Alzai lentamente le palpebre, mi sentivo esusta, non mi ricordavo niente di quello che era accaduto, sbattendo gli occhi misi a fuoco la mia scrivania e la pila di vestiti ammucchiati all'estremità del letto. Ero stranamente a casa mia, nel mio letto, nel dolce caos della mia camera. Avevo un'emicrania dolorosissima non ricordavo di essere tornata a casa da scuola. 'Ma come cavolo ho fatto ad arrivare a casa?' pensai ancora intontita dal sonno.. mi sedetti sul letto e vidi una figura seduta sulla sedia che fissava ogni mio movimento. Rimasi di sasso, ferma come una statua di sale. Era seduto sulla mia sedia vicino l'armadio, l'ombra di quest'ultima gli oscurava il viso ma si distingueva chiaramente che era una figura maschile.
Si sporse leggermente quando mi presi le ginoccia in un abbraccio, facendo così gli vidi il volto. Era Gabriel.
Per poco non mi affogai con la mia saliva. 'Che cazzo ci fa lui qui?'. Nel silenzio si sentiva solo il bum bum del mio frenetico cuore.
Quando stavo per parlare, lui mi anticipò dicendo 《volevo solo assicurarmi che stessi bene.. ehm... ecco... come vedo stai meglio...》lo guardai perplessa, iniziavo a ricordare. 《Come ho fatto ad arrivare qui?》lui mi guardò negli occhi mentre prima non osava guardarmi il viso 《ti ho portata io》per qualche stupido motivo, mi alzai e gli andai incontro incazzatissima, quasi non riuscivo a controllare le mie mani. Non so dove presi il fegato di fare quello che stavo per fare. (ahahah complicata la frase) Mi avvicinai pericolosamente al suo viso catturando i suoi occhi verdi con i miei grigi, che sicuramente erano diventati nero carbone, e gli dissi sussurrando 《tu...che cazzo ci fai qui? che vuoi da me? chi sei? O meglio COSA SEI?.》, era già molto che non lo stavo ammazzando di botte per essere nella mia camera mentre io dormivo, ma non riuscivo a togliermi l immagine dalla testa... occhi neri, quel fetore dalle narici e quella lingua biforcuta. Volevo sapere la storia come ho fatto a salvarmi da quell'essere che ora era nella mia stanza?Mi guardò come in preda al panico, si guardava intorno come se volesse trovare un appiglio per fuggire 《non so di cosa stai parlando...》il silenzio ora regnava nella camera, odiavo le bugie di qualsiasi tipo, 'se voleva farmi incazzare c è riuscito' pensai mentre estressi il mio dolce coltellino dalla tasca del pantaloni, gli presi la maglia bianca e lo alzai di botto feci scattare il mio coltellino con un pulsante e glielo portai vicino alla gola. lui aveva gli occhi spalancati dalla shock della mia azione, ho un problema nel controllo della rabbia si è notato?, 《ORA TU MI RACCONTI TUTTO QUELLO CHE E' ACCADUTO SE NO GIURO CHE OGGI FACCIO UNA PAZZIA, E NON MI RACCONTARE BALLE!》urlai, non ero più in me, non ho mai avuto molta pazienza con i bugiardi 《...ok... se abbastanza forte, a quanto vedo, per affrontare tutto》disse e poi sospirò arreso. lo lasciai e mi sedetti sul letto con il coltellino ancora in mano e ci passai sopra il dito sulla scritta Angel, lo guardai negli occhi, gli occhi che mi avevano fatto provare qualcosa ora per me erano comuni occhi bugiardi di gente bugiarda. Sarebbe stato difficile credergli, ma poi avrei verificato《inizia》, Gabriel guardò il pavimento e iniziò.