Capitolo sei

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Anastasia's Pov
Arrivo davanti alla porta e la apro piano, per non far rumore, volevo fare una sorpresa a mia madre. D'altronde erano 4 anni che non ci vedevamo e mi sarei goduta per bene la faccia che avrebbe fatto quando mi avrebbe visto. Ridevo al solo pensiero.
Mi tolgo le scarpe e le calze piano e cammino scalza sul parquet cercando di non far scricchiolare il legno.
Stavo per prendere le scale, quando sento le urla di mio fratello.
<< Mammaaa! Dove sono finiti i miei gemelli? Devo andare a lavoro,forza!>> urla Dylan, mi viene subito da sorridere . << Dylan non mi rompere! Cercali da solo quei maledetti gemelli, io ho da fare qua! E poi perché stai andando a lavoro? Tra poco tornerà tua sorella e tu vai via?>> risponde, sempre urlando mia mamma.
Stavo per scoppiare, a malapena riuscivo a mantenere il riso. Non era cambiato niente durante il corso degli anni a quanto pare.
Mi avvicino sulla porta grande del salone e guardo dentro scorgendo mio fratello, vestito tutto elegante mentre è piegato cercando i suoi gemelli sotto al divano, mentre mia mamma da signora inglese qual' era, faceva colazione con il tè e i biscotti. Probabilmente si erano alzati tutti tardi se facevano colazione alle 10 di mattina.
<< Mamma eddaaaai! Mi servoooono >> riprende mio fratello, lamentandosi come un bambino.
Noto con la coda dell'occhio che mia mamma stava per mandarlo all'altro paese, perciò scelgo di salvarli la vita.
<<Mammaaa!>> dico entrando interamente nella stanza.
Lei gira la testa e spalanca gli occhi verdi, uguali ai miei. << Anaaa>> urla e mi corre incontro abbracciandomi stretta. << Tesoro mi sei mancata così tanto!>> mi sussurra nell'orecchio con voce rotta.
Poi si tira indietro mi guarda in faccia, solleva la mano e mi accarezza con dolcezza la guancia, era la mamma migliore del mondo.
<<Guardati, quanto sei diventata grande e bella!>> mi dice con le lacrime agli occhi.
Aveva ragione ero cambiata, non portavo più i maglioni larghi e i pantaloni della tuta che mi nascondevano il corpo, ma avevo iniziato a vestirmi meglio, come una ragazza.
Avevo iniziato a mettere il trucco e mi ero cambiata il colore dei capelli portandoli dal marrone chiaro a un bel rosso chiaro tendente al biondo.
Le mie amiche a Londra mi avevano detto che mi donava molto.
Dopo di mia mamma venne mio fratello, che mi afferrò per la vita facendomi piroettare come quando ero bambina e lui un'adolescente.
Io rido e per un momento mi dimentico il peso che le mie spalle portano da anni.
<<Sorellina, mi sei mancata da morire.>> mi dice contro i miei capelli, con la voce attutita.
<< Oh Dylan mi sei mancato anche tu, vecchietto!>> dico stuzzicandolo un pò, farlo arrabbiare era felice come sventolare una bistecca davanti a un cane feroce e affamato.
<<Solo perché ci portiamo 6 anni non significa che io sia vecchio!>> mi risponde con uno sguardo offeso e poi mette un po' il broncio.
Ooh non gli resistevo mai! << Scusami fratellino, mi potrai mai perdonare?!>>
Gli dico mezzo scherzando.
I suoi occhi mi guardavano ridenti, quando mi guardava così era uguale a mio padre. Avevano tutti e due gli occhi grigi e i capelli rossicci, era un bellissimo ragazzo e lui ne era terribilmente consapevole. Quando erano insieme lui e Will, tutte le ragazze andavano in calore come gatte e iniziavamo a sistemarsi i capelli e il trucco. Mi erano sempre sembrate ridicole e invadenti.
Io e mio fratello veniamo interrotti dalla mamma.
<< Ragazzi non vorrei interrompervi ma Dylan deve andare a lavorare e tu Ana, sarebbe il caso che andassi a riposarti un pò, hai fatto un volo di 9 ore e sta sera avremo la cena di famiglia, e non vorrei che ti addormentassi con la faccia sul tavolo.>> detto ciò, ci dà a entrambi un bacio sulla fronte ed esce dalla stanza chiedendo a Leonard, il governante, di portare la mia valigia in camera mia.
Io mi giro e guardo mio fratello lui si gira e guarda me e insieme diciamo <<La solita maniaca del controllo!>> sbuffiamo e poi scoppiano a ridere.
Mi era mancato così tanto, il mio fratellone, mi faceva sentire al sicuro e protetta. Era simile alla sensazione che mi faceva salire allo stomaco Will... L'unica differenza era che quando vedevo William gli ormoni andavano a mille e mi veniva voglio di saltarli addosso e far sapere a tutte quelle ochette che lui era mio... Mentre quando vedevo Dylan con quelle oche mi veniva voglio di avvicinarmi e urlare per dispetto << Ehi voi! Lo sapete che il ragazzo che state abbracciando fino ai 7 anni faceva la pipì al letto ed era solito fare le puzzette in macchina??>>.
Già non era molto virile.
Mentre mio fratello ricominciava a cercare i gemelli, io lo saluto e inizio a camminare verso la mia camera, salgo le scale di corsa e cammino lungo il corridoio e apro l'ultima porta a destra, la stanza sapeva di polvere e chiuso, ma non importava, era l'unico posto in cui mi sentivo davvero a mio agio. Entro e chiedo la porta dietro di me, mi avvicino alla finestra che aveva la tapparella abbassata e nel quale entravano solo alcuni sprazzi di luce che illuminavano la parete difronte creando strani disegni geometrici che rendevano l'atmosfera un pò magica.
Premo il pulsante e aspetto mentre la tapparella risale. A poco a poco scorgo i giardini di casa e il pezzetto di spiaggia privata che avevamo comprato con la casa, era bellissimo quel giorno l'oceano era di un ricco color blu... Che mi ricordavano tanto gli occhi di qualcuno.
Mi giro alla svelta non lasciandomi risucchiare dai miei pensieri.
Faccio una lista mentale di cose da fare: aprire le finestre per togliere l'aria pesante, spolverare i libri e i pavimenti, cambiare le lenzuola e disfare la valigia.
Bene, mi avvicino e apro con un colpo di polso la finestra facendo entrare il dolce richiamo dei gabbiani e l'odore dolciastro del mare. Mi crogiolo in quel tempore per un paio di secondi, pensando che l'unica cosa che non mi sarebbe mai mancata sarebbe stato il clima piovoso di Londra, era costantemente umido, quell'umido che rovinava i capelli facendoli sembrare nidi di rondine, lo dicevo per esperienza personale. Poteva anche esserci la regina d'Inghilterra, ma io ero sicuro la regina dei capelli a nido di rondine.
Riapro gli occhi che avevo chiuso davanti alla finestra, mi giro e inizio a cambiare le lenzuola, il resto lo avrei fatto dopo, mi era venuto sonno e mi sentivo già un bel mal di testa pulsare dietro agli occhi. Mi tolgo i vestiti mettendomi una morbida felpa blu che aveva visto giorni migliori e dei pantaloni del pigiama tutti allargati dagli anni. Mi siedo e metto a caricare il telefono. Dopo averlo poggiato sul comodino mi sdraio e mi appoggio le coperte fino al collo,abitudine che avevo preso da bambina dopo aver visto un film horror e che non avevo mai perso, mi faceva sentire come se fossi dentro una bolla protettiva e che nessuno potesse mai romperla.
Chiudo gli occhi e senza accorgermene scivolo via, lontano, così lontano che nemmeno il mio cuore dolorante e ammaccato mi potrà mai raggiungere. Così lontano che nemmeno la mia mente soggiogata potrà mai raggiungermi.
Dove nessuno potrà mai arrivare.

Nero inchiostro.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora