7) Nessuna speranza

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Mirsianna, ora comandante responsabile delle operazioni di salvataggio, salì sul ponte di comando della nave e, chiedendo delle condizioni in cui versava il mezzo di salvataggio, venne anch'essa informata circa le difficoltà della situazione.

"Abbiamo ordinato dei pezzi di ricambio, sorella vice-ammiraglia", disse una ufficiale, "ma temiamo che non saranno qui prima di domani mattina, sempre che non sopraggiungano ulteriori ritardi, che personalmente ritengo probabili". "Non abbiamo così tanto tempo", disse la vice-ammiraglia, "sarebbe preferibile riuscire a portare a termine le operazioni prima di questa sera". "Non è possibile", rispose decisa l'ufficiale, "è del tutto da escludere, nemmeno facendo l'impossibile i mezzi di soccorso potranno essere pronti così in fretta". Mirsianna rimase gelata: per la prima volta si sentiva impotente, per la prima volta la sua fede nel Genere Femminile veniva messa in discussione. "Dunque è mai possibile che anche le donne possano sbagliare?", si chiedeva passeggiando da sola sul ponte di coperta, "forse che l'aiuto dei maschi a volte sia necessario, come noi crediamo che ai maschi sia necessario il nostro?".

L'ammiraglia Mirsianna non era una donna giovane, aveva frequentato l'accademia ufficiali quando il clima rivoluzionario era ancora forte, e quando l'onda di sessismo ideologico era ancora molto influente nella società femminista. Era stata educata a disprezzare l'aiuto degli altri, in special modo dei maschi, e a credere nel fatto che la donna fosse l'unico essere in grado di forgiare il futuro, di governare gli stati, e di far funzionare le cose. Questa fede non l'aveva mai lasciata e, quand'era entrata nella Marina Femminista, tutto quello che aveva visto non aveva fatto altro che rafforzarla. Vedeva, infatti, che le navi prodotte dalle industrie femministe erano migliori di tutte quelle prodotte da altre nazioni, in cui i marinai e gli ingegneri navali erano tutti maschi. Alla sua età, era ormai una donna all'apice della sua carriera, severa nelle sue convinzioni e dal carattere temprato dai molti anni di servizio. Lunghi anni che ella aveva vissuto nella certezza che, come ovunque si poteva leggere, le donne fossero infallibili. Ora, però, la situazione che si trovava ad affrontare le metteva in chiaro tutti i limiti di quelle convinzioni. La cosa che più le era di tormento era il ricordo dello sguardo dell'ammiraglia Tazkin mentre la portavano via: in quegli occhi non c'era rancore, non c'era rabbia impotente, ma solo dolore, senso di abbattimento e sofferenza. Quei nolariani, che erano rimasti nelle vicinanze per la richiesta di una comandante femminista, se lo avevano fatto non poteva essere per alcun altro motivo se non che si preoccupavano della sorte delle ragazze intrappolate. Ora, mentre le femministe si preoccupavano del loro orgoglio, e del nome del Genere e del Partito, quel pugno di maschi dimostrava di dar valore alla vita di un gruppo di ragazze intrappolate sul fondo del mare. Stava succedendo davvero? Si chiedeva la vice-ammiraglia, poteva davvero succedere che dei maschi dessero alla vita di una donna più valore di quanto loro, femministe, le dessero? Lei aveva sempre creduto, e tuttora credeva, che una donna avesse il dovere di sacrificare la sua vita per il Genere, che per l'onore delle donne valesse la pena anche di morire. Tuttavia, non si era mai parlato di sacrificare la vita di altre donne, di lasciar morire delle sorelle, compagne che indossavano la stessa uniforme e servivano la stessa bandiera. Era mai possibile, si chiedeva Mirsianna, che il Partito Femminista si stesse sbagliando?

Malgrado le sue rigide convinzioni, lei non era una ragazzina al pari dell'ufficiale politica, lei era una donna ormai esperta della vita e del mondo. Le ufficiali politiche non erano a caso sempre molto giovani: il Partito sapeva bene che, proprio per loro caratteristica, i giovani sono più facilmente portati degli anziani ad un'adesione incondizionata, ad una visione assolutistica della realtà, e quindi risultano dei migliori controllori politici. Per queste ragioni, Mirsianna avrebbe anche potuto cambiare idea e, pur dopo averla così duramente stroncata, concordare con Tazkin, e accettare gli aiuti nolariani. Qualcosa in lei, però, un'atavica e sedimentata abitudine dell'obbedienza, le impediva anche soltanto di concepire la reale possibilità di contravvenire agli ordini dall'alto.

Varakud, diciannove ragazze e due giorni di ossigenoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora