©apitolo 17

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Quella mattina, quella solita via percorsa dai due giovani adolescenti, Kageyama la stava attraversando da solo.
Aveva atteso molto l'amico all'incrocio, ma quest'ultimo non si era fatto vivo.
Non rispondeva neanche ai messaggi o alle chiamate di Tobio.

A malincuore Kageyama era andato a scuola da solo, con il dubbio di cosa fosse capitato a quel nano da giardino.
Non negava il fatto che aveva pensato che lo stesse tradendo, quella paura era vivida dentro di lui ma cercava di opprimerla.

Non era sua intenzione pensarla in questo modo, il suo cervello si faceva paranoie in automatico.
Più pensava a un Hinata che lo tradiva più sentiva una morsa al cuore.

L'unica cosa che ora poteva farlo smettere di pensare era appunto Hinata al suo fianco, un Hinata che cercava di baciarlo, che gli ripeteva quanto fosse cotto di lui.
Solo questo avrebbe potuto farlo stare meglio, ma al momento l'unica cosa che udivano le sue orecchie era una lezione d'inglese e l'unica cosa che vedevano i suoi occhi era un quaderno pastrocchiato.

E mentre Tobio combatteva con i suoi pensieri, Hinata lottava per la sua vita in ospedale.
Il suono del suo battito registrato dalla macchina era l'unica cosa che riusciva a sentire, mentre i suoi occhi osservavano  stanchi il soffitto bianco della stanza.

Una stanza pallida, triste, senza colori, senza vita, senza gioia, dalle pareti bianche al pavimento di gomma blu.

Ogni battito che sentiva, Shoyo, sperava vivamente che non fosse l'ultimo.
La paura di non farcela era grande, però al contempo sapeva che non avrebbe avuto rimpianti.

Ma anche pur essendo soddisfatto della sua vita non voleva morire ora, voleva ancora vedere quel ragazzo tanto scorbutico.
Voleva tenergli la mano, sentire la sua voce, il suo respiro, cercare di reggere il suo sguardo, vivere una vita con lui.

Non potendolo fare Hinata si era messo a piangere sottovoce.
Purtroppo la sua malattia gli impediva di avere una vita lunga.
Gli impediva di sposarsi e di avere una famiglia.
Gli impediva di diventare "il piccolo gigante" della pallavolo.
Gli impediva di essere spensierato.
Gli impediva molte cose, ma Hinata aveva cercato di guardare sempre il positivo, anche se al momento il positivo non riusciva più a vederlo.

Ora era solo arrabbiato con la sua malattia.
Voleva potersela strappare dal corpo e buttarla nel cestino, ma non era una cosa fattibile.
Per cui Shoyo si limitava a versare lacrime su lacrime, mentre i genitori parlavano con il medico.

I medici gli avevano dato diverse medicine, ma il dottore ormai aveva notato la gravità della situazione.

Hinata era stabile, ma questo non voleva dire che fosse fuori pericolo.
L'influenza aveva causato una grave infiammazione e aveva fatto aumentare il muco nei polmoni, infatti erano dovuti ricorrere ad un intervento.

-Tutto questo potrebbe segnare un tempo limitato a Shoyo- spiegò il medico ai genitori distrutti da tutto ciò.

-Voi avevate detto che mio figlio stava bene! Era fuori pericolo- disse la madre con le lacrime.

-Si, vostro figlio stava bene, ma basta davvero poco per ribaltare tutto- rispose il medico.
-In questi giorni rimarrà qui in osservazione, se supererà tutti i controlli lo potremmo dimettere- affermò.

-Io ce la metterò tutta e sono sicuro che anche suo figlio farà lo stesso- concluse.

Da quella notizia erano passata l'intera settimana.
Hinata stava meglio, ma era ancora rinchiuso in quella "gabbia d'ospedale" così lui la chiamava.
Era una gabbia perché gli impediva di volare.

Comunque in quei giorni aveva contattato Kageyama e gli aveva detto che aveva preso una brutta influenza.

Tobio si era proposto più volte di andarlo a trovare, ma Hinata glielo aveva vietato perché "non voleva contagiarlo".

Kageyama per via della sua testardaggine voleva andare da lui comunque, ma fortunatamente, o sfortunatamente, la madre lo aveva tenuto a casa.

Alla fine dopo un'altra settimana Hinata era stato mandato a casa, ma doveva stare molto più attento di prima.

-TOBIO!- urlò Hinata vedendolo e abbracciandolo.
-Mi sei mancato tanto!- ammise il nano stringendolo.

Infondo non poteva negare che era stato uno dei suoi pensieri fissi, oltre a quelli negativi.

-...anche tu...mi sei mancato- borbottò l'ex alzatore ricambiando l'abbraccio.

Hinata sorrise.
-Stai bene ora?- chiese Kageyama guardandolo.

-Si! Sono guarito del tutto!- disse mentre lasciava un sorriso un po' diverso dagli altri, forse un sorriso falso.
'Almeno, è quello che vorrei dire' pensò quest'ultimo.

Kageyama non notò la piccola differenza di quel sorriso e come poteva essere una cosa non grave poteva esserlo.

Magari se lo avesse notato le cose sarebbero andate diversamente, Tobio si sarebbe aperto con lui  magari si sarebbe sciolto per renderlo il più felice possibile, ma ormai era tutto passato.

Ormai Kageyama non poteva tornare indietro, l'unica cosa che riusciva a fare era stare in silenzio ad osservare la fotografia sorridente di Shoyo poggiata su un tavolo, in una stanza riempita da persone dal vestito nero.



























































Angolo scleretico

Hi guysss

Spero non siate arrabbiati con me <3

!!Comunque io a breve partirò in vacanza, quindi non so se in quelle due settimane riuscirò ad aggiornare!!

Spero vivamente che ci siano pochi errori in questo capitolo, ma ne dubito

Almeno spero che vi sia piaciuto (◍•ᴗ•◍)

E niente

Se volete supportarmi lasciate un commentino o una ☆ se vi è piaciuto il capitolo

Beyy

Black wings of my heart || Kagehina ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora