Capitolo 10 - parte 2

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-Quanto manca alla capitale?- domandò Zeyana al cocchiere, sporgendosi dalla carrozza in movimento; spostò momentaneamente le tende che coprivano parte della finestrella che dava sull'esterno e tornò a sedersi al mio fianco dopo aver ascoltato le parole del conducente. A quanto pare mancavano solamente tre quarti d'ora di viaggio.

Era una giornata soleggiata, il vento non era forte ma scuoteva le fronde degli alberi ai bordi della strada. Il suono degli zoccoli e delle ruote del carro sul terreno, accompagnavano quello del mio cuore accelerato.

-Come ti senti?-

-Sono curiosa di visitare la capitale, non l'ho mai vista... ai tempi di Ferguso era meglio evitare allontanarsi dal proprio paese ed avventurarsi altrove. Sapevamo tutti che cosa faceva il suo esercito ai poveri viaggiatori o gli indifesi che incontravano per strada.- Non mi soffermai a raccontare tutti gli orrori portati avanti dagli uomini di Ferguso, sarebbe stato inutile a questo punto.

-Menomale che sono arrivata io, giusto?- capii subito dal suo tono di voce che voleva scherzare con me, ma il modo in cui voleva farlo fu chiaro solamente quando avvicinò le sue mani al mio corpo.

-Ecco perché hai scelto di sederti al mio fianco...- sussurrai afferrando la sua mano che si era infiltrata sotto la mia gonna e massaggiava la mia coscia; delle volte era davvero una volpe!

-Non avrebbe cambiato nulla essere seduta davanti a te- rispose lei seria, spostando i capelli dal mio collo per poter baciare la mia pelle. I suoi baci furono soffici, caldi, e non mi dispiacquero affatto, anzi, la incoraggiai portando la mia mano fra i suoi capelli e tirandola verso di me.

Avevamo ricominciato a rientrare in intimità di recente, ma non ci eravamo ancora spinte oltre, e forse ero consapevole anche del motivo: era evidente che lei si trattenesse e persino io facevo fatica a non abbandonarmi ai nostri desideri, ma i sentimenti che adesso erano di mezzo mi impedivano di prendere le cose alla leggera come un tempo. Non si trattava di semplice sesso, di una passione carnale e basta, si trattava del nostro amore: volevo fare l'amore con lei? Certo. Sapevo come si faceva? Per niente!

Avevo paura, paura di sbagliare qualcosa, di ferirla in qualche modo e anche se mi vergognavo di ammetterlo, non mi ero mai innamorata di nessuno e non sapevo come si faceva... ad amare. Dopo la morte della mia famiglia ero diventata apatica, fredda, crudele se dovevo, avevo abbandonato tutte le emozioni che mi avrebbero resa debole e avevo infranto il mio cuore per la seconda volta facendo così, distruggendolo in mille pezzi.

-Posso essere un po' egoista?-

-Mh?-

-Voglio tutte le tue attenzioni su di me.-

Zeyana sapeva sempre come catturare la mia attenzione e poi le sue labbra erano fin troppo deliziose per poter dire di no. Il resto del viaggio per la capitale lo passammo a baciarci o parlando delle nostre memorie: l'imperatrice mi raccontò del breve periodo che trascorse in compagnia di un suo amico di giochi, nei boschi vicino a Riviera o per le sue strade; lui era un civile, quindi la loro amicizia non avrebbe potuto durare, comunque Zeyana non parlò con amarezza, ma solamente con un tono nostalgico; i suoi ricordi d'infanzia portarono ovviamente alla luce anche i miei e le confessai delle scorribande in cui ero rimasta coinvolta con i miei fratelli. Anche la notte prima avevamo discusso del passato, ma adesso che riuscivo a parlarne liberamente, non avrei mai voluto smettere di farlo.

Avevo sempre risposto col silenzio a domande che mi riguardavano o riguardavano il mio passato, ma non avevo più bisogno di farlo, non con la donna che avevo al mio fianco.

Come previsto dal cocchiere, arrivammo alla capitale tre quarti d'ora dopo e una volta messo piede nelle strade di quella città a me sconosciuta, fui sorpresa di vedere volti sereni e non deperiti o desolati come dovevano essere stati un tempo. Chissà, forse loro avrebbero potuto capire i miei dispiaceri e le mie paure: ai tempi della tirannide dovevano aver vissuto col terrore di morire da un giorno all'altro, che fosse per un errore commesso in presenza dell'esercito o dei nobili corrotti e vili, o per la fame.

La strega delle rovine di Clevwood (GIRLXGIRL)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora