12. e se fossi tu la mia felicità?

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Louis

Sospirai di sollievo, buttandomi di peso sul letto. Era stata una giornata più che impegnativa e mi sentivo una merda per la discussione che avevo avuto con Harry solo qualche ora prima.

Stavo già per articolare qualche piano per farmi perdonare e sistemare nuovamente le cose, quando qualcuno bussò alla porta.

Appena andai ad aprire mi ritrovai Niall davanti con un sorriso raggiante. "Ehi Louis."

Inarcai un sopracciglio. "Cosa..?"

"Volevo chiederti un favore." Mi interruppe, senza farmi finire la frase.

"Non possiamo riparlarne domani mattina? Ho ancora un po' di alcol nel sangue e non sono al mio meglio." Dissi, stropicciandomi gli occhi.

"È quello il problema." Si spiegò. "Mi si è bloccata la maniglia della porta e non riesco ad entrare, mi aiuteresti?" Mise le mani unite in forma di preghiera. "Ti prego."

Sbuffai, prima di rispondere. "Okay, ti aiuto."

Arrivato davanti alla porta della sua camera, però, non dovetti fare alcuno sforzo per aprirla e non feci in tempo a chiedere spiegazioni che Niall mi ci spinse dentro, chiudendomi a chiave lì. "Niall!" Urlai. "Che cazzo hai intenzione di fare?"

"Voi adesso vi chiarite e poi io aprirò questa porta. Fino ad allora, siete bloccati lì dentro." Disse, prima di girare i tacchi e allontanarsi.

"Ma voi chi?" urlai, anche se sapevo che non avrei ricevuto alcuna risposta, avendo sentito che il biondo si fosse già allontanato.

"Sono caduto nella trappola anch'io." Mi voltai di scatto, quando sentii la sua voce.

"Oh." Dissi, raggiungendolo e sedendomi goffamente sul pavimento all'angolo della stanza, mentre lui era seduto al bordo del letto e mi guardava con uno sguardo pieno di odio e di tristezza nello stesso tempo.

Per un po', nessuno dei due aveva osato aprire bocca. Lui, perché probabilmente era ancora arrabbiato con me per ciò che gli avevo detto qualche ora prima mentre io, perché non sapevo da dove iniziare per scusarmi.

"Mi dispiace." Decisi di dire semplicemente, alla fine.

"Fottiti." Ringhiò lui, tenendo lo sguardo fisso sul pavimento.

"Lo sapevo che quelle parole ti avrebbero ferito immediatamente, è per questo che le ho dette."

"Per quale motivo l'hai fatto?"

"Perché avevo visto quel dannato succhiotto, ovviamente!"

Si limitò a ghignare qualcosa di incomprensibile e a fulminarmi con lo sguardo. "Tu non hai il diritto di essere geloso."

"Non sono affatto geloso!" Mi difesi prontamente. "È che non sono abituato a vederti così."

"Così come? Con dei succhiotti?" Alzò un sopracciglio.

"Non proprio." Abbassai lo sguardo. "Con dei segni di qualcuno che non sono io."

Mi puntò un dito contro. "Non ti azzardare a fare il sentimentale in questo momento, perché ti uccido."

in another lifeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora