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I giorni successivi a quella festa si erano rivelati pesanti da digerire, specialmente la mattina dopo. Sara si svegliò con il peggiore post-sbornia della sua vita. Non tanto perché avesse bevuto chissà quanto, ma perché nella sua mente risuonavano le parole pronunciate prima di scendere dalla macchina e, soprattutto, la risposta di Matteo. Era come se quelle parole le avessero colpito in pieno petto. Adesso togliermi questo ragazzo dalla testa sarà più difficile del previsto, rifletté. Decise così di prendersi una pausa da Matteo, sperando che un po' di distanza le permettesse di mettere a fuoco le idee e di placare l'imbarazzo che provava nei suoi confronti.

Matteo non tardò a scriverle, chiedendole se avesse voglia di prendere un caffè nel pomeriggio, ma la sua risposta fu sempre la stessa: "Sto preparando un esame, alla prossima." Peccato che l'esame stia durando troppo, pensò. Se lui non si stanca di chiedere, prima o poi dovrò accettare.

Fortunatamente, il giorno della partenza di Matteo per prepararsi alla partita contro l'Udinese si avvicinava, precisamente l'indomani. Resisto solo un giorno in più, si ripeteva, poi avrò almeno quindici giorni di tranquillità. Tranquillità si fa per dire, perché in realtà non era affatto felice di non vederlo. La coscienza di stare mentendo a se stessa la tormentava, e il suo cuore si struggeva nel sapere che stava evitando di cedere al fascino di Matteo.

Quel pomeriggio, però, un imprevisto la costrinse a rimanere a pranzo in università, proprio nel bar dove era solita andare con Matteo. Se oggi non lo incontro, sarà un miracolo, pensò, sperando che fosse occupato con le lezioni o l'allenamento. Era immersa nel suo poke, uno dei suoi cibi preferiti, quando sentì un tocco leggero sulla spalla e una voce che la chiamava, superando la musica che ascoltava nelle cuffiette. Non ci volle molto per capire chi fosse e, in quel momento, un senso di colpa la travolse. Matteo era lì, di fronte a lei, con uno sguardo che esprimeva una strana mescolanza di emozioni e il suo solito sorriso smagliante.

"Posso sedermi?" chiese, cercando di mantenere un tono leggero.

Sara si sentì bloccata. Non poteva mica far finta che il tavolo fosse occupato; sarebbe stato ingiusto, soprattutto dopo aver evitato di prendere un caffè con lui per i suoi "impegni". Con uno sguardo imbarazzato, annuì. "Certo, accomodati."

"Amica mia, ciao! Come va l'esame che stai preparando? Suppongo molto bene, visto che non hai neanche mezz'ora di tempo per un caffè con me. Ti ricordi che stasera parto e non ci vediamo per circa quindici giorni?" Matteo cercò di scherzare, ma dietro quel tono si nascondeva delusione. Sara non poté fare a meno di notarlo. Sa che sto cercando di evitarlo, pensò, sentendosi in colpa.

"No, Matteo, hai ragione. Mi sto trovando davvero in difficoltà. Ma ho appena finito di studiare per questo esame. E alla fine, il caffè possiamo prenderlo ora." Tentò di smorzare la tensione con quella battuta, ma l'aria tra loro rimaneva pesante. Sentiva che Matteo avesse qualcosa di importante da dirle.

"Matteo, è tutto a posto? Ti vedo pensieroso..." chiese, osservando il suo volto. Quando alzò lo sguardo verso di lei, il suo sorriso si affievolì e Sara capì che c'era qualcosa che lo preoccupava. Non possiamo fingere che vada tutto bene, rifletté. Voleva che lui lo sapesse, anche se immaginava fosse abituato a indossare una maschera davanti alle telecamere.

"Dopo la festa ho litigato con Alessandra," confessò, la voce carica di tensione. "Se l'è presa perché ti ho accompagnata a casa e non le ho detto niente."

"Scusami, ma lei ha accompagnato Simone. Quale dovrebbe essere il problema?" La frustrazione nei confronti di Alessandra affiorò in Sara. Perché Matteo deve giustificarsi per me? pensò, sentendo crescere i nervi.

"Sì, è tornata con lui, ma mi ha detto che non dovevo darlo per scontato, perché lei a me non aveva detto niente e quindi non avrei dovuto credere alle tue parole." Era evidente che Matteo ci stesse male e, nonostante la sua crescente irritazione nei confronti di Alessandra, Sara si sentì quasi in colpa. Se solo non l'avessi accompagnata.., si ripeté nella mente.

"Ho come la sensazione che Alessandra ce l'abbia con me. Sai, da come mi parla e come mi guarda," continuò Sara, cercando di spiegare il suo punto di vista. 

"In realtà, Alessandra non ti parla," replicò Matteo, divertito dalla sua argomentazione. Ma improvvisamente, il suo tono si fece serio, come se le parole di Sara avessero colpito un nervo scoperto. Cosa sta cercando di dirmi?

"C'è per caso qualche motivo per cui Alessandra dovrebbe avercela con te?" Matteo la guardò dritto negli occhi, un'interrogazione seria. Sara avvertì un brivido. Non c'era una risposta a quella domanda; si sentì vulnerabile. Abbassò lo sguardo, incapace di reggere il suo. Cosa c'è tra noi due?, si chiese, riflettendo su quanto fosse andata avanti la loro amicizia. Non può esserci nulla di più, pensò, eppure sentiva che la verità fosse ben diversa.

"Assolutamente no, non mi sembra che tra noi ci sia qualcosa che a lei possa dare fastidio," rispose, ma la sua voce suonò insicura.

"Quindi le parole dell'altro giorno erano solo dettate dall'alcol e dalla tristezza di riparlare del tuo ex?" Matteo sembrava quasi speranzoso, ma quando lei annuì, l'espressione del suo viso si fece delusa. Cosa si aspettava da me?

"Scusa, Sara, devo andare. Sono contento di essere riuscito a salutarti prima di partire. Augurami buona fortuna per domani." Le diede un bacio sulla guancia, poi si allontanò dal tavolo come se fosse il suo ultimo pensiero.

Sara rimase ferma, il cuore pesante. Forse Alessandra non aveva torto, pensò. Forse io e Matteo non eravamo solo amici. Forse Matteo era qualcosa di più per me, e lo era sempre stato. Non avevo avuto il coraggio di ammetterlo a me stessa.

Mentre Matteo si allontanava, un misto di emozioni lo sopraffece. Cosa ho appena fatto? si chiese, sentendo il peso delle sue parole. E se Alessandra avesse ragione? Era frustrato, non tanto per il litigio con lei, quanto per la confusione che provava nei confronti di Sara. Ho sempre considerato Sara un'amica, ma le sue parole di quella notte... Non posso semplicemente ignorarle. Ma poi si sentì in colpa: Dovrei essere un ragazzo fedele. Eppure, perché non riesco a smettere di pensare a lei? Si rese conto che quella distanza che stava per prendere da Sara lo faceva sentire vuoto. Non posso farlo. Devo chiarire le cose.


We are young - Matteo PessinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora