Chapter 9

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Mycroft sembra stravolto quando se ne va. Non sono sicuro che Sherlock lo noti. Addirittura, abbraccia il fratello prima di salutarlo. Non è del tutto fobico riguardo quel tipo di contatto. Abbraccia Mrs. Hudson continuamente, e abbraccia anche me abbastanza spesso. Ma con Mycroft…semplicemente non è da loro.

Mycroft mi prende in disparte all’ingresso. “Spero che tu sappia che conto su di te,” mi dice.

Annuisco. “Non devi preoccuparti.”

“Stranamente, non mi sono mai preoccupato. Non se eri coinvolto tu. Hmm. Interessante, direi.”

Quando rientro nell’appartamento, Sherlock è in piedi. Sembra relativamente stabile. “Credo che dovrei andare a dormire,” dice.

Io sorrido. “Ecco una frase che non pensavo ti avrei mai sentito pronunciare.”

Mi sorride debolmente di rimando. “Che altro può fare un uomo, quando il suo lavoro è finito?”

Il mio sorriso svanisce nel nulla. Finito.

Lo aiuto a stendersi sul letto, una volta cambiati gli abiti. “John, io…” Si interrompe, la bocca aperta, poi mi fa cenno di lasciar stare e allontanarmi.

“No, dimmi, cosa c’è?”

Sospira. “Credo…credo di non voler restare da solo.”

Lo rassicuro. “Torno subito, d’accordo?” Lui si limita ad alzare lo sguardo e fissarmi con occhi sgranati. Tra la malattia e le medicine, le sue difese stanno cominciando a cedere. È impressionante che abbia comunque preservato così tanto di se stesso. Ciò che sta passando avrebbe ridotto la maggior parte delle persone a spettri, ombre piangenti di ciò che erano state un tempo.

Mi infilo il pigiama e ritorno nella sua stanza. Mi arrampico sul letto, insieme a lui. Non sembra così strano alla fine. Lui scivola velocemente al mio fianco, in modo da poggiare la tempia sulla mia spalla. Restiamo distesi così per un po’, senza dormire. Alla fine, il sonno ha la meglio su Sherlock. Abbasso gli occhi e rimango a fissare il suo volto inerme. Non riesco a distogliere lo sguardo. Non riesco a pensare che tra ventiquattr’ore non vedrò mai più questo viso. È tutto spigoli bizzarri e lineamenti scavati e pallore spettrale, acuiti dalle sue condizioni di salute.

Non dormo. Lo osservo e basta. Osservo il suo petto mentre si alza e si abbassa con il respiro e non riesco a smettere di immaginare il momento di cui tra poco sarò testimone, e intravedo il dolore che è in serbo per me alla fine di tutto questo. Non posso lasciare che mi invada adesso. Devo restare concentrato e forte per lui, per queste ultime ore, devo tenerlo lontano finchè non sarà finita, ma lo so. So cosa mi aspetta.

Odio l’universo. Odio qualunque forza lo governi, che siano gli dei o il fato o le maree del caos. Chiunque o qualunque cosa sia, la odio. La odio per avermi diretto nella sua orbita. Odio Mike Stamford per averci presentati. Odio l’uomo che mi ha sparato e mi ha costretto a rientrare a casa dall’Afghanistan. Odio l’Inghilterra per l’esile pensione statale che mi ha obbligato a cercare un coinquilino. Odio questo appartamento per essere abbastanza confortevole da avermi impedito di voltarmi e andarmene la prima volta che l’ho visitato. Odio Sherlock per essere così dannatamente interessante e avermi risucchiato nella sua vita in modo così intenso e totale da rendermi incapace di mandarlo al diavolo e cercarmi un normalissimo coinquilino noioso.

Un coinquilino noioso. Esiste almeno una cosa del genere? Avrei davvero potuto averne uno? Come sarebbe stata la mia vita negli ultimi due anni in quel caso? Non so se scambierei la mia vita con Sherlock con qualcos’altro.

Anche se significasse non avere il cuore straziato in questo momento.

Alone on the water [ITA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora