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Edward guardò Euphemia, ai suoi occhi la ragazza che conosceva una volta era sparita. Gli occhi non luccicavano più come prima, non erano più vivaci, ma spenti quasi come se non avessero colore. Si chiese cosa le fosse successo, ma era davvero pronto a scoprirlo? "Mi stai fissando senza batter ciglio da più di dieci minuti, come ci riesci?" tornò alla realtà e sorrise alla ragazza, che continuava a strofinarsi gli occhi ancora lucidi dal pianto. "Segreto" rispose e la vide annuire di poco chinando il viso. "Perché sei vivo?" chiese a bruciapelo, fregandosene del poco tatto con cui l'aveva chiesto. "E' un segreto anche quello, se ne venissi a conoscenza potrei mettere in pericolo la mia famiglia." rispose odiandosi. Non voleva tenerle nascosta la sua natura, ma non poteva nemmeno mettere nei guai la famiglia che lo aveva accolto. "Quindi la tua vita é tutta un mistero. Cosa ci fai qui allora? Non eri tu quello che voleva spiegare?" lo aggredì la ragazza, presa sa un impeto di rabbia.

"Vorrei dirtelo, ma non posso. Non posso mettere in pericolo te e la mia famiglia. Ti deve bastar sapere che ora sono felice, e che sono felice di averti rivisto. Mi chiedo cosa tu ci faccia qui." gli chiese tenendo un tono di voce delicato, per non spaventarla ne farla incazzare ancora di più. "Harry mi ha mandato qui per proteggermi dai mangiamorte." rispose stendendosi e dandogli le spalle, mentre abbracciava il secondo cuscino. "Perché?" "Perché Voldemort é tornato. I suoi seguaci stanno seminando terrore ed io come tanti altri sono stata una loro vittima. Harry non più rischiare di sapermi in pericolo, non con ciò che deve fare per fermare tutto quello. Da quando sei andato via tante cose sono cambiate." rispose chiudendo gli occhi evitando di versare altre lacrime. Edward si avvicinò cauto e si sedette sul letto. Allungò la mano verso la ragazza ma si fermò poco prima che potesse accarezzarla. Non sapeva come avrebbe reagito al suo tocco. "Quindi lui é tornato..." "Si" e poi cadde il silenzio. 

Il silenzio venne messo fine dai singhiozzi della ragazza, che aveva ceduto al pianto. Sta volta, munendosi di coraggio, si stese dietro di lei e portò un braccio intorno ai suoi fianchi, sorprendendolo la ragazza si avvicinò al suo petto dove fece aderire la schiena e si lasciò abbracciare. La sua natura non gli permetteva di sentire calore, e gli mancò quel calore che emanava la ragazza. I due stettero così per un lungo periodo di tempo, in silenzio con la pioggia che batteva dolce contro le finestre e cadeva al suolo bagnandolo. Ephemia tra le braccia di quello che era stato il suo unico ragazzo, si addormentò e quella posizione fu molto meglio di una qualsiasi pozione sonno senza sogni. Edward non smetteva di guardarla, era tentato di toccare con i polpastrelli le labbra screpolate della ragazza, quelle labbra che una volta baciava fino a perdere il fiato. Chiuse gli occhi e sospirò di poco, se avesse ancora il battito cardiaco, pensò che il cuore gli sarebbe uscito dal petto, tanta che era la felicità di averla di nuovo tra le sue braccia.

Poche ore dopo, a raggiungerli in stanza, fu Alice che chiese a bassa voce come stesse Euphemia al fratello adottivo. "Riposa, sono stati due giorni pesanti per lei" rispose allo stesso tono mentre gli accarezzava i capelli. "Sai che noi tutti siamo d'accordo se decidessi di rivelargli la verità. Ho visto cosa potrebbe succedere, Edward non corriamo rischi" tentò la sorella, ma il ragazzo era fermo sulla sua decisione. "Come vuoi, nessuno di noi può costringerti." rispose e si sedette sulla poltrona. Poco più tardi, Alice andò via insieme ad Edward, dovevano andare a caccia e prima di andare il ragazzo gli lasciò un messaggio, sarebbe tornato quella sera. Quando la ragazza si svegliò, con gli occhi impastati dal sonno lesse il messaggio e lo rimise sul letto. Si alzò barcollando e andò in bagno per fare una doccia fredda prima di prepararsi uno spuntino. Finita la doccia, scese in cucina con ancora l'accappatoio e si preparò del pollo fritto, accompagnato da un piatto di patatine fritte. Mentre il pollo friggeva in padella, andò ad indossare un vestitino di lana e si sciolse i capelli.

Tornò in cucina e si fece compagnia con della musica, mentre finiva di cucinare pensò a quanto gli mancasse il suo mondo e fare magie. Prima di partire ha dovuto lasciare la bacchetta a casa, Harry pensava che fosse meglio non lasciare tracce magiche. Sospirò e finito di cucinare mise tutto in un piatto e prima di mangiarlo pulì la cucina. Si sedette poi in salotto e ne approfittò per accendere la tv, ma non seppe cosa guardare così mise su un canale a caso, stavano dando il telegiornale. "Continuano da due giorni le ricerche al gruppo di ragazzi che sta seminando Forks nella paura. Il primo attacco effettuato da questa banda risale a due giorni fa, quando i cittadini della cittadina hanno trovato il cadavere di una ragazza sul sentiero principale della riserva naturale di Forks. Gli esperti non sono ancora riusciti a capire come sia avvenuta la sua morte, sul corpo della ragazza non ci sono ferite, contusioni o qualsiasi altra cosa che possa far pensare che fosse stata aggredita. Vi terremo informati non appena ci saranno altre notizie.2 concluse la giornalista. Euphemia guardò le foto del ritrovamento e il corpo della ragazza era stato coperto da un velo. Si chiese se la famosa banda tornasse a colpire e se fosse in pericolo.

"Brutta storia" sussultò dal divano e prese il telecomando come arma, ma si accorse che era soltanto Edward. "Idiota" lo apostrofò e si calmò. "Scusami, pensavo che mi avessi sentito, ti ho chiamato" si difese e poi la raggiunse sul divano. "Ascoltavo il telegiornale, questi attacchi sono frequenti qui?" "No, Forks é tranquilla come città, non si é mai sentito nulla di questo tipo." rispose mentre gli accarezzava i capelli. "Dove sei stato oggi?" chiese spegnendo la tv. "In giro con la mia famiglia, ogni tanto ci piace fare delle lunghe passeggiate." rispose mentendo alla ragazza. "Bello, io non ho fatto nulla." "Ti va di uscire?" chiese e la ragazza annuì quasi subito. Meglio stare fuori che dentro casa, almeno fuori non avrebbe corso pericoli, sperava. In mezz'ora si preparò e raggiunse Edward in salotto, poi dopo aver messo una giacca uscirono da casa e vide piazzata davanti casa una Mercedes rosso fuoco. "Wow" "Proprio quello che mi aspettavo di sentire" rise Edward e la fece entrare in auto. Quando anche lui entrò in auto, mise in moto allacciando la cintura alla ragazza, che al contatto ravvicinato con il ragazzo, arrossì.

"Quindi la tua famiglia sta piena di soldi?" "Si, Carisle é un chirurgo, Esme un'arredatrice di interni, ce la caviamo" rispose voltando verso destra e prendendo un sentiero nel bosco. "Dove andiamo?" "A casa mia, il resto dei miei fratelli vuole conoscerti." rispose e la ragazza annuì. Stare tra la gente non era la cosa che gradiva molto, ma era rincuorata che quelle persone le conosceva, anche se poco. "Non essere nervosa" le disse fermando l'auto e spegnendo il motore. "Andiamo" e l'aiutò a scendere. "Se me lo avessi detto avrei portato qualcosa" disse salendo gli scalini di legno. "Non fa nulla" rispose il ragazzo aprendo la porta e facendola entrare. Una volta dentro, Euphemia si guardò in giro e vide alla sua destra u enorme salone, dove l'intera famiglia gli sorrideva. Guardò Edward che sorrideva divertito. "Giuro che se non ti togli quel sorriso dal viso ti uccido" e gli puntò il dito. "Sarà difficile farlo." rispose e poi la portò in salone. Che l'imbarazzo abbia inizio, pensò mentre veniva abbracciata dalla signora Cullen, come se la conoscesse da anni.

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