STORIA 14 ⚡ Empty

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Ciao a tutti/e!! Mi scuso in anticipo per la lunghiiiissima assenza! Ringrazio chi è stato tanto gentile da aspettare tutto questo tempo e saluto chi ha iniziato il libro da poco ✨

Buona lettura, questa storia sarà parecchio intensa! ❤

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Fossi stata un fuoco avrei già bruciato tutto, dannazione, tutto.

La sede perlacea della Genesis, in parte mezza distrutta dalla frana, la foresta del monte Fuji, gli animali che la abitavano e i ruscelli che la percorrevano e proteggevano da chiunque avesse anche solo osato poterla rovinare in qualche modo.

Tutto. Niente sarebbe potuto sopravvivere alle fiamme che avrei involontariamente liberato, ogni cosa sarebbe diventata cenere, scemando poi sospinta da un gelido vento.

Un vento vuoto, triste. Desolante come il terribile dolore che stavo provando in quell'istante, pesante più di mille macigni.

Gemetti di rabbia, lo feci forte, la mia voce arrochita si disperse nell'aria echeggiando lontana fino a sparire definitivamente, cancellando ogni traccia di sé.

Nessuno poteva capire come mi sentivo in quel dannato momento, sola in mezzo al freddo, il cuore a cocci e il sangue iniettato di una velenosa rabbia pronta ad esplodere al minimo cenno di squilibrio.

Nessuno.

Forse sola, sperduta. Confusa, certo, e con ogni probabilità ancora un po' scioccata.

Da cosa?

Un debole sorriso mi andò a solcare tristemente il viso, increspandomi appena le labbra violacee a causa del troppo freddo.

Dal comportamento di mio padre, ecco da cosa.

Da come mi aveva usata.

Da come mi aveva trasformata, da come grazie a lui ero diventata un mostro, una stupida macchina da guerra incapace di provare sentimenti umani, addestrata solo a distruggere scuole e correre, correre, correre rapida fino a spaccarsi le ossa, a non sentirsi più i piedi, a respirare appena per lo sforzo.

Sentii una fitta al cuore, dolorosa e pesante, e per un attimo giurai di barcollare, stordita.

Ecco. Ecco cosa ero adesso, ecco cosa sarei rimasta. Una maledetta, incallita guerriera.

E perché? Perché questo destino, perchè?

Perché mi ero fidata, dannazione, fidata.

Perché avevo amato, avevo creduto.

In mio padre, in Astram Shiller. L'unico uomo che mi aveva vista crescere, sorridere, ridere, l'unico uomo che mi aveva aiutato ad affrontare la mia prima cotta, la mia prima delusione, i miei votacci a scuola, il mio terribile caratteraccio da bastarda che ancora dovevo imparare a controllare.

Lo stesso, unico, maledetto uomo che poi alla fine coi miei sentimenti ci aveva solo giocato, sfruttandoli a suo volere per rovinare il mondo, scatenare una guerra, distruggere paesi su paesi attraverso noi, me.

Mi aveva usata, merda, semplicemente usata.

Come uno zerbino, uno straccio.

Maledizione!

Quanti esperimenti avevo dovuto sopportare, per lui? Quanto dolore fisico, quanti muscoli strappati, quante ossa distrutte, quanto dolore ai polmoni, quanto affanno e stordimento? Tanto, troppo, esageratamente troppo.

La mia mente cominciò a vagare fra brutti ricordi, desiderosa di riportare a galla i momenti della mia guerra personale contro la Inazuma. Ripensai amareggiata a tutte le sacrosante volte in cui mi ero sentita svenire, a causa di quel dolore infernale, in cui avevo soppresso il dolore e continuato a correre come una pazza per tutto il campo, arrivando alla violenza se qualcuno osava mettersi fra me e l'amore tremendo che provavo per mio padre.

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