Torno a casa nel tardo pomeriggio. L'appartamento è silenzioso, fin troppo silenzioso.

Mi dirigo in cucina e, attaccato al frigorifero con una calamita, trovo un biglietto.

Starò fuori tutta la giornata. Ho preparato le lasagne, sono già nel forno, devi solo riscaldarle. Torno per cena. Buon pranzo, Ronny.

Do un'occhiata al lavandino e, per fortuna, la teglia delle lasagne è lì, ancora incrostata. Almeno ha mangiato.

Vado prima in bagno a darmi una rinfrescata, poi entro in camera da letto e la trovo lì, spiaggiata sul materasso, con gli occhi aperti e fissi sul soffitto.

Mi appoggio allo stipite della porta con una spalla e la osservo alla ricerca di lividi o graffi ma non vedo nulla. Possibilità di rissa da escludere.

"Ti va di parlarne?"

Sharoon gira la testa verso di me e annuisce.

"Bene, ma fa' in fretta. Ho tanti appunti da copiare".

Mia sorella si mette seduta e circonda le ginocchia con le braccia.

"Non sei nella posizione di potermi dare ordini. Se non vuoi sentirmi, puoi andartene", e mette il broncio.

Mi fa sempre ridere quando fa così.

"Scherzo, Ronny. A proposito, com'era la lasagna?"
"Buonissima, come sempre".
"Non me ne hai lasciata neanche un po', cattivona".
"Non sono io la cattivona, qui", e mi fa una linguaccia.

L'abbraccio forte e la bacio sulla tempia.

"Raccontami tutto".

Sharoon sospira, triste: "Quando sono entrata, mi hanno salutata e accolta. Una ragazzina, Gioia, mi ha chiesto di sedere accanto a lei e io l'ho fatto. Le prime due ore è andato tutto bene. I professori sono stati molto simpatici. Poi, alla terza ora c'era disciplina sportiva, la lezione pratica, e abbiamo fatto pallacanestro. Facevano tutti i fighetti e, quando ho iniziato a giocare io, hanno cominciato a farmi scherzetti stupidi per farmi sbagliare. Il professore se n'è accorto e, quando ha chiesto spiegazioni, loro hanno risposto che ero avvantaggiata perché sono nera e i neri sanno sempre giocare a basket. Poi, quando siamo tornati in classe, hanno cominciato a lanciarmi pezzi di carta tra i capelli e nella scollatura.
Non ci voglio più tornare lì. Voglio andare a scuola con Margherita".

Scoppia a piangere. Le accarezzo i capelli e aspetto che si calmi. Non sono affatto brava a consolare le persone.

"È solo invidia perché sei bravissima, lasciali perdere".

Si scosta da me e mi guarda con gli occhi arrossati: "Posso aiutarti con gli appunti?"
"Non dovresti studiare?"

Scuote la testa. Non so se fidarmi ma una mano mi servirebbe.
Ho fotografato tutte le pagine degli appunti di Camilla e non sono poche.

"D'accordo, andiamo in soggiorno e attenta a dettare. Devi scandire parola per parola".

Annuisce e aspettiamo la mamma sedute sul divano.

Quando torna, porta con sé un cartone di pizza gigante.

"Fame?"

Sharoon salta su e corre a darle una mano.

A tavola sembra essere tornata l'allegria di sempre.

"Com'è andata all'università?"

"Bene. Ho conosciuto una ragazza scozzese, molto simpatica. Le materie sono difficili ma me la caverò", le sorrido ma non mi crede.

Spero solo che non si scoraggi per me. So che lo studio costa tanto all'università e farò di tutto per non farle pentire di avermi accontentata. Sa perché lo faccio e mi farò in quattro per raggiungere il mio obiettivo.

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