Capitolo 16

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20 Dicembre ore 8.00.

Continuavo a cercarlo con lo sguardo. Non lo vedevo. Quel giorno non venne a scuola. Enea Zante non mancava mai alle lezioni ma quel giorno qualcosa era cambiato. Cosa avrà? Ero molto preoccupata e nervosa, decisi di mandargli un messaggio.
- Ciao Enea buongiorno,che fai? Come mai non sei venuto a scuola? Cosa è successo?
- Ciao Eva,ne parliamo pomeriggio...scusa. Incontriamoci davanti la rosticceria di Giacomo alle 17.00!
- Ok...
Ero un po' irritata, cosa gli prendeva? Non capivo. Passai le ore scolastiche a pensare e ripensare. La mia mente brulicava di pensieri e non ne potevo quasi più. Ero distratta e triste. Si rieccola... la malinconia che ingrigiva le mie giornate. Basta. Voglio solo sapere la verità. Preferisco un verità bruciante che una bugia piacevole e illusoria. Per caso non mi vuole conoscere più? La sua era solo una finta? Non riuscirei a sopportare una delusione così grande. Ma se è la verità quella che voglio correrò questo rischio. Soffrirò ma poi mi riprenderò come ho sempre fatto. Ma potrebbe essere un mio errore... solo una semplice impressione.
Domani inizieranno le vacanze natalizie...le tanto attese vacanze. I miei nonni sono in viaggio e fra un po' ci raggiungeranno,non vedo l'ora! È da molto che non li vedo. Mi mancano tanto. 

I nonni sono sempre i nonni. Sono quelli che ti dimostrano sempre di volerti un mondo di bene, più del bene che ti vogliono gli altri. Loro sono quelli che se ne vanno prima purtroppo. Il tempo non gioca a loro favore, ma quegli anni che avrai a disposizione per conoscerli ti serviranno per amarli magari più degli altri. Gli anni con loro saranno i migliori della tua vita. Ti insegneranno tanto dalle loro esperienze, ti parleranno del passato ormai vissuto, delle vecchie abitudini, della semplice gioventù e delle facili emozioni. E tu sarai lì ad ascoltarli ed andare indietro nel tempo insieme a loro, rivivendo le loro magnifiche storie e i loro tempi. I tempi della semplicità.

Mia nonna si chiama Lidia e mio nonno Leonardo: sono una coppia molto affiatata e attiva. E gli voglio un gran bene!

Arrivata a casa, mangiai velocemente e mi chiusi in camera.

Erano quasi le 16.30 quando uscii di casa per raggiungere Enea. Ero impaziente. Mia madre iniziava a insospettirsi... ma era ancora presto per raccontarle di Enea.
Arrivai davanti la rosticceria di Giacomo ma lui ancora non era là. Passarono circa dieci minuti...poi lo vidi arrivare a bordo del suo scooter. Posteggiò, si sistemò un attimo, si avvicinò e mi salutò:
"Ciao Eva.": disse lui con tono afflitto.
"Ciao!"
Il suo sguardo era cupo e il suo viso era spento...questo non è Enea.
"Come va?": disse lui accennando un finto sorriso.
"Non proprio bene,tu?Non mi devi dire qualcosa?": dissi io un po'irritata.
"Sì scusa Eva, è giusto che ci sediamo e ne parliamo.": disse lui entrando nel locale.
Ci sedemmo in uno dei tavoli e lui sospirò.
"Dai Enea,cosa ti succede?": dissi io in tono dolce. 

Era strano,aveva un'aria malinconica. Sospirò e mi guardò.

"Eva,sto male... "
"Scusa non capisco,spiegati meglio!"
Posò la sua mano sulla mia e la strinse. Sospirò e iniziò a parlare fra una pausa e l'altra.
"Ecco, domenica ricordi quando ti dissi che il pomeriggio sarei andato fuori con i miei? Ecco tu penserai che io sono andato in un centro commerciale o in giro per i negozi a divertirmi o roba del genere. Invece no, non ero fuori per divertirmi..." 

Strinse la mia mano ancora più forte e i suoi occhi diventarono lucidi, capii la situazione e decisi di portarlo fuori. Ci sedemmo in una panchina, e riprese a parlare con voce tremante.

"Ecco,sai dov'ero? In un fottuto ospedale."
Pausa. Una lacrima iniziò a rigargli il viso pallido. La raccolsi e gli strinsi la mano forte. Stava malissimo.
"Sai il perché? C'è l'hai presente quando tutto va bene, quando la vita ti sorride, quando non vedi l'ora che inizi un nuovo giorno? Insomma c'è l'hai presente quando una persona è felice? Ecco, un fottuto pomeriggio. Un fottuto giorno. Un fottuto minuto. Un fottuto secondo. Sai quanto può cambiare la tua esistenza? Ecco Eva, quel fottuto pomeriggio mi ha fregato. "

Un attimo di pausa.

