8) Un saluto vergato al buio

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Un locale sul lungomare, due mesi prima

Era un caldo pomeriggio estivo, ma Anna non sembrava patir troppo la temperatura, pur indossando l'uniforme nera di servizio con la giacca a doppiopetto; sedeva tranquilla su di una seggiola di vimini tinteggiata di bianco, all'ombra di alcune rose che si arrampicavano fino al tetto della veranda. Con la coda dell'occhio seguiva un gruppetto di sue marinaie che, a dorso nudo, si lanciavano una palla nel piccolo prato che separava il locale dalla spiaggia. Andrea sedeva davanti a lei, vestito di bianco, ed era intento a sorseggiare una bevanda analcolica.

"Tu credi", gli disse all'improvviso Anna, "che io sarò una buona madre?". Andrea sorrise e, gettando un'occhiata alle ragazze che giocavano a palla, rispose: "A giudicare dai fatti direi di sì!".

Anna parve sul punto di ricambiare il sorriso, ma il suo volto rimase assorto e pensieroso, e si limitò ad increspare appena le labbra: "Io ho giurato di servire il Genere e il Partito Femminista fino alla morte, onorare le donne e combattere per gli ideali della Rivoluzione (mormorò più fra sé e sé che parlando col fidanzato); sono impegni gravosi, non ti sembra? Eppure non mi pesano, anzi mi stanno addosso con la leggerezza di questa giacca. Quando guardo loro, invece, sento un dovere ancora più pesante da portare, che non è formalizzato da nessun giuramento solenne, ma che sento come una questione fra me e il Cielo: io devo proteggerle, seguire, guidarle, morire per loro, con loro, prima di loro".

Andrea la guardò dritto negli occhi, chinò il capo e rispose: "Già, è per questo che esse ti amano, che ti seguirebbero ovunque, ed è per questo che sarai una madre meravigliosa".

Anna non si sentiva una buona comandante, o meglio: vedeva i risultati obbiettivi della cura che dedicava al suo equipaggio, ma lei prendeva sul serio quel monito che le mistiche femministe avevano tanto a lungo ripetuto, e cioè che nessuna è mai davvero donna, la donna è qualcosa che ogni femmina cerca ogni giorno dentro di sé, e quando l'ha trovato nulla è più facile che perderlo di nuovo. Essere madre, per lei, non era che un modo di essere donna, forse uno dei più nobili; sì, perché i maschi non possono esserlo: anche un maschio può comandare un sottomarino, ma solo una donna può essere madre, è un privilegio questo che testimonia la grandezza del Genere Femminile. Anna sapeva bene che, nel pensiero delle prime femministe, era stato proprio questo a spingerle ad esprimersi così duramente contro l'aborto, che pure non era rifiutato da tutte all'inizio, ma la Sorella Sara si era opposta con tale decisione da ottenerne il bando.

"Andrea", mormorò: era strano, il suo fidanzato le aveva parlato solo qualche secondo prima, eppure ora era tutto così silenzioso, e la sua immagine si faceva poco nitida. Anna aveva la sensazione che la vista le si stesse annebbiando; era certa di non star piangendo e di non avere nulla negli occhi, ma allora perché sentiva dell'umido sulle mani, sulle guance, sulle sopracciglia, e sui vestiti? Mosse il braccio e allungò la mano verso Andrea. Un colpo, un dolore alle dita: aveva urtato qualcosa di freddo e duro. Aprì gli occhi, e tutto si dissolse come un sogno che implode in un mare di buio. Si sollevò di colpo, agitando il pelo d'acqua in cui si bagnavano le sue gambe: l'ambiente non era illuminato che dalla fioca luce di un paio di torce, e le sue ragazze stavano raggomitolate avvolte in coperte bagnate intorno a lei. "Comandante", le disse Arianna, "Vi sentite bene? Siete molto pallida". "Tranquilla Ari", rispose Anna mettendosi seduta contro la parete gelata del compartimento, "sto bene, ma... mi sono addormentata?". "Non per molto tempo", disse Arianna, "avreste fatto bene a riposare ancora un poco, siete stata giù solo un'oretta". "Che ora sono?", domandò la comandante senza risponderle; "Sono le due e cinque, signora", rispose Arianna guardandosi l'orologio da polso, "tra appena due ora fuori sarà l'ora del tè". Anna si tirò su a fatica e, gattonando verso Lucia, le si sedette accanto: "Lucia, tu hai un rossetto, vero? Tu tieni sempre un rossetto!". Marta, che stava accovacciata lì vicino, apri gli occhi e assunse un'espressione sdegnata: "Comandante...", "lo so", la interruppe secca Anna, "so che trucchi e tacchi sono vietati dalla morale del Partito, ma so anche che la nostra Lucia di certe regole se n'è sempre fregata, vero?".

Varakud, diciannove ragazze e due giorni di ossigenoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora