Capitolo 1

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La vita non è un cammino alla ricerca di cosa è più giusto per te: niente lo è veramente. In tutto c'è un errore, tutto in qualche modo è sbagliato. La vita, a volte, è una continua lotta con se stessi. Spesso lotti fino a quando non reggi più e non puoi fare altro che farti attraversare dalla malinconia o dalla più profonda angoscia che ti toglie il fiato e la speranza. La vita gioca con te, ti mette alla prova, ti propone sempre nuove avventure per vedere come reagisci, per vedere fino a quando reggi e quando dici basta. Vuole trovare i tuoi limiti, i tuoi confini. Non ne avrà mai abbastanza.

Ecco, esiste un periodo della vita dove niente sembra chiaro, si chiama adolescenza. Sogni da realizzare, personalità da formare, voglia di scomparire, emozioni da controllare, gioie da vivere, momenti da ricordare, amori da trovare e problemi da risolvere. Ed è qui che mi trovo io,ed è qui che non so cosa fare. Vorrei dire basta al mondo, fermare tutto. Vorrei vivere in un'altra realtà. Qualcosa di più facile. Ma da dove comincio? Solo buio. Vedo solo oblio. Un costante oblio. Cosa c'è di peggio? Sembro sbagliata e fuori posto. Fuori da tutto. Niente va come vorrei, niente va come me lo sarei aspettata. E vorrei scappare lontano da ogni cosa. Forse certe volte scapperei anche dalle cose che mi fanno bene, solo per non vederle marcire sotto i miei occhi. E a quel punto che farei? Niente, come sempre. L'ennesimo fallimento.                                                                Vorrei essere perfetta ma non ci riesco, vorrei sentirmi forte ma non so neanche come si fa e vorrei essere anche felice ma non so da dove iniziare.  Certi giorni credo che la felicità si sia dimenticata di me. So che esiste, non qui. Non qui con me. Lontano. Così lontano da non vederla, così lontano dal cuore da non sentirne neanche un minimo. La vedo nelle altre persone, sarà bella, penso. Forse è  quello che tutti vogliono. Tutti cercano di non farsela scappare, come qualcosa di inestimabile valore. Come tutto, c'è chi c'è l'ha, c'è' chi no e c'è chi non può permettersela, non realmente, ma forse la verità e che non sa come ottenerla. Non sa come cercarla e averla anche solo per capire com'è, da cosa è fatta. E come tutto, non sempre si ha quando la si vuole. 

Eccomi, mi chiamo Eva. Il mio nome significa vivere, sinonimo di chi dà la vita. In tanti momenti della mia  ho voluto dare davvero vita, ho voluto porre rimedio a tante cose. Volevo restituire infinitesimi respiri a chi me ne ha offerti tanti. Volevo dare tempo, tanto tempo ancora per poter vivere al meglio. Volevo dare tanti giorni ancora e ancora. Volevo dare ancora battiti, battiti dei miei anche. Volevo donare anche la mia di vita, ma non ho potuto. Mi sarei strappata l'anima se solo fosse servito a qualcosa. Ma, non c'è l'ho fatta. Questo nome è molto bello, ma non è il mio. Almeno non come volevo che fosse.  Ho 15 anni e la mia vita è un continuo dilagarsi di problemi e insicurezze che colmano le mie giornate e influenzano il mio presente. Vorrei vedere qualcosa di bello, anche qualcosa che somigli a qualcosa di davvero bello. Ma, non trovo niente. Solo tanto buio che brucia. Brucia sotto la pelle, brucia in ogni fibra e in ogni centimetro di corpo. Scapperei, ma è qualcosa che ho dentro, come mi appartenesse. O forse sono io che appartengo a lui.                                                         

Se mi chiedessero di descrivermi non saprei da dove iniziare, non credo di essere definibile. Almeno per il momento. Se mi guardo riflessa nello specchio della mia stanza, vedo un viso spento, smorzato e livido di problemi. Poi vedo buio, buio negli occhi. Quegli occhi già scuri che non vedono luce da tempo. Lì si dice tutto, niente è nascosto. Come fosse direttamente l'anima a fare strada dentro di me. Gli occhi non sanno ingannare, sono quel che sono e non sanno non esprimersi. 

Vorrei anche questa volta nascondere tanta frustrazione, ma non posso. 

Poi vedo il riflesso di un'esile ragazzina quindicenne, magra e quasi ossuta, con capelli lisci lucidi e neri, finissimi come crini di cavallo sono slegati su minute spalle, così piccole per questo mondo. Un riflesso che non vorrei mi appartenesse. Forse estraneo quasi a me stessa, sbagliata nel mio stesso corpo.

