Capitolo 17

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Arrivammo puntuali all'aeroporto. Ormai mancava poco. I miei nonni stavano arrivando: non li vedevo da molto tempo a causa della distanza. Mia madre era impaziente come lo ero io, li avremmo ospitati a casa nostra come al solito. Passarono circa 15 minuti quando li vidimo arrivare. Eccoli avvicinarsi con i loro sorrisi nostalgici.
Corsi per raggiungerli fregandomene di tutti. Finalmente erano lì a pochi metri da me.
"Nonni!": gridai io.
"Tesoro!": esclamarono loro.
Li abbracciai entrambi tenendoli stretti a me.
Gli abbracci. Non saprei di preciso come definirli... dimostrazioni di affetto, ovvio. Ma hanno qualcosa di particolare. Non sono semplici dimostrazioni di affetto. Con un abbraccio tieni stretta a te una persona come a dirle 'Non scappare,resta con me'. Gli abbracci sono speciali: danno conferme. Poi, gli abbracci sono caldi: sanno riscaldare i cuori e togliere ogni paura. Sì, che strano! Ma come sarebbe il mondo senza affetto e abbracci? Sarebbe un mondo senza conferme. 

Insomma, amo gli abbracci caldi.  

Iniziai a piangere, ultimamente lo faccio spesso. Mi mancavano troppo, avevo bisogno della loro presenza. Anche mia madre iniziò a singhiozzare.
Sistemammo i bagagli dentro la macchina e ci avviamo verso casa. La nonna voleva che le parlassi un po' di me, della scuola, dei miei interessi. Scherzando mio nonno le disse di lasciarmi stare, ma sa che mi fa piacere parlare con loro.
Il viaggio verso casa durò un paio di ore. Raccontai un po' di me ai miei nonni e le ore di viaggio in auto passarono tra qualche risata e anche ricordi. Mia nonna ama la Sicilia e le piacciono molto i verdi paesaggi che si vedono fuori dal finestrino. Loro raccontano che Pisa è una città caotica, dove si corre e non si ha il tempo di apprezzare gli spazi che ci circondano.

 Appena arrivammo a casa posammo le valige e i nonni si sistemarono nella camera degli ospiti. Mangiammo qualcosa e guardai il cellulare in attesa di un messaggio di Enea.

Oggi è il terzo giorno di vacanza. Ed è da tre giorni che io ed Enea non ci vediamo, ma ci sentiamo solo via messaggi. È molto impegnato visto che  sua madre è stata da poco ricoverata: non la lascia neanche per un secondo. Mi manca molto, anche se sono passati solo tre giorni. Mi mancano i suoi abbracci,le sue mani grandi e calde, i suoi occhi verdi e il suo sorriso. Mi manca lui. Vorrei riavere l' Enea di una volta: sorridente e vitale... ma per riaverlo passerà molto tempo. Ormai so come funziona. In questo momento riflette molto sulle sue emozioni e sta cercando in qualche modo di trovare la forza per sperare. I dottori lo rassicurano dicendogli che sono ancora in tempo per guarire sua madre ma non possono prevedere niente, basteranno un paio di mesi, sarà il tempo poi a decidere. Lui sa che anche se lontani sono lì accanto a lui a rassicurarlo.
Insomma, la speranza non manca ma non manca neanche la paura. Ricordo la paura che si ha in ospedale: ricordo il momento in cui i dottori chiamarono mia madre per parlarle dentro un ufficio e io rimasi sola, seduta in corridoio ad aspettare. Avevo appena compiuto 13 anni e non immaginavo che la vita sarebbe diventata così difficile. In quel preciso instante mi resi conto che qualcosa non andava... ero molto preoccupata. Volevo entrare, cercavo di sentire ma non capivo. Poi vidi uscire mia madre in lacrime, mi abbracciò e mi strinse forte a sé. Io come un piccolo fiore debole iniziai a piangere senza capire. Poi lei mi disse tutto. Papà aveva il cancro. Piansi molto,gridai, imprecai... niente mi avrebbe tranquillizzato. Per me cancro significava morte certa, in fondo si sa che le possibilità di restare in vita sono poche, ma la speranza e la voglia di credere possono superare ogni aspettativa. Continuavo a piangere mentre mia madre cercava di essere forte. Mio padre era scosso, non si sarebbe mai aspettato nulla del genere. Gli dissero subito che da quel giorno doveva essere forte, doveva combattere per vivere e doveva avere tanta speranza e fiducia. Da quel giorno la sua vita cambiò. Ma non solo per lui, la vita cambiò per tutti. Passammo molto tempo in ospedale insieme, volevamo ricordarlo nel miglior modo possibile. Le speranze erano tante e la volontà non mancava, ma questa volta niente lo ha ostacolato. I dottori ci dissero che non andava molto bene, le sue speranze di vita erano poche...ma lui continuava a sorridere in quella stanza di ospedale. 

Insieme saremo feliciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora