Il mattino dopo, l’emicrania di Sherlock è così lancinante che riesce a malapena a sopportare la luce. Ho tenuto di riserva alcuni analgesici più forti, e fanno effetto. Lui insiste per indossare i suoi soliti vestiti. Si comporta come se non stesse aspettando nessuno in particolare oggi, ma sa esattamente cosa sta per accadere.
La prima faccenda da affrontare è quella che temiamo di più. È il momento di dirlo a Mrs. Hudson. Scendiamo nel suo appartamento e aspettiamo che sia seduta.
Lei piange, e si aggrappa a lui. Sherlock la abbraccia e la rassicura che non sente dolore, che accadrà tutto in modo sereno. Lei abbraccia anche me. Vorrebbe venire di sopra per prendersi cura di noi ma Sherlock è irremovibile. Promettiamo di chiamarla di nuovo l’indomani. Mrs. Hudson merita un’eccezione alla decisione di Sherlock di restare “da solo”.
Molly è il nostro primo visitatore. Si sta sforzando particolarmente di essere allegra e fingere di essere totalmente all’oscuro di tutto ciò che si suppone non debba sapere. “Ho raccolto altri simboli per te,” dice, porgendogli una pila di foto.
“Ti ringrazio,” risponde lui.
“Sul retro ho annotato le informazioni che di solito prendi tu, così puoi classificarli.”
“Sei stata molto premurosa. Sono sicuro che saranno utili.”
Molly si sta mordendo il labbro. “Inoltre – ho un cadavere non identificato. Se nessuno lo reclama, puoi venire a fare quell’esperimento sulle rotule, se ti fa piacere.”
“Magnifico. Quando sarebbe possibile?”
“Dobbiamo aspettare una settimana.” Sa quello che sta dicendo.
Sherlock sorride. “Ci vediamo lì allora.”
Il volto di Molly si contrae in una smorfia, ma lei si riprende in fretta. “Devo andare adesso,” esclama, balzando in piedi. Lo guarda per un momento, poi si china a baciargli la guancia. “Ciao, Sherlock,” è tutto ciò che riesce a dire.
Lui sembra toccato. “Buona fortuna, Molly.”
Lei si volta e fugge via, gettandomi a malapena uno sguardo. Sento che inizia a piangere mentre raggiunge la porta. Sherlock emette a fatica un sospiro profondo. “Spero che gli altri si costruiscano una facciata migliore.”
Sfortunatamente, il nostro visitatore successivo è Sally Donovan, ed è una terribile attrice. È decisamente troppo allegra e non riesce a insultarlo spontaneamente come farebbe di solito. È snervante. Se ne va dopo pochi minuti, con l’aria di chi è disgustato da se stesso. La prendo in disparte alla porta. “Avresti anche potuto sforzarti di più,”, le sibilo.
“Lui non lo merita”, risponde lei.
“Un’altra buona ragione per farlo. Ho detto molto chiaramente che l’avreste tutti trattato in modo normale. Quello che hai fatto non è stato affatto ‘normale’. ”
“Come fai ad aspettarti che lo chiami “strambo” e lo insulti quando so che domani notte…” la sua voce si spezza. “Non so come tu riesca a sopportare tutto questo.”
“Faccio quello che devo.”
Sbuffa. “Certe cose non cambiano mai vedo. Addio, John.”
Anderson fa un salto subito dopo pranzo. “Ecco,” ringhia, lanciando un sacchetto di carta a Sherlock. “I campioni di fibre che avevi chiesto. Sarà meglio che te ne esca con una delle tue solite deduzioni miracolose, perché è tutto quello che abbiamo.”
Sherlock sogghigna. “Sono certo che ci saranno prove abbastanza evidenti persino per te, Anderson.”
“È sbalorditivo il fatto che tu sia autorizzato anche solo ad avvicinarti ad un’indagine ufficiale.”
“Mi hai tolto le parole di bocca.”
“Non me ne starò qui in piedi a farmi insultare da te!” scatta Anderson.
“E allora prendi una sedia, vedrai che starai più comodo!” ribatte Sherlock, con aria quasi divertita.
“Non ho tempo da perdere così”. Si rimette i guanti, indispettito. “Sei un insopportabile bastardo.”