Nonostante tutto, non so rinunciare a sfuggire dalla realtà nel mio singolare modo. Non sarà unico, ma almeno questo è mio. Sono una sognatrice troppo lontana dalla terra. Questo è l'unico modo che trovo per andare avanti. Sogno di avere tanto di quello che non posso. Sogno la pace, sogno la felicità, sogno di riavere ciò che è andato perso, sogno di vivere. Vivere, per davvero. Sogno di essere migliore, ma è tutto costantemente offuscato. Tutto. Anche le fantasie non hanno tanti colori. Tanta, troppa malinconia in me.                                                                               Finirà mai? Non lo so. Vorrei saperlo.  

Ma, anche se tutto è così annebbiato. Nonostante tutto. Trovo la forza di credere in quello che sogno, credere con ogni cellula del corpo. Credere non è stato mai sbagliato, credo. Sognare ancor meno. Vorrei che tutto si realizzasse come in quei film che tanto vedo. Ma niente ha senso a volte. Sono confusa. Ma forse, nella mia confusione sto bene. Male. Ma,bene.                                         

Il suono della campanella mi distoglie dai miei pensieri esistenziali e mi riporta alla mia vita di studentessa modello alla ricerca di un futuro che solo il destino sa. L'autunno è alle porte, ormai gli alberi del cortile della scuola lasciano le loro foglie alla rigidità del suolo, regalando paesaggi dai magnifici colori caldi dati dalle sfumature dell'arancio intenso. Amo i colori delle foglie che volano spostate dal vento libere di perdersi. Eccoci qua ad affrontare un nuovo giorno di scuola. Prima ora, sempre puntuale arriva la professoressa Mistrello: la nostra prof di italiano, storia e latino sempre precisa e impeccabile. Oggi indossa un completo giacca e pantaloni di un colore spento rosaceo,una camicia di lino bianca e delle scarpe nere con il tacco grosso,non eccessivamente alte. Sistema la sua borsa sulla cattedra, si siede, ci guarda e inizia a leggere l'interminabile elenco di trenta alunni: la 2A. Coltre Eva...eccomi lì! Mi sorride e continua. La Mistrello è la mia prof preferita ma non lo dico in giro, con lei ho ottimi voti e inoltre è molto comprensiva con noi e ci aiuta sempre offrendoci importantissime lezioni di vita applicate al presente. Mi piace la sua raffinatezza da donna vissuta e le sue movenze eleganti, mi piace come raccoglie i suoi biondi capelli lisci in una regolare coda di cavallo perfetta come lei, mi piacciono i suoi occhi verdi coperti da due lenti che le danno un tocco di professionalità che si aggiunge a quella che già possiede. Con lei il buongiorno diventa più piacevole. E anche il leggendario lunedì mattina sembra migliore. Iniziamo la lezione aprendo il libro di italiano alla pagina 86: oggi ripasso e domani interrogazione. Apprezzo il suo modo di spiegare, le sue lezioni sono coinvolgenti e mai noiose, dettagliate e mai ripetitive. Sharon, la mia compagna di banco oltre che la mia compagna di insolite avventure, mi ripesca dal mondo dei sogni, domandandomi come sto. Lo fa sempre, sa che ho attraversato un periodo molto difficile che mi ha segnato la vita. Dopo la morte di mio padre avvenuta un anno fa a causa di un tumore, a casa tutto è cambiato, si vive un'altra atmosfera di tristezza, dolore e incertezza, depressione e malinconia. Come chi non ne può più di soffrire e chi è stanco di piangere. La sua morte mi ha lasciato un vuoto immenso che mai nessuno riuscirà a colmare. Una voragine incurabile che brucia dentro palpitante. Mi manca da morire e la cosa più triste, che so, è che mi mancherà per tutta la vita.

Il professor Bardi, il nostro professore di biologia, continua la sua lezione senza accorgersi che tutti stanno viaggiando tra i loro pensieri. Finalmente il cambio dell'ora segnato dal suono della campanella spegne la sua incessante voglia di insegnare. Manca un'ora alla fine di questa giornata scolastica. Il professor Dante ci accompagna in palestra per farci concludere gli allenamenti per la partita di pallavolo di domani contro la 2D. La scuola è finita. Sfinita mi avvio verso casa, mi buttò sul letto e per almeno un'ora non voglio ascoltare il rumore dei miei pensieri...


Insieme saremo feliciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora