4) Un silenzio freddo come ghiaccio

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Ore 11:15, 42 minuti dall'affondamento

La nave ammiraglia della Flotta Femminista Occidentale, la Tzjenkun, navigava al largo delle coste meridionali di Shavadiélion circondata da una piccola scorta d'incrociatori. Sulla plancia c'erano l'ammiraglia Tazkin e la sua vice, Ludmila Mirsianna, intente a bere un tè non lontane dalla timoniera. "Il tempo è ottimo oggi, sorella ammiraglia", disse Ludmila gettando un'occhiata alla distesa del mare, "sarebbe perfetto per organizzare un'esercitazione in grande stile". "Come quella di qualche settimana fa", rispose secca l'ammiraglia, "è possibile, ma al momento non ne vedrei davvero la ragione". D'un tratto una ufficiale addetta alla radio si alzò e, avvicinandosi all'ammiraglia, disse: "Sorella Ammiraglia, abbiamo intercettato una comunicazione da un sottomarino nolariano alla sua nave ammiraglia". "Davvero", disse l'ammiraglia, "e che cosa dice questo messaggio?". "Non è chiaro, signora, sembra parlare di un'esplosione che potrebbe avere a che fare con uno dei nostro sottomarini". A quelle parole l'ammiraglia Tazkin s'incupì, guardò gravemente la sua vice, dunque disse: "Mandate un messaggio a tutte le nostre unità sottomarine, che rompano il silenzio radio e riferiscano il loro stato; poi voglio che localizziate il sommergibile nolariano, dobbiamo sapere in quale quadrante sarebbe avvenuta questa presunta esplosione".

"Ammiraglia", disse Mirsianna, con la voce solcata da un lieve tremore, "credete che una delle nostre unità possa essere incorsa in un incidente, o peggio essere stata oggetto di un'azione ostile?".

"Non ne ho idea", rispose l'ammiraglia, "dobbiamo essere pronte ad ogni eventualità".

Plancia della Tzjenkun (ore 12:30, 1 ora e 57 minuti dall'affondamento)

"Ammiraglia", disse la tenente di vascello avvicinandosi a Tazkin, "non abbiamo avuto risposta dal Varakud, tutte le altre unità hanno rotto il silenzio radio e hanno riferito la loro situazione". "Sappiamo da dove il sottomarino nolariano ha inviato quel messaggio?", chiese l'ammiraglia rivolgendosi ad un'altra ufficiale. "Si signora", rispose la giovane, "il sottomarino nolariano si trovava lungo la linea di pattugliamento numero 5, 23 gradi nord e 87 gradi est". la tenente di vascello impallidì e, con evidente agitazione, disse: "Nella stessa zona in cui operava l'M-27 Varakud". "Non ci resta che supporre che a bordo dell'M-27 si sia verificata un'esplosione di grande portata,", disse l'ammiraglia Tazkin dopo alcuni momenti di silenzio, "a questo punto siamo autorizzate a credere che il sottomarino sia affondato".

"Comandante", continuò Tazkin rivolgendosi alla capitana, "fate mandare segnalazioni a tutte le nostre unità, allertate il comando e mettete in moto le operazioni di ricerca e di salvataggio; esigo che le nostre unità raggiungano il luogo dell'incidente prima di questa sera".

La Flotta Femminista si mise in moto, i comandanti delle unità prepararono rapidamente una massiccia operazione di salvataggio: in gioco c'erano le vite di centoventiquattro donne, ed il destino del fiore della loro flotta. Le unità di soccorso salparono da tutti i porti della costa meridionale, dirigendosi a tutta velocità verso i quadranti indicati.

Sottomarino Varakud (ore 10:35, due minuti dall'affondamento)

Anna sentiva i capelli bagnati incollati sulla fronte e sul collo, l'acqua era molto fredda e salata, tanto che faceva bruciare gli occhi. L'illuminazione nel compartimento dodici era ancora garantita dall'impianto d'emergenza, tuttavia la luce era fioca e a tratti traballante. Dopo aver sigillato il compartimenti, la giovane comandante si rivolse verso le sue ragazze: come lei erano tutte bagnate e infreddolite, tremanti e con i capelli bagnati che ricadevano sulla fronte. Le bastò una semplice occhiata per capire che le sopravvissute erano davvero poche: ne contò a occhio più o meno una ventina. "Comandante", disse Arianna ansimando, "cosa facciamo adesso? Come staranno le altre? Dovranno pur esserci altre superstiti". "Non credo", rispose Anna abbassando il capo, "il sottomarino è ridotto ad un relitto bucato come uno scolapasta, l'unica speranza di salvezza sono i compartimenti d'emergenza, e dubito che le ragazze a poppa e a prua siano riuscite a raggiungerli". "Questo", disse con un tremito Marta, "questo significa che restiamo solo noi, mentre più di cento delle nostre compagne sono appena morte".

Varakud, diciannove ragazze e due giorni di ossigenoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora