3) Dal nero abisso un rintocco come di campana

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Nel pomeriggio, poco dopo l'ora di pranzo, nell'appartamento di Anna e Paolo si affollò un certo numero di ragazzi: erano i fidanzati delle ufficiali e di alcune sottufficiali; comunque erano quelli con cui Paolo Andrea aveva legato di più, e con i quali sperava di aiutarsi ad ingannare il tempo. In qualità di fidanzato della comandante, a Paolo spettava una certa autorità nell'organizzare quel gruppo di giovani che, accomunati dal fatto di avere la fidanzata lontana, dovevano trovare il modo di svagarsi e di distrarsi stando assieme.

Prese dunque la parola e, dopo aver salutato tutti e averli fatti accomodare nel salotto, disse: "Amici miei, come avviene ogni volta che le nostre fidanzate ci piantano a terra, dobbiamo organizzarci un programma di attività da seguire in attesa del loro ritorno; idee?".

"Io dico di leggere dei libri, potremmo fare un piccolo club del libro: ciascuno legge un libro e poi ci vediamo per scambiarci impressioni", disse Luca, il fidanzato di Alice. "Ma che noia", rispose un altro con tono seccato, "perché invece non organizziamo dei tornei a vari giochi da tavolo; potrebbe essere divertente". "Io non sono convinto", ribatté Luca, "inoltre la lettura potrebbe farci acculturare". "A noi maschi non serve la cultura", disse secco un terzo, "tanto nella nostra nazione sono le donne ad occuparsi di tutto, a noi basta saper cucinare pranzo e cena, stirare i vestiti e tenere in ordine la casa". "Questo poteva essere una volta", rispose Paolo Andrea, accigliandosi e prendendo la parola, "certo era così nei primi tempi dopo la Rivoluzione, ma quei tempi sono passati da tempo, ora il nostro genere si sta emancipando e le donne cominciano a lascarci un po' di spazio, è dunque giusto che anche noi maschi ci preoccupiamo di avere una cultura!". "Io sono d'accordo con Paolo, ragazzi", disse Marco, il fidanzato di Marta, "certo la mia ragazza risponde al Partito prima che alla Marina, in quanto ispettrice politica, e questo significa che è molto rigida nell'osservanza dell'ideologia del Partito; tuttavia anche lei si sta aprendo sempre di più all'idea che anche i maschi possano occuparsi di questioni serie, e non solo di faccende domestiche".

"La mia Anna mi ha da tempo abituato a sentirmi libero e del tutto pari a lei", aggiunse Paolo Andrea con un'evidente soddisfazione, "del resto una donna che ama veramente un uomo, e lei so che mi ama, non può certo accettare che questi viva in tutto sottomesso a lei!".

"Sì, sì", prese la parola un altro, "tutta questa filosofia sociale è molto interessante e utile, ma vogliamo tornare a preoccuparci di come impiegare il nostro tempo?".

I loro discorsi si protrassero ancora a lungo e, alla fine, si salutarono tutti poco prima dell'ora di cena, dandosi appuntamento il giorno dopo al parco per riprendere la discussione.

Otto giorni dopo... (22 luglio)

Nel quadrante dove operava il Varakud, lungo la linea di pattugliamento fra le acque degli Stati Femministi e quelle sotto l'influenza nolariana, il mare era sufficientemente limpido, non troppo profondo e relativamente calmo. Il fondale non superava mai la profondità di 250 metri, e vi erano delle secche in cui un bambino di dieci anni avrebbe potuto tenere la testa fuori dall'acqua toccando il fondo con i piedi. Il Varakud si muoveva lentamente, mantenendo il silenzio radio e restando ad una profondità di centoventi metri sotto il livello del mare. Occasionalmente si portava a quota periscopio e, se il sonar non rilevava la presenza di altre unità, il sottomarino emergeva per permettere alle ragazze di prendere una boccata d'aria fresca (ma ciò avveniva perché erano in tempo di pace, e comunque non più di qualche volta al mese). La vita in mare era severa: oltra a sopportare la pressione e lo stress derivanti dallo stare sempre al chiuso, senza vedere né il sole né le stelle, senza poter comprendere che dalle lancette dell'orologio se fosse giorno o notte, e avendo per lo più compiti e mansioni ripetitivi e meccanici, le ragazze dell'M-27 potevano lavarsi di rado, per lo più solo il busto con una spugna bagnata di disinfettante. Oltre a questi disagi, c'era il fatto di respirare costantemente in un ambiente pressurizzato, mangiando razioni in scatola e bevendo solo acqua. Le ufficiali avevano il vantaggio di poter contare su delle riserve di caffè, liquore e qualche biscotto secco o delle marmellate; Anna, tuttavia, si limitava a concedersi solo occasionalmente l'unico lusso del caffè: lo faceva per solidarietà con le sue ragazze, che per questo le erano molto grate.

Varakud, diciannove ragazze e due giorni di ossigenoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora