Capitolo 23

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<<E tu chi saresti?>> Chiede la mamma di Riccardo guardandomi dall'alto in basso ed io ho solo voglia di diventare parte del pavimento. <<Sono Valentina Rossi la...>> Dico presentandomi ma non ho idea di come definirmi dopo la situazione in cui ci ha trovato. <<Lei è Valentina, la mia ragazza, mamma.>> Dice Riccardo venendo in mio soccorso  prendendomi la mano. La signora si avvicina con passo lento ed elegante e si ferma ad un passo da noi guardando prima il figlio per poi riposare lo sguardo su di me. <<Sono Aurelia Marchese Rinaldi. La mamma di Riccardo.>> Si presenta con un tono freddo e uno sguardo giudicante. <<Cosa ci fai qui, mamma?>> Dice allora Riccardo in tono altrettanto freddo. <<Non sono libera di venire a trovare i miei figli?>> Chiede in tono sdegnato come se Riccardo l'avesse insultata con quella domanda. <<Oh... Allora ti ricordi di avere dei figli ogni tanto.>>Dice con un sorrisino per niente divertito ed io gli stringo la mano cercando di calmarlo mentre la signora Rinaldi fa un espressione risentita.<<Riccardo, Alessandro, Rinaldi come osi rivolgerti così a tua madre?>> Dice esterrefatta dai toni usati dal figlio. <<Riccardo...>> Sussurro stringendogli la mano, non sapendo cos'altro fare per calmarlo. Lui abbassa lo sguardo verso di me e nonostante la rabbia palese del suo viso , appena i suoi occhi incontrano i miei, accenna un dolce sorriso. <<Va tutto bene, Candy.>> Sussurra ma ovviamente nulla è sfuggito agli occhi e alle orecchie della madre. <<E poi che significa che questa è la tua ragazza? Chi l'ha deciso?>> Chiede guardandomi con sguardo di superiorità. <<Si, io...>> Comincio ma non mi fa terminare. <<Ed io non ne sapevo niente, come mai Riccardo?>> Dice rivolgendosi direttamente al figlio ed ignorando me. <<Ovviamente io le ho proposto di uscire con me perche è una ragazza fantastica e quando mai hai saputo qualcosa su di me o su Ciccio, mamma?>> Risponde lui freddo e lei in risposta incroci le braccia al petto mentre mi guarda attentamente. <<Io non ci vedo nulla di speciale ma pazienza, ne discuterai con tuo padre quando tornerà ovvero domani mattina.>> Dice mentre scuote la testa e comincia a togliersi la sciarpa ed i guanti e li poggia sul bracciolo del divano. <<Non c'è niente da discutere mamma e sono stufo di questa specie di interrogatorio. Con chi esco o meno lo decido io e se vuoi scusarci io e Vale abbiamo da fare quindi andiamo via...>> Dice rivolto verso di lei. << Su andiamo Vale, i tuoi ci aspettano.>> Dice poi rivolto verso di me, mentre inizia a mettere in una busta le uova che ci siamo appena scambiati.. <<Giusto, Ciccio ci aspetta.>> Affermo preoccupata, ormai è da troppo che manchiamo, mentre lo aiuto a sistemare le nostre cose. <<Aspetta un attimo, dove credi di andare? E dove Francesco?>> Dice in tono gelido e prestando di nuovo attenzione a noi due. <<Francesco è a casa di Valentina, insieme alla sua famiglia, che sapendoci soli per Pasqua, come sempre aggiungerei, ci ha invitato a pranzare da loro.>> Spiega Ricardo mentre come se nulla fosse mi aiuta ad indossare il giubbotto e poi indossa il suo. <<Tu hai lasciato mio figlio da solo con degli estranei?>> Domanda esterrefatta ed io non riesco più a stare zitta e rispondo prima di Riccardo. <<Oh non si preoccupi non sono estranei, Ciccio ha passato tanto tempo a casa mia, con la mia famiglia, negli ultimi mesi, ed è molto amato da tutti.>> Gli spiego in tono dolce, o almeno ci provo, e con un sorriso. Lei mi guarda con freddezza tale che potrebbe uccidermi con uno sguardo ma io non mi lasciò intimorire e continuo a guardarla con un sorriso. E no mia cara, non ferirai più i miei uomini. <<Il fatto che abbia passato tanto tempo con voi non fa di voi della gente affidabile.>> Dice con tono di saccenza e sono tentata di avvicinarmi e picchiarla ma Riccardo mi anticipa. <<Come osi parlare così di persone che neanche conosci?>> Dice furioso. <<I genitori di Valentina, conoscono me e Ciccio meglio di quanto tu e papà farete mai!>> Dice trattenendosi a stento dal alzare la voce. <<Ed ora scusami, ma mio fratello ci aspetta.>> Dice e prendendo i giochi dal tavolo mi trascina verso la porta. <<Riccardo, Alessandro Rinaldi Dove credi di andare?!>> Esclama adesso furiosa senza riuscire a nascondere la rabbia. <<Vado dalla mia famiglia.>> E con questo apre la porta e mi trascina fuori insieme a lui, per poi sbattere la porta alle nostre spalle e trascinarmi verso l'auto. <<Va tutto bene?>> Chiedo dolcemente appena salita sull'auto accanto a lui. <<Non capisco cosa voglia da noi!>> Dice dopo un attimo di silenzio sbattendo la mano sul volante. <<Non ci sono mai stati per noi! Sin da quando ero piccolo li vedo raramente e la stessa cosa hanno fatto con Ciccio ed adesso viene qui a chiedere spiegazioni ed a mettere bocca su di noi, come se ne avesse il diritto!>> Dice quasi urlando. Vederlo così mi spezza il cuore. I miei genitori sono sempre stati presenti quindi non riesco ad immaginare come si senta così provo semplicemente a fargli sentire la mia presenza stringendo leggermente la sua mano chiusa a pugno sullo sterzo e lui volta lo sguardo verso di me. La sua espressione sembra quella di un bambino perduto, che non sa dove andare. <<Perché non vogliono stare con noi? Perché non ci amano?>> Mi domanda sussurrando e mandando totalmente in pezzi il mio cuore. <<Certo, che vi amano Riccardo. Solo che alcune persone non sanno come amare...>> Dico con la voce arrochita dal pianto trattenuto. <<... Tu e Ciccio siete perfetti e sono sicura che a modo loro, loro vi amano e sono orgogliosi di voi.>> Dico sincera. Sono due ragazzi splendidi quale genitore non li amerebbe? <<Mia dolce Candy, sei troppo buona...>> Sussurra acchiappando una lacrima sfuggita dagli argini. <<... Come puoi difenderli nonostante ciò che ha detto sulla tua famiglia?>> Domanda incredulo. <<Nonostante le sue parole non siano state gentili, sono sicura che le abbia dette perche è preoccupata per voi.>> Gli spiego prendendo la sua mano ed intreccio le nostre dita. <<Su, andiamo da Ciccio ci starò aspettando e sono sicura che nonostante tutto sarà felice di rivedere vostra madre.>> Dico con un sorriso dolce. Lui mi guarda un attimo, incredulo scuote la testa e mi stampa un dolcissimo bacio sulle labbra. <<Sei un angelo...>> Sussurra ad un soffio dalle mie labbra per poi sospirare e voltarsi verso lo sterzo. <<E va bene andiamo.>> Detto ciò torniamo a casa in silenzio. Suppongo adesso abbia bisogno di tempo per regolare i suoi pensieri.

Tutte le volte che NON ho detto TI AMODove le storie prendono vita. Scoprilo ora