"Accompagnammo mia madre in ospedale a causa di un dolore fisico generale... sai quei soliti controlli dove è tutto tranquillo? Ecco all'inizio sembrava quello, una semplice visita. Poi guardai le espressioni dei dottori mentre leggevano i risultati dei controlli. Avevo capito che qualcosa non andava già quando avevano richiesto dei controlli più accurati. Lo sai cosa ho visto nelle loro espressioni? Preoccupazione. Ho letto il timore di parlare. L' incertezza di dire come stavano veramente le cose..."

Sospirò e iniziò a piangere... lo guardai incredula e triste.
"Ecco,le avevano diagnosticato un cancro. Un fottuto cancro. Appena lo venni a sapere imprecai, gridai ma era inutile... il mio comportamento non avrebbe cambiato niente."

Tenne la testa tra le mani è inizio a piangere, le sue lacrime scendevano veloci sulle sue guance e cadevano sul mio cuore. Alle sue parole iniziai a piangere anche io, sapevo cosa significava tutto quell'inferno. Ero lì ferma accanto a Enea: con una mano gli accarezzai la spalla cercando invano di consolarlo e con l'altra raccoglievo le lacrime che scivolavano sulle mie guance. 

Ero incredula e scioccata. Il comportamento di Enea aveva un motivo ben preciso. Pianse per circa dieci minuti, io lo lasciai piangere perché capii che quello era il suo unico sfogo... poi iniziai a parlare.

"Sai Enea, io ho vissuto la stessa situazione che tu stai iniziando a vivere... Due anni fa mio padre è morto a causa di cancro. Ho pianto tantissimo, ho gridato, ho imprecato con tutta la voce che avevo. Lui non se ne doveva andare ma se ne è andato. Sai quante volte mi sono chiesta perché proprio a lui? Perché proprio alla mia famiglia? Nessuno mai è stato capace a rispondere alle mie domande. Sono rimaste lì.. in sospeso. Forse un giorno le risposte arriveranno... ma arriveranno quando le domande ormai si saranno perse. In questi momenti bisogna solo sperare... ed essere forti, questo è solo l'inizio di una lunga battaglia che non avrà fine.Una battaglia da vincere con la vita, e anche se le speranze sono poche bisogna combattere e mai arrendersi, perché chi si arrende non sa di aver perso la propria vita." 

Piangevo e iniziai a singhiozzare. Mi coprii il viso con le mani e cercai di rimandare indietro quel passato bruciante. Enea levò la mani dalla testa e mi guardò. Mi abbracciò forte a sé mentre le mie lacrime bagnavano il suo giubbotto. Mi accarezzò il viso e per un momento...quella debole diventai io. Mi asciugò le lacrime e mi sussurrò con gli occhi direttamente al cuore.

"Mi dispiace tanto."
"Dispiace tanto anche a me!"
Piansi tanto e anche lui piangeva, ce ne fregavamo di tutto quello che ci circondava. In quel momento avevamo solo delle lacrime da versare. Poi,basta. Saremmo diventati forti e coraggiosi,avremmo combattuto per la vita. In fondo il dolore deve essere provato per trovare la giusta arma per sconfiggerlo. Ci abbracciamo ancora più forte. Quell'abbraccio racchiudeva la sofferenza di entrambi ma insieme era più facile. Quell'abbraccio caldo in questo inverno gelido. Due anime colpite dalla paura di perdere qualcuno di importante. In quell'abbraccio mi sentivo protetta. Le nostre lacrime continuavano a scendere silenziose e cadevano sui nostri cuori infranti, ricuciti migliaia di volte. 

Iniziammo a calmarci e ci guardammo dritto negli occhi. I nostri occhi bagnati dalla sofferenza. Mi guardò e mi ringraziò. Io lo ringraziai pure. Eravamo nella stessa barca in un mare in tempesta. Continuò a parlarmi:

"I medici ci assicurarono che guarirà, siamo ancora in tempo...ma ho paura della realtà."

"Invece sbagli, devi continuare a sperare e a combattere affiancando tua madre ad ogni ostacolo. Non puoi avere paura se vuoi sperare. In tutto c'è un lato positivo. Con il cancro si rischia. Ovvio...ma solo rischiando si può capire quanto valga la vita. Quanto valore e importanza ha! Lo so, in questo momento ti senti come se il mondo ti fosse crollato addosso, anche io sto così da anni. Da ora dovrai pensare al cancro come una diversa prospettiva di vita, dove non si vive per vivere, ma si vive per lottare e per cercare di non morire."

Mi guardò e asciugandosi le lacrime mi disse di sentirsi ridicolo e immaturo davanti a quella situazione in parte imbarazzante per lui. Ma per me no.
"Grazie Eva... grazie di esistere."
"Questa lotta la inizieremo insieme e vedrai che andrà tutto bene. Promesso."

Ci alzammo e mi abbracciò. Mi aggrappai a lui e incastrai la mia testa nell'incavo del suo collo, insieme eravamo l'inizio e la fine,il giorno e la notte. Perfetti nella nostra imperfezione! 

Quella notte nessuno dei due dormii... troppi pensieri e troppo dolore dentro!

Ma avevamo la consapevolezza che nessuno di noi si sarebbe salvato da solo♡.



Insieme saremo feliciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora