e proteggerlo incondizionatamente, lo aveva abbandonato, dopo che fu esposto, dopo che scoprì che suo figlio era un licantropo.

Sua madre era stata una madre amorevole, lavoratrice, quindi spesso fuori casa, ma sempre amorevole, ogni volta che poteva leggeva una storia prima di dormire, gli rimboccava le coperte e gli augurava la buona notte.

Per questo il suo abbandono è stato difficile, come quello del patrigno, e come la morte del padre.

David, che lo aveva introdotto al lacrosse, con cui aveva un bel legame, certo, non era suo padre, ma faceva davvero bene il patrigno, lo portava alle partite, gli comprava i fumetti. I libri di storia, lo portava ai musei e andava a vederlo a giocare ogni volta che poteva.

Fu interrotto dallo sbattere della porta, stava già per rispondere, ma Theo lo precedette.

Liam, piccolo, lo so che hai bisogno dei tuoi spazzi.. ma io non sopporto di sapere che sta male e non essere lì con te ad abbracciarti, a sostenerti anche se non con le parole. Io, io non posso solo stare qui seduto contro la porta, non sapendo cosa cè che ti turba. Ti amo Liam, la mia chimera sta impazzendo, abbiamo risolto tutti i nostri problemi insieme finora, anche se non li capivamo a pieno, li risolvevamo, non puoi tagliarmi fuori così, perché mi stai facendo morire di paura e di angosciaAmore, ti prego- iniziò a singhiozzare- voglio solo poter vedere che ci sei, che stai bene, ti prego.

CONTINUA...

ANGOLO AUTRICE

Scusate il ritardo e il capitolo corto, purtroppo non ho molto tempo da dedicargli..

perché ho fortunatamente trovato un lavoro!!!!

La prossima parte spero arrivi a breve

Un abbraccio a tutti!!!!