11. un addio

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13 luglio 2014 (presente)
Harry

"Allora?" Gli chiesi, sistemandogli il papillon alquanto storto. "Il grande giorno è arrivato finalmente. Sei un po' nervoso?"

"Da cosa lo deduci?"

"Beh." Indicai in basso. "Per esempio dal fatto che da quando sono qui non ho fatto altro che sentire la suola della tua scarpa sbattere sul pavimento come un tic nervoso."

"Non ce la posso fare." Sbuffò. "Forse dovevamo aspettare più tempo, forse non sono ancora pronto, fors-"

"Zayn." Lo fermai, strattonandogli le spalle come per farlo tornare nel mondo reale. "Andrà tutto bene, e sai perché lo dico?"

In risposta, scosse la testa energicamente.

"Perché tu ami lui e lui ama te." Dissi, con fare ovvio. "E poi, è l'amore della tua vita, cavolo. È tutto ciò che dovresti pensare al momento."

Alzò un angolo della bocca e sembrò calmarsi all'istante. "Grazie."

"E di che, Zay?" Dissi semplicemente, ricambiando con un mezzo sorriso. "Adesso, muoversi! È arrivato il momento di mettere l'anello al dito al tuo fidanzato, dai su!"

"Cazzo, si." Rispose, mordendosi il labbro inferiore.

***

"Hai visto qualche bella ragazza in giro?" Mi chiese il biondino seduto accanto a me.

Era passata un'ora da quando eravamo arrivati al ristorante per la cerimonia ed avevamo appena cominciato con l'antipasto.

Zayn e Liam si erano sposati in Comune e, una volta usciti, li avevano fatti allontanare per fare le foto vicino al mare e da lì non li avevamo più visti.

I loro parenti erano stati divisi in più tavoli in quella che era una sala lussuosa ed enorme.
Io ero stato posizionato con Niall e Jace ed avevo ringraziato internamente i due novelli sposi per non averci messo anche Louis lì con noi perché, davvero, non ce l'avrei fatta a stare di nuovo a tavola con lui.

"Sono gay, Nì." Gli risposi prontamente. "Ti pare che vado a guardare le ragazze?"

"Uh, qualcuno qui è nervosetto." Si intromise subito Jace, era seduto sempre accanto a me ma dall'altro lato.

"Ti sbagli." Esclamai, forse con un tono che contraddiceva a pieno la mia affermazione. "Non sono per niente nervoso."

"Certo." Girò gli occhi il mio coinquilino, portandosi alla bocca il bicchiere pieno di vino. "Allora non c'entra niente il fatto che, non dico il suo nome, fino a poco fa era seduto ad un tavolo lì in fondo e stava sorridendo bellamente ad una tizia?"

Sbuffai, sapendo già cosa stesse facendo qualche minuto prima il liscio a quel dannato tavolo. Ora che ci pensavo, era da un po' che non lo vedevo. "Ti sbagli anche tu. Non mi interessa affatto cosa fa."

"Ti credo." Disse, con il suo solito tono sarcastico che mi fece alzare gli occhi al cielo.

"Se non vi crea disturbo." Strusciai bruscamente la sedia sul pavimento per potermi alzare. "Vado al bagno."

"Posso prendere dal tuo piatto ciò che non hai mangiato?" Mi chiese il biondino.

"Fa' pure." E mi allontanai.

Non ci misi poco a trovare il bagno, visto che quel luogo era come un labirinto. Pieno di porte, finestre e quadri ovunque. Molto vintage, pensai.

Vidi allo specchio della stanza che quel succhiotto che Jace mi aveva fatto il giorno prima era ancora lì, sbiadito ma ancora presente, purtroppo. Avevo mentalmente ringraziato tutti i miei amici, per non aver chiesto alcuna spiegazione a riguardo.

in another lifeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora