Continuo a scavare nelle pile di documenti ma i certificati di nascita di quei bambini non ci sono, nemmeno il nome della coppia nominata nelle lettere o un orfanotrofio. È tutto così strano.

"Angy, è pronto a tavola", urla mia madre dalla cucina.

Metto tutto a posto ed esco dalla sua nuova camera da letto. Siamo arrivate da poche ore e l'appartamento sembra un campo incolto con tutti gli scatoloni lasciati alla rinfusa sul pavimento.

La nostra nuova abitazione è carina ma piccola. La camera della mamma è più stretta, manca la camera di Sharoon che dovrà condividere la mia, incluso lo stesso letto da una piazza e mezza. Nemmeno il soggiorno esiste, c'è solo una cucina compresa di tavolo da pranzo quadrato, un divanetto a due posti e una parete attrezzata senza TV.

In una parola: squallida.

Arrivo in cucina, affamata. Sharoon è seduta sulla poltroncina con il cellulare tra le mani e l'espressione imbronciata. Si starà sicuramente chiedendo che cavolo ci facciamo qui.

Spero che almeno fuori queste mura ci sia un mondo da esplorare.

"Sharoon, posa il cellulare e vieni a tavola. Per festeggiare il nostro arrivo ho preparato un bel risotto"

La mamma sembra così felice, la sua allegria è contagiosa. Persino Sharoon salta su dal divanetto come una molla.

Dopo pranzo, iniziamo a disfare pacchi e valige, cercando di rendere questo squallido appartamento un po' più nostro e abbellirlo per quanto possibile.

Terminiamo poco prima di cena. Avrei voluto avere del tempo in più per le mie ricerche ma ora sarà meglio riposare.

Domani inizierò l'università e non ho la più pallida idea di come sarà, come dovrò comportarmi o vestirmi. Mi guarderanno davvero dall'alto in basso come ha detto Vincenzo? Ma no, nemmeno ci è mai stato in una università, voleva solo confondermi.

Mi stendo a letto accanto a mia sorella e comincio a sentire un po' d'ansia. E se fallissi subito? Non sono mai stata una grande studiosa e adesso andrò all'università alla ricerca di due gemelli.

Tutti i soldi risparmiati per la casa, mamma li ha messi da parte proprio per l'università. Non posso deluderla ma, accidenti, proprio giurisprudenza dovevo scegliere?

Certo è forse la scelta più sensata dopo quello che è successo a papà ma sarò capace di capirci qualcosa?

Troppi punti di domanda mi affollano la testa, di questo passo non riuscirò a dormire e domani mi addormenterò sul banco il primo giorno di università.

Mi giro su un fianco e abbraccio mia sorella, cercando di dormire.
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"Hai preso tutto?"
Mia madre mi controlla i miei capelli treccina per treccina.

Il mio abbigliamento è perfettamente anonimo: maglietta larga a maniche corte sistemata in jeans chiari e stretti.

Non mi sono proprio truccata se non leggermente sugli occhi con una matita nera da sfumatura e del mascara.

Inforco i miei occhiali tondi e lego i lacci delle scarpe da ginnastica.

"Sì, mamma, ho sistemato lo zaino ieri sera".

Mi aiuta a indossarlo, poi si ferma qualche momento a guardarmi.

"Sono così contenta che alla fine tu abbia scelto di continuare gli studi. Tuo padre sarebbe fiero di te".

Per poco non scoppia a piangere.

"Papà sapeva benissimo che non era mia intenzione farlo, è grazie a lui se ho cambiato idea. Farò giustizia, mamma, per tutte le persone come noi".

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