Capitolo diciotto

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Anastasia's Pov

A quanto pare dentro l'armadio di William c'era uno scomparto segreto, cosa a mio dire già a basta inquietante di suo, ma quando ti ritrovi davanti un assortimento completo di frustini, cinghie e altri oggetti strani di cui non conoscevo assolutamente l'esistenza, lì capisci che si sta superando nettamente la sola inquietudine.
<<Cosa sono quelli?>> chiedo lentamente, scandendo parole per parola, con la voce abbastanza tremante dalla paura dell'ignoto.
<< Queste sono cinghie>> disse indicandole con il dito; << Queste altre invece sono fruste e flagellatori>>
Mi alzai, piena a ugual parti di paura e curiosità.
<< Mica hai intenzione di usarle su di me?>>
Mi avvolge le braccia sulle spalle.
<< No piccola, però volevo che tu li vedessi, la prossima volta risponderò alle tue domande.>>
Lo fissò scioccata, come faceva a sapere che avevo delle domande?
<< Già, piccola psicopatica. Non sei capace di tenera quella testolina ferma per un po'.>>
<< Sono umana, è normale pensare sempre.>>
<< Se lo dici tu piccola>> risponde Will, mentre si inizia a sbottonare la camicia.
<< Cosa stai f- facendo?>>
<< Ho aspettato anni Anastasia, è voglio che sia tutto perfetto, ma solo se lo vuoi anche tu...>>
<< Oh.>> in quel momento, sapevo dentro di me che non potevo dire di no. Lui era sempre stato il principe azzurro che tutte le bambine con il vestitino da principessa sognavano nella loro camerata, il peter pan che ti fa sentire ancora bambino quando sai che inevitabilmente stai crescendo... È un amore impossibile come quello della Sirenetta. Ma per quanto difficile, avevo continuato ad amarlo sopra ogni cosa ed finalmente era arrivato il momento, il momento di scrivere il mio ' e vissero felici e contenti...' Con William, o almeno speravo.
<< Mi vuoi Ana?>>
Lo guardo negli occhi, accarezzandoli una guancia. << Da una vita.>>
I suoi occhi blu diventano lucidi quando si abbassa su di me.
<< Già una vita...>>
Mi prende piano la maglietta, con una riverenza straordinaria, sembrava fossi fatta di cristallo, o che fossi la cosa più preziosa che avesse. Lui per me lo era.

Dopo esserci tolti tutti i vestiti, mi impongo di combattere il senso di imbarazzo che provo, sarebbe stato tutto perfetto, volevo e pretendevo che fosse così.
<< Posso?>> mi chiede Will, avvicinandosi a me.
Mi apro a lui, completamente.
<< Sì...ti prego>>
<< Dio mio...>> risponde subito dopo Will abbracciandomi stretta.
Inizia a baciarmi il collo, le guance, la bocca, fino al seno. Quando me lo sfiora penso di impazzire, letteralmente.
<< W-William>>
<< Si piccolina, lo so,shhh>>
Me le tortura finché non lo sento gonfio e pesante.
Mi sentii insaziabile, e disinibita quando spostò le mani verso l'apice delle mie gambe.
Ma improvvisamente il panico inizia a immobilizzare ogni mio singolo muscolo, facendomi quasi urlare. La paura per quello che era successo quella sera non era passata proprio per niente.
<< Will, ti prego fermati non c'è la faccio.>>
Si sposta immediatamente con la faccia distorta dalla confusione, << Ti ho fatto male? Scusami...>>
<< Nono, io... Sono ancora scioccata per prima>> lo guardo negli occhi.
<< Puoi aspettarmi?>>
<< Certo, piccolina. Scusami per essere stati così insensibile avrei dovuto pensare prima a te.>>

La mattina dopo, mi sento confusa quando mi ritrovai ad alzarmi dal letto, un letto completamente sfatto, compresi i cuscini in piuma d'oca, oramai sparse per tutta la stanza.
E in mediamente tutta la serata pretendente mi torna alla memoria, il bar; lo stupratore; il calore del corpo di Will, il suo corpo muscoloso sotto le mie dita.
Mio Dio, non potevo crederci. Avevo quasi fatto l'amore con William, il ragazzo che non mi aveva mai calcolato e che appena mi vedeva fuggiva via.
<< Piccola? Mm...>>
Giro la testa, premendo la fronte contro le labbra di Will.
<< Ehi>>
Lui mi fa un sorriso sbarazzino, mettendo in mostra i canini.
<< Non potevo immaginare che si nascondesse una tigre sotto il costume d'agnellino. Non vedo l'ora di farla uscire completamente>> sibila divertito.
Dio quell'uomo aveva una sensualità quasi viscerale. Così tanto da dimenticarmi, quasi, di arrossire.
<< Adoro le tue guance rosse d'imbarazzo lo sai?>>
<< Sta zitto!>> ribatto sentendo le guance scaldarsi sempre di più.
All'improvviso lui rotola su di me, premendo il suo corpo bellissimo contro il mio, più piccolo.
<< Non mi basti mai>>
Manco lui mi bastava mai... Ora che lo avevo assaggiato non potevo più farne a meno.
<< Ti voglio ancora>>
In men che non si dica me lo ritrovo affianco che mi stringe a se.
' Ti amo da morire' penso insistentemente.
Poco dopo ci ritroviamo dentro la tua doccia, nella medesima situazione.
<< Non pensi che sia il momento di tornare a casa?>> mi chiede William, quando ormai il cielo si è adombrato e la luna si inizia a intravedere dalle nuvole.
Mi sentivo lagnosa al massimo, ma dovevo assolutamente finire la mia pizza e guardare un film che stava iniziando alla televisione.
<< No! Cos'è mi stai cacciando Will?>>
<< Mai, tesoro. Ma non vorrei crearti problemi con Dylan.>>
Dylan in quel momento se ne poteva andare al diavolo!
<< Forse hai ragione... Dovrei tornare a casa, ma non voglio>>
William la scruta severo, imponendo con lo sguardo di eseguire quello che aveva detto.
<< Okay, okay. Andiamo a casa>>
<< Bene>>

Quando Anastasia si ritrovò da sola nella sua stanza, pensò improvvisamente che William li mancava da impazzire, e che se la loro relazione fosse continuata non sarebbe più riuscita a lasciarlo andare, ma infondo non le importava, il suo amore per lui era l'unica cosa giusta che pensava di aver fatto durante la sua intera vita; sperava di non pentirsene.

~Nota autrice:
Buongiorno!
Scusate per il capitolo abbastanza corto e probabilmente con qualche errore, ma non l'ho riletto, avevo solo fretta di scriverlo.
Al prossimo capitolo, ciao!💚

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