Capitolo 4

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Dimora Featherington, Mayfair, Londra, 1824

Erano passati cinque giorni da quel suo strano incontro con Colin e seppure al solo pensiero di quel bacio le labbra le formicolavano e sentiva la pressione e il sapore dell'alcol che aveva bevuto sulle sue, aveva deciso di mettere definitivamente una pietra sopra la loro amicizia. Avrebbe provato a evitarlo, avrebbe provato a dimenticarlo e forse - grazie al serrato corteggiamento di Mr Macclesfield - ci stava riuscendo.

Colin le mancava e le mancava Eloise. Per evitare di imbattersi in lui aveva evitato come la peste di passare da Numero Cinque. Era la sua amica, di tanto in tanto, a recarsi da lei. Ma anche quando stavano insieme, Eloise sembrava distratta, come se desiderasse essere altrove. C'era qualcosa che aveva attirato tutta la sua attenzione e non riusciva a capire cosa.

Quel pomeriggio, prima che arrivasse Mr Andrew, Eloise passò da lei. Voleva mostrarle un libro che aveva scovato nell'ufficio di Anthony e che - mentre Kate era distratta con i bambini - era riuscita a sottrarre furtivamente. Sembrava un testo interessante e perciò non poteva non condividere la conquista e la scoperta con la sua partner in crime, Penelope.

Eloise le mostrò il volume e cominciò a raccontarle cosa aveva letto fino a quel momento. Era entusiasta e glielo si poteva leggere chiaro in faccia, ma nei suoi occhi c'era un velo di tristezza che riuscì a cogliere immediatamente e che da un po' notava nei suoi occhi.

"Eloise, stai bene?" Le domandò all'improvviso costringendola a interrompere il suo monologo.

L'amica la guardò confusa, ma anche leggermente spaventata.

"Sì" mentì "Perché?"

"Non so, sei un po' strana, mi stai nascondendo qualcosa?" Le chiese diretta come riusciva a essere solo con la sua migliore amica.

"Non essere sciocca, Penelope. No che non ti sto nascondendo niente" sbuffò. "Ma che avete tutti?" Domandò innervosita.

"Che vuoi dire?"

"Anche Colin continua a dire che se avessi un segreto a lui potrei dirlo. E l'altro giorno abbiamo litigato perché credeva fossi Lady Whistledown" disse velocemente. "Io non capisco, ma che avete tutti che non va? Io sto bene" concluse, ma quell'ultima dichiarazione non sembrò tanto credibile nemmeno lei mentre la pronunciava.

"E Colin come sta?" Chiese poi Penelope.

"Colin?" Domandò confusa Eloise. "Sta bene, sta sempre bene lui. Si è fatto male alla mano l'altro giorno ed era impossibile stargli attorno perché era furioso, ma a parte questo è sempre il solito" concluse.

Penelope sapeva che se avesse posto ulteriori domande, la sua amica si sarebbe insospettita. Perciò annuì e chiese: "E Francesca come sta?".

"Oggi sei strana forte, Pen. Sta bene. È Francesca. Vuoi chiedermi anche del resto dei miei fratelli o adesso passi ai miei cognati? O meglio, chiedimi pure della servitù" concluse mettendosi composta con le mani in grembo.

Penelope boccheggiò alla ricerca dell'aria. Da una parte era divertita dalla risposta dell'amica, dall'altra questa era la prova che Eloise fosse decisamente più strana del solito. Poi la vide alzarsi di scatto e dopo aver borbottato qualcosa, lasciò la sala.

Penelope rimase in silenzio a chiedersi perché ogni volta che intraprendeva una conversazione con un Bridgerton di recente, culminava in una discussione. Scosse la testa.

L'unico che riusciva a farla sentire tranquilla, in quel periodo, era Mr Andrew. Aspettò seduta al divano che lui si palesasse, accompagnando l'attesa con la lettura di un libro di geografia, nascosto tra le pagine di un romanzo.

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