Nel pomeriggio, Camilla mi porta nella biblioteca universitaria a studiare.

Trascrivo i suoi appunti senza assimilare assolutamente niente.
La mia mente è altrove.

So che non dovrei agitarmi così. Insomma, sono solo due gemelli come tanti altri. Eppure, ho la strana sensazione che potrei averli trovati.

"Ehi, Angy, mi stai ascoltando?"

Camilla mi sventola una mano davanti alla faccia e sobbalzo: "Scusa, Cami. Puoi ripetere?"

La mia compagna sbuffa ma esaudisce la mia richiesta.

Restiamo fino a sera, poi ci avviamo fuori dall'edificio, ma un annuncio sulla bacheca all'ingresso attira la mia attenzione.

"Selezioni per la nuova squadra di Basket del campus? Questo sì che mi aiuterà a distrarmi".

"Distrarti? Direi che tu lo sia già abbastanza, Angy. Non hai bisogno di altri passatempi, devi studiare", Camilla mi rimprovera e mi trascina nel cortile.

"Ma io amo il basket, è la mia passione", mi lamento e non so nemmeno perché. Ho sempre fatto ciò che volevo e non sarà una scozzese a fermarmi.

"La tua passione è giurisprudenza, adesso. Vuoi laurearti o no?"
"Ma siamo solo alla prima settimana, al secondo giorno. Dammi tregua, Cami", la supero e marcio verso il cancello.

Sento i suoi passi affrettarsi ma so che non può correre troppo o il vento autunnale mostrerà a tutti gli studenti presenti le sue grazie.

Mi viene da ridere a pensarci.

"Ehi, Angy, frena!"

Mi fermo di botto e lei mi finisce addosso: "Ahi, la testa".

Non resisto più e scoppio a ridere. Lei mi guarda storto, massaggiandosi la fronte.

"Sei proprio strana".
"L'hai capito dopo soli due giorni? Questo è un record!"

Lei sbuffa, gonfiando le guance in modo buffo. Se voleva farmi ridere ancora di più, ci è riuscita benissimo.

"Oh, finiscila. Sono seria. Con l'università non si scherza. E poi, la squadra è composta da soli ragazzi".

"Non mi sembra di aver letto una tale regola in vetrina".
"Non c'è ma non si presenta mai nessuna ragazza".
"Ragione in più per andarci", le faccio l'occhiolino e lei arrossisce.

"Deve essere una buona tattica per rimorchiare, in effetti".

Roteo gli occhi: "Non mi riferivo a quello. Sarò la prima ragazza a vincere le selezioni. Ti farò vedere".

"Non voglio che tu ci vada", si impunta più di prima.

Comincia a infastidirmi: "Non vuoi? Chi sei, mia madre?"

"No, sono una persona che ti vuole bene e che ti vuole aiutare".

Siamo arrivate al cancello ma mi blocco di nuovo.

Ho sentito bene?

"Ci conosciamo da due giorni. Non mi conosci nemmeno. Come fai a dire di volermi bene e di essere mia amica?"

Camilla arrossisce e abbassa lo sguardo: "Sono fatta così. Mi affeziono subito alle persone. Tu mi stai simpatica, sei una ragazza forte e in gamba, e mi piaci. Poi, siamo quasi alte uguali. È così difficile trovare una ragazza da poter guardare in viso".

Non ci avevo fatto caso. Quando parlo con Cami, non devo abbassarmi. È davvero alta. Non quanto me, ma alta.

Poi, punta i suoi occhi verdi nei miei, all'improvviso nervosa: "E so che ti serve aiuto. Me l'hai detto a pranzo. Sei qui per fare giustizia ma si vede lontano un miglio che queste materie non ti interessano per nulla. Voglio aiutarti a non finire indietro".

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