10) Dal fondo più nessun segnale

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Villa della vice ammiraglia Mirsianna, un anno prima

"Come dite vice-ammiraglia? non starete parlando dei ribelli spero?", domandò una tenente quando ebbe finito di mettere quattro zollette di zucchero nella sua tazza da te. "Purtroppo sì, signora, e se il discorso vi annoia dovete ringraziare di essere arrivata da poco! Questa mattina ho avuto a colazione la generale Vlanya", rispose la vice-ammiaglia, "è una donna molto coraggiosa, ed è una ufficiale dell'EKD, che dovendo difendere lo Stato è in prima linea contro questi banditi!". 

"Perdonatemi signore", disse Anna Bazie, che sedeva con le cambe incrociate su di una divanetto, "a noi ufficiali di Marina arrivano poche notizie a questo proposito... Si direbbe che la censura tappi di più le nostre orecchie che quelle dei civili! A me non risultava che ci fossero più state battaglie importanti dopo l'uccisione di quell'Irin Bháith!". 

"Siete molto male informata", replicò secca Mirsianna, "e non darei colpa alla censura se fossi in voi, direi piuttosto che vi siete persa nel vostro pensare solo al mare, come tutte le giovani, boriose, comandanti di successo!". "Come prego?", rispose Anna accigliandosi; l'aria si fece tesa, Mirsianna sette in silenzio e parve mordersi la lingua. "Non fateci caso", intervenne una generale dell'esercito che sedeva su di una poltrona imbottita non lontana da Bazie, "La vostra comandante è solo stressa, e a ragione: in realtà gli attacchi dei ribelli si stanno moltiplicando, nelle regioni di Dán e Shavadelion le cose sono sempre più complicate; i ribelli hanno molta presa su di una certa parte della popolazione, e in più...". "Vi prego di non andare oltre", la zittì Mirsianna, "ci sono discorsi che non è bene fare con chiunque, o in sale troppo affollate! Signore (aggiunse alzando il tono) del resto si è fatto piuttosto tardi, vi sarei grata se mi concedeste di ritirarmi, il maggiordomo vi accompagnerà all'uscita". 

"Cacciare le ospiti, e ospiti di tale livello!", mormorò Anna mentre si dirigeva all'uscita insieme ad una donna piuttosto anziana con molte medaglie. "Avete ragione", le rispose questa con tono apprensivo, "una tale scortesia non è da lei, non è degna di una donna di quel prestigio... ma sono sfuggite delle informazioni, al Quartier Generale... Vedete signora Bazie le cose non sono rosee nell'entroterra come se ne può  accorgere una marinaia che passa la vita in mare, soprattutto quando il nostro Governo ci tiene a limitare gli allarmismi, la Presidente Nishj ha la sua parte di responsabilità". "Ma si può sapere di che cosa si tratta?", domandò sottovoce Anna, che cominciava a spazientirsi. "Vedete comandante", rispose l'anziana, "il fatto è che voi dei ribelli avete sempre solo sentito, tutto ciò che sapete è che esistono bande di uomini e donne che odiano il nostro governo e fanno attentati alle nostre forze armata... tuttavia non avete mai combattuto, e non sapete quanto siano motivati, quanto siano organizzati, coraggiosi e...  (abbassò il tono e si guardò introno), non sapete quanto consenso e quanta stima stiano guadagnando in certi ambienti, e quali simpatie". "Parlate di tradimento?", domandò Anna aggrottando le sopracciglia, "volete dire che vi sono elementi deviati nelle forze amrate, fra le politche, nelle alte sfere?". "In tutte le sfere", mormorò l'anziana spazientita, "è sempre più difficile sapere di chi fidarsi, anche in Marina, dovreste saperlo, non tutte si fidano più del partito! La vostra ammiraglia Tazkin, tanto idolatrata, oh ha i suoi anni di servizio certo, è un'eroina certo, ma la KShP la tiene d'occhio; capite?". "Il Servizio Segreto?", rispose incredula Anna, abbassando ancora di più il tono, "sapevo che esistevano dei conflitti, ma non mi aspettavo andassero così tanto oltre la normale rivalità fra armi". "Io ero lì, signora Bazie", disse l'anziana col tono di chi cambia discorso, come se sentisse l'impulso di parlare di una cosa che gli sta a cuore, "prima avete nominato l'uccisione di Bháith". Anna la fissò meravigliata: "Ma allora siete...", si zittì imbarazzata. "Sì", rispose l'anziana ufficiale sorridendo, "sono più vecchia di quanto pensaste: ero poco più che una bambina, appena fuori dal corso, e sparai a quell'uomo. Vedo ancora il suo volto, aveva gli occhi come la sera e i capelli di un re, stava retto sul sedile, sembrava un cavaliere, un principe dei racconti. Ho pianto per averlo ucciso, e ho maledetto l'uniforme che me lo rendeva dovere, e mi chiedo se non mi sia stata data una vita così lunga solo come punizione". 

Anna la guardò strana: era strano sentire una donna parlare con tanta ammirazione di un uomo, era preoccupante sentire una femminiana parlare in quel modo di un "maschio ribelle", di un traditore dello Stato legittimo, era inquietante sentire una donna in uniforme parlare come una simpatizzante. "Non preoccupatevi", le disse l'anziana con sufficienza, guardando male, quasi aggressivamente, "anche se volessi ormai sono troppo vecchia per fare qualunque cosa. Siamo arrivate all'uscita, arrivederci comandante Bazie, le Madri siano con voi".

Anna la guardò allontanarsi nel giardino della villa, diretta verso la sua auto. Soltanto il giorno dopo seppe che era morta nel sonno, tranquillamente, lasciando certe carte che le eredi, o le politiche, non avevano voluto fossero pubblicate. 

Anna non ci pensò più, ma l'inquietudine rimase a lungo nel suo corpo, e sbiadì solo col tempo, con il lavoro, e con i tanti impegni in cui metteva l'anima. Forse stava sbagliando, e se lo domandava, ma decise che voleva fare la brava soldata: obbedire agli ordini, non fare domande, vivere e morire per lo Stato. Fece così, e che ciò che doveva avvenire avvenisse.

24 luglio, mattina (tre giorni dal disastro)

Ormai dal fondo non si udiva più segnale alcuno: i colpi di martello che cadenzavano le ore non si erano più sentiti. Le comandanti avevano fatto spegnere i motori e alternare le ragazze al sonar, ma nulla: dal fondo più nessun segnale. Mirsianna era bianca in volto, tremava e l'aria fredda del mattino non bastava a darle una scusante. Il sottomarino nolariano era affiorato, e il comandante passeggiava triste sul ponte, guardando le navi femminiane flottare al largo: sul suo volto c'era sconforto, abbattimento, vergogna, rammarico, e in fondo anche una dolorosa comprensione. 

La bandiera rosa che sventolava sul pennone sembrava aver perso un pò del suo colore, ed il silenzio era totale fra le marinaie che ancora si adoperavano infaticabilmente.

Il mezzo di soccorso fu pronto prima di pranzo, com'era stato previsto. Venne calato in acqua e raggiunse agevolmente le profondità, squarciando le tenebre con i suoi fanali nuovi di zeccha. La sagoma del Varakud si delineò ben presto, lo stemma dell'unità risplendette come argento quando venne investito dalla luce, e rifulse nelle profondità. Il mezzo attraccò, un sordo rumore metallico annunciò alle marinaie all'interno che si era saldamente ancorato al poccaporto del dodicesimo compartimento, quello di emergenza. 

"Valutate lo stato del compartimento", comandò la sottufficiale con voce inespressiva, "e fate rapporto". Una telecamera di profondità venne abbassato, con due torce accese ai lati, due subacque verificarono lo stato delle guarnizioni, e annunciarono senza darsi speranza: "La camera di evaquazione non è allagata". Il portello venne messo in sicurezza e aperto, la telecamera calò all'interno. Le marinaie nel mezzo e in cabina sulla nave videro le immagini proiettate dall'interno. Molte si portarono la mano alla bocca, qualcuna scoppiò in lacrime: i diciannove corpi delle ragazze di Bazie giacevano ammassati contro le pareti, uno sopra all'altro, le mani strette, fredde, pallide, alcune abbracciate, tutte con gli occhi chiusi e il capo riverso; alcune erano immerse nell'acqua che arrivava a metà del compartimento, e i loro capelli sciolti fluttavano in superficie con un effetto spettrale. 

"Abbiamo aspettato troppo", mormorò la sottufficiale, "è finita". 

Varakud, diciannove ragazze e due giorni di ossigenoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora