Capitolo 7

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Warning: il capitolo tratta di tematiche relative al suicidio e ai traumi.

Detto questo, buona lettura.

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Qualcosa di freddo bagnò la mia fronte e mi parve di ricevere una carezza lungo il volto, un gesto morbido, che mi confortò, un appiglio in un tunnel scuro e sconosciuto. Avevo molto caldo ma per degli istanti era come se una bufera si infrangesse contro le mie ossa, poi i dolori, venivano e passavano in modo scostante; era un incubo.

Ripresi coscienza un mattino: dei raggi colpirono il mio corpo e quando le mie palpebre si aprirono leggermente per illuminare il mio mondo fatto di ombre e paura, vidi qualcosa di meraviglioso. Una donna, colpita lei stessa dal sole che entrava dalla finestra, si trovava posata col capo sulle lenzuola del letto in cui mi trovavo: i suoi capelli scuri e lunghi le coprivano il viso, così spostai con le dita alcune ciocche, sperando di scorgere i suoi lineamenti. Quando i suoi capelli scuri si scostarono, intravidi delle bende bianche che erano avvolte al suo collo, proprio come ai suoi polsi.

Alex. Alex era viva.

Mi guardai attorno capendo di essere in camera mia e provai a sollevarmi, ma un dolore lancinante all'addome mi ributtò contro il materasso, provocandomi un lamento di dolore. Trascinai la mano lungo il mio busto, entrando in contatto con una fasciatura che circondava la mia vita, prendendo gran parte del fianco e degli addominali.

In un attimo mi ricordai di tutto quello che era successo e sussultai.

-Zey...?-

La sua voce fu come acqua fresca per un assetato, sole e calore dopo una tempesta di neve. Alex aveva delle vistose occhiaie ma era bella come sempre, con i suoi capelli scuri, un netto contrasto ai miei, le sue labbra piene, graziose, il suo sguardo inteso e tormentato.

-Alex...-

Era sul punto di afferrarmi la mano quando all'improvviso si scostò da me: -Io-o... scusami...- furono le ultime parole che mi disse prima di uscire correndo dalla stanza, ignorando la mia voce che la chiamava e le mie suppliche. Avevo visto il terrore nei suoi occhi quando si era accorta del mio risveglio.

-Sua maestà, sta bene?-

Keira Mellarc entrò nella stanza appena le porte si spalancarono per la fuga di Alex e mi guardò con un'espressione confusa; forse stava cercando di mettere insieme i pezzi per comprendere la situazione.

-Potete spiegarmi che cosa è successo esattamente?- mi rivolsi anche alle guardie che fecero il loro ingresso nella mia camera e aspettai con pazienza che iniziassero a raccontarmi gli eventi che avevo perso durante il mio riposo.

-Sua maestà, sono passate due settimane da quando è stata trovata all'esterno delle mura con la strega di corte... abbiamo dovuto seguire le procedure arrestandola. Dopo aver trattato anche le sue ferite, Alex ci ha raccontato tutto quello che è successo e la donna che ci ha informati, ha testimoniato per lei... se non ricordo male ha detto di chiamarsi Fiamma- mi informò Keira in modo coinciso. Chiesi poi che rimanesse solo lei nella stanza:

-Voglio parlare solo con Mellarc uscite.-

- Mi aspetto solo la verità. Che cosa è successo ad Alex?-

-Sono state settimane dure... ha tentato più volte di... uccidersi. Una sera l'ho trovata con un coltello alla gola, ma siamo riusciti a fermare l'emorragia in tempo.-

Keira aveva un viso un po' sciupato e le sue occhiaie erano vistose: senza sentirmelo dire, ero certa che si fosse occupata di Alex durante la mia assenza.

La strega delle rovine di Clevwood (GIRLXGIRL)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora