STORIA 8 ⚡ Solo la tua manager

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Immersa nel debole frastuono dei miei ansimi e nell'incessante ticchettare dei miei fragili passi sulla terra umida del villaggio, avevo preso a camminare sempre più veloce, spaventata.

Lo sapevo.

Sapevo di essere seguita, e ciò mi terrorizzava più di ogni altra cosa al mondo.

Senza pensarci due volte imboccai uno stretto vicolo, poi mi voltai, sperando che mi avesse persa di vista.

Purtroppo, mi era ancora alle calcagne. Questo voleva dire che continuava a seguirmi, e il mio sgomento non faceva altro che crescere. Mi sistemai una ciocca di capelli dietro l'orecchio, poi ripresi a marciare con passo rapido e scattante.

Naturalmente, lui riprese a pedinarmi con più velocità.

Mi strinsi nelle spalle e, sconvolta, iniziai a correre, desiderosa di raggiungere i Piccoli Giganti al più presto, o almeno di incrociare un volto familiare.

Anche lui cominciò a correre, sentivo i suoi passi pesanti farsi sempre più vicini.

Mi voltai per guardarlo un'altra volta, quando a causa di quella distrazione andai a sbattere contro un alto ed imponente muro di legno.

Oh, no. Il vicolo, purtroppo, finiva lì.

E con esso anche la mia corsa.

Mi spianai contro il muro, lui si fermò e riprese a camminare con lentezza, gli occhi color pece fissi sui miei, in quel momento terrorizzati.

Ormai ero in trappola.

-La prego, non mi faccia del male...- mormorai, con il cuore in gola, ma l'uomo sembrò non udirmi.

Si avvicinò a me con cautela e mi accarezzò una guancia, mentre sul suo volto scarno si andava formando un malefico ghigno. Trasalii nel sentire le sue dita ruvide e malandate toccare la mia pelle delicata, così strinsi gli occhi e abbassai il capo, abbastanza inorridita.

-Dimmi, ragazzina, ti sei persa?- mi chiese, portando la sua mano sui miei amati capelli e iniziando ad intrecciarseli fra le dita.

Non risposi e tentai di fargli capire che le sue carezze e il suo modo di toccare i miei boccoli color rame mi stava mettendo a disagio, ma non fece nulla per evitare di spaventarmi.

Ovvio.

Era una persona cattiva, gente da evitare. E io ce l'avevo di fronte. -La prego, se ne vada... o chiamerò la polizia.- ammisi, ferma e indifferente.

-Qui la polizia è corrotta, i tuoi sforzi sarebbero inutili. Non ti hanno mai detto che in Congo una bella ragazza come te è adescata da tutti?-

Scacciai le sue mani, intimorita, ma lui mi avvinghiò il volto con violenza e avvicinò le sue labbra screpolate alle mie. Gemetti e tentai di ritirare il capo, ma la sua stretta divenne sempre più potente, e il suo sguardo più minaccioso.

Avrei giurato che, in un modo o nell'altro, le sue dita prima o poi mi sarebbero penetrate nella carne delle guance, ma per fortuna ciò non accadde. Ad ogni modo il male che mi pervase il volto fu devastante.

-Non ti hanno mai detto che da queste parti non ti devi fidare di nessuno...?- mi domandò, la sua bocca a un passo dalla mia.

Terrorizzata, non risposi. Mi sentivo come un fragile insetto intrappolato nella tela di un grosso ragno pronta ad essere privata del respiro, uccisa ed infine masticata dalle sue fauci taglienti. -Mi lasci...- sussurrai flebilmente, pallida in volto. -Mi lasci andare subito...-

-Sei bellissima, non credo di aver mai visto ragazza più carina di te. E adesso sei solo mia.- replicò l'uomo, poi infilò le mani sotto la mia maglietta e fece per baciarmi, ma prima che potesse anche solo compiere un passo verso di me, la salvezza in persona si materializzò davanti al mio sguardo disperato.

-Raccolta di storie romantiche-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora