Cosa avete da guardare?

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Sono Lidia.

Sono una semplice ragazza di 15 anni, che viveva in un paesino in Emilia Romagna, e trasferita in Lombardia, a Milano.

Faccio il secondo superiore, oggi è il mio primo giorno di scuola come la "Nuova ragazza della scuola".

La campanella suonò, i corridoi erano pieni di ragazzi che facevano una grande confusione. Tutti puntavano gli occhi su di me.

 «Cosa avete da guardare?» esclamai a tutti guardadomi intorno.

Ci fu silenzio, ad un certo punto un ragazzo si fece avanti:

 «Ecco la nuova arrivata! Adesso sappiamo che sei una troietta, che pensa che tutti la fissano! Abbiamo altre cose da pensare, la realtà che nessuno ti pensa, perchè nessuno ti conosce!»

Alcuni suoi amici, si fecero avanti e approvarono.

Si avvicinò a questo ragazzo anche una splendida ragazza dai capelli biondi che gli disse:  «Stai tranquillo amore, sono quelle troiette che vagano in giro, e tu lo sai bene..»

 «Certo che lo sa bene, ce l'ha accanto la troietta!» le dissi senza scrupoli.

Tutti bisbigliavano qualcosa contro di me, allora decisi di andarmene e di andare a lezione.

 «Buongiorno..», esclamò una professoressa, con gli occhiali scesi sul naso, e un' espressione scontrosa.

 «Buongiorno, io sono l'insegnante di matematica, tu sei... mmh..» disse in diffilcoltà «Gilda?»

 «Emh no, mi chiamo Lidia»

 «Non ti alzi? La sai la regola? Quando entra un professore ci si alza in piedi..» disse guardandomi storto.

 «Oppure nella tua scuola non c'era un briciolo di educazione? Oppure.. tu, non ha un briciolo di educazione..» mi disse scontrosa.

Mi alzai:  «No, se permette, ho abbastanza educazione,» continuai senza paura «Se non avessi un briciolo di educazione, adesso le direi ciò che penso»

«Adesso siediti, e stai attenta per tutta la lezione, sennò ti metto un bel 3, con una bella nota»

«Non ho paura di lei, seguirò la lezione solo perchè non voglio essere ignorante, non di certo perchè me lo dice lei» , mi sedetti, e aprii il quaderno.

Finita l'ora, tutti si allontanarono da me, ma mi si avvicinò una ragazza, dall'apparenza abbastanza timida.

«Hei..» mi disse.

«Ciao.. » le risposi.

«Io mi chiamo Camilla, se hai notato, sono in classe con te, e ti ammiro per il tuo coraggio..» mi disse.

«Emh, grazie! Io non sono così scontrosa, mi devo soltanto difendere..» le spiegò.

«Capisco..», «Sei nuova, da dove vieni? » mi domandò con curiosità.

«Emilia Romagna, un paesino vicino Bologna» le risposi.

«Bella.. regione..» mi disse.

«Mi sembri timida, » le dissi «Perchè?»

«Emh.. sono sempre stata così, non riesco a socilizzare con gli altri, pultroppo» mi spiegò

«Ho detto di star zitto! Dammi i tuoi soldi!» queste urla interruppero la nostra conversazione.

«Cosa, accade?» chiesi a Camilla confusa.

«I bulli.. devi andare, solo tu hai tanto coraggio per affrontare quei coglioni.. »

Corsi subito in fondo al corridoio, dove c'erano quei bulli.

«Cosa cazzo state facendo? » dissi bloccando uno dei quattro ragazzi.

«Cosa te ne importa? » chiese uno dei quattro.

«Federico, calmati, è solo una bambolina, Marco portala dove vuoi»

«Bambolina, » mi prese un ragazzo, chiamato Marco probabilmente, lo interruppi: «Cosa cazzo vuoi fare? »

«Niente.. ti porto lontano da qui » mi disse con tono tranquillo ma perverso.

Con una mossa rapida riuscì a liberarmi dalle sue mani: «Siete dei coglioni! Non picchiate il ragazzo» lo presi, e lo portai con me.

Cercarono di bloccarmi, ma non ci riuscirono.

Tolsi il cappuccio al ragazzo e gli scoprii il viso: era il ragazzo che mi aveva insultato appena arrivata a scuola.

«Grazie, dopotutto, non sei così troia!» disse ridacchiando

«Sei stato fortunato, se non avrei sentito niente, non sarei venuta.. »

«Come ti chiami? » gli chiesi.

«Francesco, » mi rispose «e tu? Da dove vieni? »

«Mi chiamo Lidia, vengo da un paese vicino Bologna» gli risposi.

«Ma.. ti hanno fatto male? » dissi preoccupata, «Hai dei grossi lividi!»

«Beh.. un po' è ovvio! Ma niente di speciale.. » mi rassicurò.

«Allora prendo un po' di disinfettante» dissi andando a prenderlo.

Tornai e gettai un po' di disinfettante sul dischetto e lo appoggiai sulle ferite e sui lividi.

Eravamo nel bel mezzo del corridoio, seduti in un angolo.

«E la ragazza con i capelli mossi e biondi?» gli chiesi tamponando con il dischetto.

«Eh? »

«La ragazza che all'inizio dell'ora ti è venuta in contro e mi ha insultata»

«E' la mia rag.. »

«Emh, scusa non te lo dovevo chiedere, sono una stupida» gli dissi imbarazzata

«No, no.. E' Angelica, la mia.. ragazza» mi rispose.

«Ah.. ok»

«Deduco che le piacciano le troiette..» sussurrai tra me e me..

«Eh?» mi disse confuso.

«Emh, niente!»

Gettai il dischetto con il disinfettante e andammo di nuovo a lezione per la seconda ora.

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