..per te non ci sarà nemmeno il futuro..

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«Lidia, piantala con questo atteggiamento del cazzo» disse con tono alto.
Si sentiva il tac-tac dei suoi tacchi che saliva in camera mia.
«Mi hai sentita?» disse aprendo la porta della mia camera e facendola sbattere contro il muro.
«Ti arrabbi per la minima cosa, eh?» dissi alzandomi dal letto.
«Mi arrabbio per il tuo atteggiamento del cazzo» disse calma.
«Lo so» dissi senza problemi.
Quella brutta conversazione sembrava una normale conversazione.
«Se sai che hai un brutto atteggiamento, cambialo. Diventa più gentile, cazzo» mi disse sempre seria.
«Non é facile. Mh, perché parlo dei miei problemi con te, eh?»
«Perché ne hai bisogno» disse.
«Ah, sono una psicopatica per te, quindi? Guarda, mi fai proprio sentire meglio» dissi arrabbiata.
Arrabbiata fuori. Triste dentro.
Io, non volevo vovere in questa società.
Odio questa generazione.
Gli atteggiamenti, chi giudica, chi parla senza sapere.
Parlano senza sapere, senza sapere che dietro a quell'immagine c'é una storia non bella.
Mi ero fermata, a pensare a questo.
Quasi incantata, ma no.
Tra questi pensieri, svenii.
«Lidia, Lidia!» prese un giornale.
«Cazzo, cazzo» sussurrava.
«Ma che hai fatto?»
Mi sventoló il giornale, ma niente.
Mi risvegliai dopo due ore all'incirca, così mi raccontó mia madre.
Mi risvegliai sul mio letto, con due cuscini, la testa alta, una pezza bagnata in fronte, e mia madre, mia sorella davanti.
«Lidia, lidia..» disse mia madre a bassa voce.
Vedevo doppio, due mamme, due sorelle.
«Lilla.. come stai?
Eh sì, mia sorella mia chiamava Lilla.
Lidia= Lilla.
Un po' di somiglianza c'era, ma non era uno dei miei colori preferiti.
«Lilla? Ma cosa hai fatto?»
«Niente amore mio,»
Lei si sedette sul letto e io le accarezzai i capelli.
«mal di testa» spiegai.
«Tesoro, prendi la pezza» disse mia madre passandomela.
«Non ne ho bisogno» dissi.
«Invece sì» disse lei.
«Senti, io in quella discussione non osavo offenderti, ma renderti una persona felice della sua vita, che se la gode, la vita» disse ancora lei,calma.
«Non parlarmi di questo argomento, ce la faccio da sola» dissi.
«Non puoi combatterla da sola la guerra» disse prendendomi la mano.
«Aurora,» il nome di mia sorella «puoi andare un pó in camera tua?» chiesi.
«Ok lilla!» disse andandosene.
«Me l'hai detto tu, sono forte, ricordi?» dissi.
«Certo che lo ricordo»
«Ecco, allora posso combatterla da sola la guerra» dissi alzandomi.
«Non ti alzare, sei appena svenuta!» disse, cercando di farmi sedere.
«Non me ne frega un cazzo se svengo ancora» dissi alzandomi.
«Adesso, non farmi arrabbiare»
«Non cambiare argomento, io sono forte, allora posso combatterla da sola la guerra, non mi servi» affermai senza scrupoli.
«Non ti servo, eh?» disse sconvolta.
«Non ti servo!» alzó il tono della voce.
«Hai capito bene, non mi servi» affermai.
«Quando ero piccola, dicevo che ero una principessa, e che da grande, sconfiggeró il drago della paure. Dicevi che ero una regina, che vinceva tutto il terrore. Dicevi che da grande sarei diventata una guerriera, che vinceva sempre. Allora, secondo te, sono cazzate quel che hai detto tu stessa?» dissi alzandomi e con molta rabbia.
«Ancora? Ancora con queste cose? Il passato é passato, il presente, é questo. Goditelo, se continui ad essere una puttana, per te non ci sarà nemmeno il futuro.» affermó lei.
«Perché nemmeno? Cos’é che non ho?» dissi.
«La vita, la gioia di viversela. I momenti belli, andare ai parchi da bambina, correre, sfogarsi, divertirsi, comportarsi anche da bambino, qualche giorno. Divertirsi, scherzare, ballare, cantare. Più o meno significa questo godersi la vita. E tu devi farlo, prima di morire» disse con molta saggezza.
«Prima di morire? Non sono malata, non devo morire da un momento all'altro» dissi confusa.
«Sì, ma anche se non si é malati, non si sa se si puó morire da un momento all'altro.

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