“E tu sei la personificazione dell’ignoranza.”
“Buona vita.” Anderson esce impettito dalla stanza. Lo accompagno alla porta.
“Grazie,” mormoro.
Mi guarda, e potrei giurare che è rimpianto quello che vedo sul suo volto. “Abbi cura di lui.”
“Lo farò.”
Riusciamo a malapena a trovare un momento tranquillo quel giorno. Sherlock è grato di questo. Io non tanto. Sono geloso del tempo che gli rimane, ogni prezioso minuto che passa è un minuto in meno che posso trascorrere con lui, dato il continuo afflusso di persone che si presentano alla porta, una dopo l’altra. Alcune sono persone che ha aiutato in passato, che guarda caso fanno un salto solo per portargli dei dolci, senza alcuna ragione particolare, ho pensato potessero piacerti, oh, stavo giusto passando davanti al fioraio e ho visto questo buquet e ho pensato potesse ravvivare la stanza, oh, questi sciocchi cioccolatini, li stavo portando a mia sorella, ma non è che per caso li vorresti tu, vero?
Cala la notte. Sherlock non si è alzato molto dalla poltrona oggi. Ho bisogno di controllare il suo equilibrio, quindi durante un momento di pausa lo costringo ad alzarsi e lo guardo camminare. Sembra più o meno stabile. Gli preparo del the.
Lestrade si presenta appena dopo le otto. Con lui non possiamo mantenere le apparenze come con gli altri, perché ci sono certe questioni di cui dobbiamo per forza occuparci.
“Farò quello che posso affinché non si apra un’inchiesta.”
“Prenderò io stesso le pillole, per mia libera scelta. Ma John potrebbe comunque venire incolpato per non avermi fermato. È un medico professionista, ha l’obbligo giuridico e morale di impedire agli altri di danneggiare se stessi.”
“Tutto quello che deve fare è dichiarare che non era presente e che non aveva idea che avresti preso qualcosa, finchè non era troppo tardi per intervenire.”
Sherlock annuisce. “Immagino che dovrà per forza funzionare allora.”
“Correrò il rischio, Sherlock.” Buon Dio, mi sono buttato di fronte a bombe e pallottole e Vichinghi infuriati per quest’uomo, e adesso si preoccupa che rischi qualcosa?
“No,” replica bruscamente. “Non intendo che tu rischi assolutamente niente.”
“Ascoltami,” interviene Lestrade, “Sono sicuro al 98% che potrò impedire qualunque tipo di indagine al riguardo. È illegale, d’accordo, ma in casi come questo – la maggior parte di noi guarderebbe comunque dall’altra parte.”
Sherlock non sembra ancora soddisfatto. “Voglio la tua parola che su John non ricadranno sospetti.”
Lestrade annuisce. “Hai la mia parola che farò del mio meglio.” Ci rivolge un sorriso sghembo. “Ti spiace se ti faccio delle domande su alcuni casi?”
Questo sembra tirare Sherlock un po’ su di morale. “Certamente.”
Lestrade trascorre la mezz’ora successiva tracciando le linee generali di indizi, circostanze, situazioni, e annotando i ragionamenti di Sherlock. Io mi siedo sul bracciolo della sua poltrona, intervenendo quando mi si richiede, ma per lo più limitandomi ad ascoltare il suono della sua voce. Ad un certo punto guardo giù e noto che Sherlock si sta appigliando al mio maglione, stringendo delicatamente la mia manica tra due dita della sua mano destra, come per rassicurasi che io sia ancora qui – o forse che lui è ancora qui.
Colgo dal contesto di alcuni indizi che la maggior parte dei casi menzionati da Lestrade sono molto vecchi. Di anni addietro, persino decenni. Realizzo che questa è la sua ultima occasione. Lo è anche per Sherlock. Mi domando se per lui sarà più doloroso lasciare la vita, o il suo lavoro. Esiste una distinzione fra le due cose nella sua mente?
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Alone on the water [ITA]
FanficFanfiction di Mad_Lori con traduzione a cura di Charles (fonte EFPfanfic.net). "Sherlock aveva sempre saputo di non avere una vita lunga davanti a sé, ma non credeva che sarebbe finita così."