5) Il dolore di un rimpianto

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Incrociatore femminista, luogo dell'affondamento (22 luglio, ore 18:48, 8.15 ore dall'affondamento)

"Ufficiale generale in plancia", gridò una sott'ufficiale mentre la vice ammiraglia Mirsianna entrava in plancia. Con lei c'era anche la commodoro Marfiglia, che si trovava insieme alla vice ammiraglia su di un gruppo di navi non lontane dall'area dell'affondamento. "Signora, prenda il binocolo e guardi là", disse la comandante Fiore indicando alla vice ammiraglia una sagoma scura non lontana dall'incrociatore. Mirsianna prese il binocolo e guardò nella direzione che le veniva indicata: a non grande distanza dall'incrociatore, a tribordo, si vedeva la sagoma scura di un sottomarino. Guardando attentamente, la vice ammiraglia notò che sulla torretta di quell'unità sventolava una bandiera a bande verticali con quattro colori: verde, nero, bianco e rosso. "Quella è la bandiera di Nolar", pensò la vice ammiraglia fra sé e sé. "Che cosa ci fa qui un sottomarino nolariano?" chiese rivolgendosi alla comandante Fiore. "È il sottomarino nolariano che affiancava l'M-27 nel momento dell'esplosione, se abbiamo trovato così rapidamente il luogo dell'affondamento è merito loro, che sono rimasti sul posto". A quelle parole, la vice ammiraglia fece una smorfia: i marinai nolariani erano tutti maschi, e il pensiero che la Marina Femminista avesse necessitato dell'aiuto di maschi la turbava nel suo orgoglio di genere.

Gli ufficiali nolariani erano usciti sul ponte di coperta, il comandante stava sulla torretta indossando una giacca a vento imbottita. Dal momento che si aspettava di doversi relazionare con ufficiali femministe, il giovane capitano si era cambiato, mettendo da parte l'uniforme di bordo e indossando l'uniforme di servizio in giacca e cravatta. Il ramo di mimosa, simbolo delle forze armate nolariane, era ben visibile sulle sue mostrine e sul suo cappello a tesa.

"Signora", continuò la comandante, "i nolariani dispongono di un piccolo sommergibile di salvataggio, e di marinai freschi di corso nel suo impiego. Il loro comandante ci ha offerto di provare a raggiungere il Varakud per portare in salvo le sopravvissute!".

La vice ammiraglia s'accigliò e fece una smorfia più vistosa della precedente. "La Marina Femminista non chiede l'aiuto dei maschi!", rispose seccamente, "dobbiamo ancora accertare la presenza di sopravvissute; qualora sarà accertata, la Marina Femminista ha mezzi di soccorso suoi". "Con tutto il rispetto signora", disse la comandante, "siamo sicure che ci siano delle sopravvissute, i nolariani hanno registrato dei colpi di martello cadenzati provenienti dallo scafo del sottomarino". "Davvero?", domandò la vice ammiraglia, "avete verificato anche voi?". "Può verificare di persona, signora", rispose la comandante, "i colpi si ripetono puntualmente ogni ora, (si guardò l'orologio) adesso mancano pochi minuti alle ore diciannove". Quando mancò soltanto un minuto alle diciannove, l'ammiraglia si avvicinò all'addetta al sonar e, messasi le cuffie che le erano state offerte, si mise in ascolto. Non appena le lancette sul quadrante dell'orologio segnarono le diciannove, la vice ammiraglia sentì distintamente quelle tre triplette di suoni sordi e ovattati, nove colpi di martello che vibravano su di un corpo sommerso a decine di metri sotto il livello del mare.

"Non c'è dubbio", confermò la vice ammiraglia togliendosi le cuffie, "ci sono delle sopravvissute, noi manderemo qualcuna a salvarle".

"Abbiamo qualche idea circa in quale parte del sottomarino si debbano trovare?", chiese ancora Mirsianna a Fiore. "Sì", rispose la comandante, "sembra dai rilevamenti che l'esplosione sia avvenuta a poppa, pertanto riteniamo che le sopravvissute si trovino in uno dei compartimenti d'emergenza: il quarto, il dodicesimo o il ventesimo. Stando poi all'origine dei colpi di martello, sembra che vengano tutti dalla zona centrale del sottomarino, questo ci porta ad essere ragionevolmente sicure che le sopravvissute si trovino tutte nel dodicesimo compartimento". "Capisco", disse la vice ammiraglia, "allora le unità di soccorso dovranno tentare di raggiungere il portello del compartimento numero dodici".

Varakud, diciannove ragazze e due giorni di ossigenoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora