Deadly Poetry

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Ciò che prima era buio ora è lucente. Le mie palpebre fino a poco fa scure e tetre assumono una sfumatura di colore arancione-giallo dovuto al sole mattutino. Non credo di volermi alzare e andare subito a lavoro. Penso farò prima la mia solita passeggiata.

Passeggiata...

da solo in mezzo a un sacco di gente?

Di cos'ho paura...?

Mi alzo sedendomi sul bordo del letto continuando a riporre lo sguardo verso il pavimento. È più fresco di quanto pensassi, dopotutto l'estate sta finendo. Scendo dal letto andando verso il bagno per lavarmi la faccia prendendo lentamente di nuovo vita andando a fare colazione. Sono solo le 5 del mattino e vorrei già che questa giornata finisse, è sempre uguale giorno dopo giorno.

Mentre mi vesto guardo il telefono. Nessuna notifica.

Sgombro: ultimo accesso oggi alle 2:40

Mi sento in colpa per averlo tenuto sveglio fino a tardi. Va bene che è un pazzo suicida ma non vuol dire che non voglia dormire anche lui.
Prendo il cappello che mi ha regalato il mio dottore di fiducia Ōgai Mori e dó inizio a un'altra giornata uscendo di casa sorridendo.

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Questa mattina è particolarmente fresca e silenziosa, dal terrazzo mi sembra di poter vedere l'intero mondo ed esserne padrone. Non c'è nessuno per strada se non lavoratori mattinieri. Mi appoggio alla ringhiera reggendomi il mento con la mano destra.

"Che vita noiosa"

Penso tra me e me, per una volta riferendomi agli altri. È vero, io non ho uno scopo tuttavia coloro che seguono una routine sono già morti dentro anche se non se ne accorgono. Mi viene in mente una poesia di cui ricordo a fatica il nome. Forse...lentamente muore. Si, è questo il titolo.

      "Lentamente muore
chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente
chi fa della televisione il suo guru.
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle “i”
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore
davanti all’errore e ai sentimenti.

Lentamente muore
chi non capovolge il tavolo
quando è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l’incertezza
per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita,
di fuggire ai consigli sensati.

Lentamente muore
chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.

Muore lentamente
chi distrugge l’amor proprio,
chi non si lascia aiutare
chi passa i giorni a lamentarsi
della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore
chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce
o non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore
del semplice fatto di respirare.

Soltanto l’ardente pazienza
porterà al raggiungimento di una splendida felicità.”
             
                            (Martha Medeiros)

Questo è ciò che recito a parole mie, a cuore aperto, sopra il mondo a tutto il mondo. Nessuno le sentirà mai queste parole però viaggerranno con il tempo percorrendo le strade di tutto il pianeta trascinate dal vento. Un giorno forse, quando io non ci sarò più, le sentirà qualcuno. Quel qualcuno magari sarà Chuuya.



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